Una minuscola percentuale. Eppure gli esperti spiegano: «I quattrozampe anziani sono adatti a persone anziane, perché non hanno bisogno di grandi sgambate, ma al tempo stesso costringono il proprietario ad uscire di casa e diventano dei facilitatori sociali». La direttrice del Parco Canile, Manuela Michelazzi ne è convinta.
Ed è lei che ha bene accolto un progetto di ricerca che ha studiato i cani anziani del canile, mostrando che la loro capacità di apprendimento e di relazione con le persone non è da meno dei cani anziani che vivono in famiglia. Nonostante lo stress dell’abbandono e la «reclusione» in un canile le loro capacità possono rimanere preservate. Merito, sicuramente, di come è condotta la struttura, del lavoro degli educatori. Ma anche una riprova che «i cani non smettono mai di imparare, fino all’ultimo giorno di vita». Emanuela Prato Previde, professore associato di Psicologia alla Statale, che insieme alla psicologa dottoranda Elisa Colombo ha seguito la tesi di laurea di Chiara Arioli, che su questo ha scritto la sua tesi di laurea, spiega: «I cani “nonni” invecchiano come noi umani, hanno un decadimento cognitivo normale, legato all’età, oppure anche patologico. Il cane è un buon modello comparativo per studiare l’Alzheimer nell’uomo. Si è molto lavorato con i cani adulti, anche nel nostro laboratorio Canis Sapiens ma quelli anziani di canile sono poco studiati. Per questo lavoro abbiamo confrontato quattro gruppi di quattrozampe: i cani anziani di canile, i giovani ospiti della struttura e poi con altri due gruppi di cani, ancora anziani e giovani, che da sempre vivevano in famiglia. Tutti sono stati sottoposti ad un test cognitivo molto semplice, chiamato “compito impossibile”, che mette insieme la risoluzione di un problema, quindi le capacità cognitive, e la relazione con l’uomo».
Nel test prima si mette del cibo sotto una scatola trasparente e si verifica se il cane prova a prendere il cibo, è motivato e ha successo. Poi, si ripete il test, ma con la scatolina bloccata. Il cane può desistere, insistere, chiedere aiuto. Ebbene «gli anziani di canile si sono comportati proprio come gli anziani di famiglia, hanno chiesto aiuto alla persona che nel quotidiano vedono di più, il loro educatore».
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