L’habitat preferito dai flebotomi è rappresentato dalle anfrattuosità del terreno, dalle crepe dei muri e dalle superfici asciutte. L’ambiente deve essere piuttosto secco e senza vento.
Ovviamente queste sono condizioni presenti ovunque in Italia, per questo motivo le aree a rischio non sono facilmente delimitabili. L’impossibilità di individuare aree circoscritte sfocia nella difficoltà d’intervenire con mezzi di lotta chimica, perché dovrebbero essere sottoposte ad interventi insetticidi intere regioni, con l’alto rischio di provocare dissesti ecologici da inquinamento ambientale.
Quindi in città o nelle zone limitrofe l’unico intervento possibile di profilassi sanitaria è quello di mettere in atto misure igieniche generali, che impediscano la costituzione di nuovi focolai dove è possibile lo sviluppo dei flebotomi.
E’ fondamentale evitare abitudini quali mantenere l’acqua stagnante in laghetti artificiali o nei sottovasi, lasciare raccolte statiche di immondizia (attenzione ai compost!) o mantenere erba o arbusti eccessivamente alti.
I due principali rimedi contro i flebotomi sono:
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Le trappole: questi piccoli insetti, durante le ore notturne, sono attratti da sorgenti luminose deboli; se nelle vicinanze della cuccia si pongono piccole sorgenti di luce circondate da carta oleata, si creano delle trappole in cui i flebotomi rimangono prigionieri.
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Insetticidi: sarebbe una buona regola sottoporre la cuccia a frequenti trattamenti insetticidi. Anche se in ambito profilattico hanno un’importanza fondamentale soprattutto le sostanze da applicare direttamente sul cane. Le migliori sostanze, in questo senso, si sono rivelati i piretroidi sintetici come la deltametrina e la permetrina, utilizzate in formulazioni spot-on, spray o come collari.
Queste misure profilattiche rappresentano certamente accorgimenti da prendere in seria considerazione, anche se, ovviamente, non possono garantire – in maniera assoluta – il cane dalla puntura dell’insetto vettore.
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