Giovedì, 10 Settembre 2015 08:57
Lo dice la sentenza 36377 pronunciata ieri dalla Corte di Cassazione che su queste basi ha respinto il ricorso della Procura di Sassari. Non solo: se autorizzata dal Comune, la struttura può ospitare cinquecento cani.
Su queste basi, circa 500 cani restano dove sono.
La Procura di Sassari chiedeva il sequestro di un canile per gravi carenze organizzative e igieniche. I cani ad esempio erano impossibilitati a “sgambare” nelle apposite aree per un periodo sufficiente e il loro stato sanitario era gravemente compromesso. Nel rifugio non era nemmeno presente un’area dedicata per evitare il rischio di malattie infettive. La motivazione dei Giudici della Suprema Corte è che il sequestro è legittimato solo in presenza delle violazioni di cui all’articolo 727 del Codice Penale.
«In tema di maltrattamento di animali- si legge in sentenza- il reato permanente di cui all’art. 727 cod. pen. è integrato dalla detenzione degli animali con modalità tali da arrecare gravi sofferenze, incompatibili con la loro natura, avuto riguardo, per le specie più note (quali, ad esempio, gli animali domestici), al patrimonio di comune esperienza e conoscenza e, per le altre, alle acquisizioni delle scienze naturali».
La massima- Il canile non può essere posto sotto sequestro anche se gli animali vengono «tenuti in uno stato di benessere molto carente». La misura scatta solo nel caso in cui gli amici a quattro zampe siano esposti a gravi sofferenze. Ma non basta. Se autorizzata dal Comune la struttura può ospitare cinquecento cani. (Sentenza 36377, sezione Terza, del 9 settembre 2015)