Roma: asfalto, sagome di grandi palazzi e vite frenetiche, tuttavia sono sempre di più gli animali domestici sul territorio comunale. Le statistiche nazionali parlano chiaro, il Lazio è la regione del centro Italia con il maggior numero di animali domestici, soprattutto cani, ma le stesse statistiche non mostrano trend altrettanto positivi per quanto riguarda invece le loro condizioni di vita e il numero degli abbandoni. I dati forniti dall’associazione Aidaa (Associazione per la difesa degli animali e dell’ambiente) ci dicono che nell’anno 2016, solo nei primi dieci giorni di agosto, sono stati oltre 50 gli animali “sfrattati” di casa, nella sola città di Roma.
Nonostante l’odioso fenomeno dell’abbandono sia così difficile da combattere, sembra però che le campagne portate avanti dalle varie associazioni animaliste stiano portando a buoni risultati; la sensibilizzazione è importante, ma è l’informazione invece ad essere vitale e a giocare un ruolo chiave: sapere quanto impegno, tempo e denaro bisogna dedicare a queste creature è il modo migliore per fare la scelta consapevole di accoglierne o meno una in casa.
Chi possiede un animale domestico spende dai 50 ai 200 euro mensili per la sua gestione e cura, e il fenomeno è ancora più interessante sapendo che ogni anno ammontano a più di due milioni di euro le entrate totali, cioè di tutte le spese, inclusi accessori ed extra, che lo stato riceve dai proprietari di animali.
Molti si considerano dei veri e propri genitori di questi “figli a quattro zampe” e lamentano quindi dei disagi quando si trovano davanti al frequentissimo divieto di accesso, o all’ancor più fastidioso “io aspetto fuori” posto sulla porta dei locali più disparati. Semplicemente non si comprende come un cane ben educato, seduto sotto al tavolo del suo padrone possa essere un elemento di disturbo per qualcun altro.
Quello che tuttavia molte persone non sanno, è che i regolamenti riguardo gli accessi dei cani nei locali non sono quasi mai a discrezione dell’esercente, ma regolati, come appunto conferma la F.I.D.A (Federazione Italiana Diritti Animali) da regolamenti comunali e regionali.
Nonostante il dispiacere che ne possa derivare, è necessario comprendere che portarsi dietro il proprio animale può limitare le possibilità di spostamento; molto più appropriato e salutare è l’uso degli appositi spazi e grandi parchi come quelli interni a villa Panfili e villa Borghese.
Tutt’altra faccenda è invece quella inerente i cani guida per non vedenti: chi ostacola il loro accesso negli esercizi pubblici sta violando la legge e rischia da 500 a 2.500 euro di multa (L.n 37/1974); lo stesso provvedimento stabilisce anche che la persona non vedente ha il diritto di farsi accompagnare dal suo cane guida senza il bisogno di museruola, ovunque vada. Purtroppo molto più spesso, sono però proprio coloro che hanno il dovere di far rispettare la legge che non ne conoscono i contenuti, come è avvenuto il 21 Ottobre 2015, giorno in cui la signora Ada, non vedente, viene bloccata da un poliziotto che le dice con convinzione che “il cane guida non può entrare”.
Qualunque siano le ragioni che spingono i residenti della città eterna ad aprire le porte di casa e i loro cuori agli animali domestici, certo è che in futuro ci sarà bisogno di ulteriori provvedimenti volti a regolamentare le norme di comportamento ed accesso in luoghi pubblici e locali, proprio per via del loro continuo aumento. E’ la vita in città, così frenetica e rumorosa che spinge molti a sentire il bisogno di ritagliare piccoli spazi e attività all’aperto e quale miglior modo per farlo se non condividendolo con qualcosa che la natura, i suoi odori e suoni ce li ha nel sangue.
Elisa Catesini