La coalizione europea ECEAE, che riunisce le più importanti associazioni animaliste contro la sperimentazione animale e di cui la LAV è rappresentante per l’Italia, rende noto il coinvolgimento della multinazionale Nestlè in dolorose sperimentazioni condotte sugli animali per la commercializzazione della tossina botulinica, comunemente nota come “botox”.
Il botulino viene messo sul mercato tramite un obsoleto e gravemente impreciso test, noto come LD50, durante il quale i topi muoiono dopo lente agonie e spasmodiche convulsioni, in seguito alle iniezioni di alti dosaggi del principio cosmetico, che paralizza lentamente il sistema respiratorio e porta alla morte dopo ore di progressivo soffocamento.
Lunghi anni di campagne e lo sviluppo di metodi di ricerca innovativi, etici ed affidabili, hanno permesso a grandi aziende come Allergan e Merz di commercializzare botox grazie a test in vitro basati su cellule umane già dal 2011, sostituendo gli esperimenti sugli animali. La Nestlè, invece, tramite Dysport® – la cui licenza è stata acquisita insieme alla L’Oreal – e Azzalure®, prodotte dalla Ipsen, continua a finanziare la vivisezione su migliaia di animali ricorrendo al test LD50, facendo leva su un immenso e redditizio mercato.
Per questo, la Nestlè è ora al centro della protesta animalista: LAV, insieme alla coalizione ECEAE, chiede alla compagnia svizzera di fare pressioni sulla Ipsen affinché sostituisca i test su animali con i pratici e affidabili metodi alternativi, già esistenti e validati.
“Entrando nel mercato botox, Nestlé si è resa responsabile di crudeli ed obsoleti esperimenti sugli animali – dichiara Michela Kuan, biologa e responsabile LAV Area Ricerca senza Animali – È spaventoso e inaccettabile che centinaia di migliaia di topi siano avvelenati per il semplice profitto della più grande azienda alimentare mondiale, nonostante l’esistenza di valide alternative incruente e ignorando, inoltre, la volontà dei cittadini europei da sempre contrari alla vivisezione soprattutto se per fini cosmetici”.