Importanza dei nomi

I nomi hanno un loro significato e, soprattutto, un fascino particolare. Inoltre, come recita un proverbio cinese, l’inizio della saggezza sta nel dare alle cose un nome preciso.

Nelle denominazioni delle pecore e capre si possono forse individuare tre grandi linee, che corrispondono ai termini di agnello, pecora e capra, in una certa misura indipendentemente dalla specie zoologica.

Il termine agnello sarebbe collegato all’animale giovane, appena o da poco partorito, ed ha anche il significato di figliare, delle pecore e probabilmente anche delle capre.

Il termine pecora (pecus in latino) è connesso a quello di pecunia o capitale (numero di teste o capi), riferito al bene mobile per eccellenza, vale a dire il gregge dei popoli pastori. La pecora, inoltre, è stata soggetta ad un’opera di domesticazione, così intensa da meritare il termine di un’invenzione connessa anche ad un sofisticato sfruttamento del territorio, con creazione dei pascoli e loro gestione, sviluppo di transumanze, individuazione di tratturi, ecc.

Il termine di capra, invece, sarebbe collegato ad un’agricoltura spicciola, non pastorale ed in stretto rapporto con l’incolto ed il territorio selvatico circostante e la selvaggina in esso presente.

La contrapposizione tra pecora, pastorizia e transumanza da una parte e capra, agricoltura e stanzialità dall’altra, ha avuto una larga diffusione, anche nell’area mediterranea, dalla più lontana antichità, fino ad oggi.

Circa le denominazioni ed oltre a quanto riportato in tabella, sono inoltre utili le seguenti precisazioni.

Agnello

Agnus è l’unico nome di giovane animale che risale all’indoeuropeo e il termine greco deriverebbe a sua volta da agwnos. In celtico si ha: irlandese uan, gallese oen, slavo agne, agnici. Un derivato germanico è rappresentato dall’antico inglese eanian (figliare delle pecore). Lamb è un termine isolato, a sé stante.

Pecora

Secondo Benveniste (1969) pecora è un nome secondario, derivante da peku indoeuropeo, e precisamente indo-iraniano, italico e germanico, che indica la ricchezza mobiliare personale.

Owi-pecora, secondo Devoto (1962), è l’animale più importante per l’economia e per il numero di greggi. La specie corrisponde all’Ovis aries (studeri) trovata in tutta l’Europa neolitica, una specie che sarebbe derivata dall’Ovis vignei o “urial”, molto diffusa nell’Asia anteriore. Secondo Marcuzzi e Vannozzi (1981) è tuttavia difficile, se non impossibile, stabilire se la pecora e la capra, in un dato momento, fossero animali domestici legati a popoli nomadi, oppure animali, simili a bovini e suini, legati a popoli agricoltori-allevatori.

Ovis, in latino, è un termine inizialmente usato sia per il maschio, sia per la femmina. Più tardi ovis venne usato per la femmina, mentre per il maschio s’impiegò berbex, verbex, vervex, accanto ad aries. In umbro vi è anche evef, in sanscrito avih.

Pecora, femmina, nelle lingue germaniche è aer (antico islandese), ouwio ou in alto tedesco oppure in irlandese.

Aries corrisponde all’umbro erietu, al greco ed all’irlandese earb.

Capra

La capra, secondo Devoto (1962) e con analoga opinione di Marcuzzi e Vannozzi (1981), sarebbe stata addomesticata nell’ambito di un’agricoltura spicciola e non in un gregge. Un’agricoltura, inoltre, diversa ed adattata ai singoli ambienti in cui ciascun nucleo di popolazioni indoeuropee è venuto a trovarsi. Inoltre, la domesticazione della capra è tardiva ed è abbastanza ben documentata anche in Svizzera, medio Reno e Boemia. Non bisogna infine dimenticare che, per molto tempo, lieve è stata la distinzione tra il piccolo ruminante selvatico e quello domestico, come ancor oggi testimoniano le strette analogie linguistiche tra capra, capriolo ed anche camoscio. Non ci si deve quindi stupire che la capra abbia avuto diverse denominazioni.

Sembra che il termine indoeuropeo bhugo/bhukko o bukko (dal quale l’italiano becco) corrisponda alla Capra prisca, i cui resti più antichi si trovano in una regione che va dall’Austria inferiore alla Galizia orientale (Marcuzzi e Vannozzi, 1981). Si tratta della capra con corna attorcigliate, che si trova anche nelle palafitte svizzere più antiche, mentre in quelle più recenti compare la capra con corna affilate, discendenti dalla Capra aegagrus.

La Capra aegagrus è originaria dal triangolo Creta, Caucaso, India ed è associata al valore lessicale di ghaido. Per una serie d’incroci lessicali, dall’aig del greco e dell’armeno, si ha il vocalismo di ghaido ed il consonantismo di ag. Secondo Keller (1909-1913) il nome greco della capra si trova anche nel sanscrito e nel lituano, oltre che nel primitivo indoeuropeo e deriva da un termine che significa “saltare”.

Invece il termine caper, da cui capra ed i diminutivi capelluscapella, caprea, capreolus, l’antico nordico hafro l’anglosassone heafor, secondo Keller (1909-1913), sarebbe stato attribuito all’animale che “esala” o “traspira” e questo per l’intenso odore od afrore, soprattutto del maschio.

Il nome latino di hircus (forma dialettale fircus), invece, indica il carattere arruffato del pelame.

Il termine greco significa “belare” e si correla al lituano mekenti, sanscrito meka (caprone) e per la capra per il suo belare.

Oltre ad una varietà di denominazioni della capra a causa del tipo di domesticazione, Marcuzzi e Vannozzi (1981) fanno rilevare quanto segue. Il termine bukko si trova in tutta l’area indoeuropea e fa pensare ad una maggiore antichità della Capra prisca rispetto alla Capra aegagrus. Anche i dati della paleontologia appoggiano la tesi di una doppia origine delle capre domestiche.

Inoltre la capra ha una doppia onomastica, l’una orientale molto più diffusa, l’altra occidentale e limitata al latino e lingue germaniche, attuali e presenti. Questo fa pensare ad un’introduzione relativamente recente di quest’animale domestico nell’Europa centro-occidentale. Tuttavia, in Italia esiste un termine che pare pre-indoeuropeo (becco), probabilmente arrivato a noi attraverso l’etrusco.

 

Cenni bibliografici

ALESSIO G., BATTISTI C. – Dizionario Etimologico Italiano – Barbera, Firenze, 1968.

BENVENISTE E – Vocabulaire des institutions indo-européennes – Ed. De Minuiti, Paris, 1969

BUCK C.D. – A dictionary of selected synonyms in the principal Indo-European languages – Chicago Univ. Press , 1949

DEVOTO G. – Origini indoeuropee – Sansoni, Firenze, 1962

DI CORATO R. – C’era una volta il Pecu. Il Vergaro, fasc. 9, p. 10, 1981 – fasc. 10, p. 22, 1982.

DIODORUS SICULUS (1968) – Olfather C.H. (a cura di) London.

KELLER O – Die antike Tierwelt – Vol.1, vol.2 – Leipzig 1909-1913

MARCUZZI G., VANNUZZI A. – L’origine degli animali domestici – Edagricole, Bologna, 1981

POKORNY J. – Indogermanisches etymologisces Worterbuch – Franke, Bern, 1959- 1969

WINICK C. – Dictionnary of Anthropology, Peter Owen, London, 1960

Giovanni Ballarini, dal 1953 al 2003 è stato professore dell’Università degli Studi di Parma, nella quale è Professore Emerito. Dottor Honoris Causa dell’Università d’Atene (1996), Medaglia d’oro ai Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte del Ministero della Pubblica Istruzione della Repubblica Italiana, é stato insignito dell’Orde du Mérite Agricole della Repubblica Francese. Premio Scanno – Università di Teramo per l’Alimentazione nel 2005, Premio Giovanni Rebora 2014, Premio Baldassarre Molossi Bancarella della Cucina 2014, Grand Prix de la Culture Gastronomique 2016 dell’Académie Internationale de la Gastronomie. 

Da solo e in collaborazione con numerosi allievi, diversi dei quali ricoprono cattedre universitarie, ha svolto un’intensa ricerca scientifica in numerosi campi, raggiungendo importanti e originali risultati, documentati da oltre novecento pubblicazioni e diversi libri. 

Da trenta anni la sua ricerca è indirizzata alla storia, antropologia e in particolare all’antropologia alimentare e anche con lo pseudonimo di John B. Dancer, ha pubblicato oltre quattrocento articoli e cinquanta libri, svolgendo un’intensa attività di divulgazione, collaborando con riviste italiane, quotidiani nazionali e partecipando a trasmissioni televisive. Socio di numerose Accademie Scientifiche è Presidente Onorario dell’Accademia Italiana della Cucina e già Vicepresidente della Académie Internationale de la Gastrononie. 

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