La cheratite eosinofilica è una patologia della cornea che colpisce soprattutto il gatto ma è possibile riscontrarla anche nel cavallo. E’ una lesione infiammatoria di tipo infiltrativo e progressivo che, oltre alla cornea, può coinvolgere anche la congiuntiva e le palpebre. Per quanto riguarda la cornea non esiste una localizzazione tipica della lesione, anche se la maggior parte dei casi si riscontra a livello della cornea temporale-dorsale. La lesione si presenta come placche rossastre a superficie ispessita e irregolare, con alcuni depositi biancastri, considerati patognomonici della malattia. Talvolta, l’epitelio risulta danneggiato dalla crescita di tessuto infiammatorio e possono evidenziarsi aree di positività alla fluoresceina.
In caso di coinvolgimento palpebrale, si ritengono patognomoniche della patologia lesioni infiltrative del bordo palpebrale, con leucodermia del margine palpebrale, di solito regolarmente pigmentato. In caso di lesioni che coinvolgono aree centrali della cornea, è sempre presente una vascolarizzazione che collega le lesioni al limbo. A livello istologico, le lesioni sono caratterizzate da epitelio ipertrofico ed iperplastico che, di solito, ricopre la lesione. Lo stroma mostra la presenza di infiltrato eosinofilico, linfocitico e plasmacellulare con numerosi macrofagi e neutrofili che, a seconda della gravità, può coinvolgere parte o tutto lo spessore. Frequenti sono pure i mastociti.
La cheratite eosinofilica non è associata a predisposizioni di razza, sesso o età. La diagnosi si basa sull’aspetto clinico della lesione, ma è facile confermarla con un semplice raschiato citologico corneale. La presenza di numerosi eosinofili è ovvia ed il preparato spesso presenta del materiale di fondo, inoltre, è riempito da numerosissimi granuli dispersi sia da eosinofili sia da mastociti.
Le cause sono sconosciute. Alcune malattie infettive sono state studiate per dimostrarne l’associazione con la cheratite eosinofilica, ma nessun agente in particolare è stato mai isolato. Ci sono comunque frequenti associazioni con l’Herpesvirus felino – FHV1, anche se nei casi in cui è stato isolato il virus non è chiaro se la sua presenza rifletta una coincidenza, una causa o una conseguenza nei confronti della patologia.
Questa malattia oculare andrebbe considerata alla stregua del complesso granuloma eosinofilico felino e, pertanto, considerata una reazione di ipersensibilità. Manifestazioni cliniche o cutanee o enteriche di complesso eosinofilico associate a lesioni oculari non sono comuni ma possibili.
La terapia riportata in letteratura si basa sulla somministrazione orale di megestrolo acetato. I numerosi effetti collaterali di questo farmaco ne limitano molto l’utilizzo, anche se in ambito strettamente oculistico viene considerato un farmaco di prima scelta: il suo uso viene pertanto consigliato soprattutto su lesioni acute e in ogni caso per periodi di tempo limitato. L’alternativa è quella di utilizzare prednisone orale a dosaggi immunosoppressivi con protocollo a scalare. Trattamenti topici con steroidi (desametasone) e ciclosporina sono consigliati.
La prognosi segue le prospettive del complesso granuloma eosinofilico felino, con casi che vengono curati, altri che recidivano e casi che rispondono relativamente.
A cura della Dott.ssa Valentina Declame
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