Si avvicina il festival della carne di Yulin in Cina e come ogni anno, in occasione del solstizio d’estate, migliaia di cani sono macellati, cucinati e mangiati. Nella maggior parte dei casi si tratta di cani catturati per strada o rubati – l’allevamento in Cina ha costi non più sostenibili – infilati in sacchi e uccisi a martellate, sgozzati, bolliti semivivi.
Le proteste corrono sul web, dove è possibile firmare petizioni per dire no a una pratica anacronistica e crudele. La mobilitazione italiana per fermare il massacro che indigna l’opinione pubblica internazionale è forte e LAV aderisce a tutte le manifestazioni in programma, come quella che si terrà a Milano il 21 giugno 2016 alle ore 21 con partenza da piazza Castello. La LAV, inoltre, ha invitato i cittadini italiani a inviare un’email all’Ambasciatore cinese per chiedere di fermare il massacro di Yulin e vietare il consumo di cani e gatti in Cina.
La tradizione non può e non deve essere pretesto per giustificare la cultura della crudeltà e della morte: tradizione e cultura devono adeguarsi alla crescente sensibilità e consapevolezza che gli animali, tutti, sono esseri senzienti e portatori di diritti, quello alla vita in primis.
Anche in Cina dove, secondo Euromonitor, sono presenti circa 130 milioni di cani, almeno 27 milioni dei quali vivono come animali domestici nei centri urbani, fortunatamente la cultura sta cambiando. A protestare contro il Festival di Yulin sono anche i cinesi stessi. E ciò è ulteriore motivo per cui la Repubblica Cinese deve mettere al bando non solo il Festival di Yulin ma il consumo di carne di cane e gatto.
Ilaria Innocenti
Responsabile Are Animali Familiari