Non solo volatili e suini. Da oggi anche il gatto potrebbe essere in grado di trasmettere all’uomo il virus dell’influenza aviaria. È quanto si sta studiando in queste ore a New York, dopo che un veterinario ha presentato lievi sintomi della patologia in seguito al contatto con alcuni felini ospitati in un gattile cittadino.
Il caso – Se confermato dalle analisi sull’uomo quello di New York potrebbe essere il primo caso documentato al mondo di trasmissione del virus da gatto a uomo. Ad annunciarlo è stato un comunicato diramato dall’ufficio del commissario per la salute della città in cui è stato precisato che il ceppo trasmesso sarebbe l’H7N2, quello tipico del continente Nordamericano. A esserne contagiati erano oltre 100 gatti ospitati in un gattile cittadino in cui il veterinario stava lavorando. Mary Bassett, l’Health Commissioner della Grande Mela, ha fatto sapere che tutte le 160 persone entrate a contatto con gli animali del rifugio sono state sottoposte ad analisi e che queste hanno dato tutte esito negativo.
I gatti – Fra gli animali contagiati solo uno è morto, mentre gli altri curati tempestivamente sono in fase di guarigione. La nota delle autorità sanitarie conferma anche che “il rischio per la salute umana dal ceppo H7N2 è molto basso, ma stiamo comunque sollecitando gli abitanti di New York che hanno adottato un gatto nelle ultime tre settimane a monitorare eventuali sintomi nei prossimi giorni. Il consiglio è di evitare contatti stretti con il viso dei gatti”.
Focolai mondiali – Mentre le analisi cercheranno di appurare se e come il veterinario sia stato contagiato, nel resto del mondo sono stati segnalati diversi casi di influenza aviaria. Ad essere particolarmente colpiti sono i Paesi dell’emisfero nord, dall’Asia all’Europa, passando per il Medio Oriente. In Corea del Sud sono stati abbattuti 22 milioni di volatili, circa il 15% del totale presente negli allevamenti nazionali. Il provvedimento, volto a circoscrivere il contagio, ha però anche provocato un aumento generalizzato del prezzo delle uova del 25%. E mentre in Cina solo nel 2016 si sono registrati sette casi di contagio e due decessi, a Hong Kong lo scorso 25 dicembre è morto un 75enne infettato dal ceppo H7N9.
I decessi – Secondo i dati diramati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità dal 2003, anno in cui l’aviaria ha fatto la sua comparsa, sono stati registrati in tutto il mondo 856 casi di infezione e 452 morti dovuti al virus. Solamente in Europa sono stati segnalati casi d’infezioni, ma nessuna sull’uomo, in dodici paesi: l’Ungheria, la Polonia, la Germania, la Croazia, l’Austria, la Danimarca, i Paesi Bassi, la Svezia, la Finlandia, la Romania, la Grecia e la Francia.