In estate trovo che sia il momento in cui vorrei scoprire dove si manda il curriculum per fare quello che beve dalle fontane nei servizi sul caldo dei TG
Caldo!
Oggi non dirò che fa caldo ma che mi tocca strizzare il materasso e le fodere per recuperare il mio 70% di acqua. Con questo caldo l’unica cosa che c’è da fare era forse togliere la mia carne e sedermi sulle mie ossa? Per combattere il caldo, quasi quasi compro un chilo di buon gelato e mi siedo sopra. Mi hanno che con questo caldo dei signori hanno dovuto dare da mangiare dei cubetti di ghiaccio alle galline per evitare che deponessero uova sode! Per me il caldo, è il calore che esce dall’auto dopo tutta la giornata al sole ed io che sono stato otto ore al lavoro con l’aria condizionata. Nella vita alla lunga tutte le cose stancano e anche la bella stagione che da noi è breve. Certo che il caldo non va bene, il freddo nemmeno. Il vento che è fastidioso, la pioggia poi non ne parliamo,. Ma sapete cosa vi dico ma fatelo voi sapientoni il Mondo la prossima volta. E poi se pensate che il caldo andrà a diminuire state freschi.
Favria, 19.06.2017 Giorgio Cortese
La speranza è un fiore che porto sempre con me e che lo trovo nel quotidiano cammino sul bordo del destino incerto.
Concordia.
Quella che abbiamo bisogno oggi è la concordia, ovvero la libera corrispondenza di voleri e sentimenti fra più persone. Sallustio scriveva: “Concordia parvae crescunt, discordia maximae dilabuntur. Con la concordia le piccole cose crescono, con la discordia anche le più grandi vanno in rovina.” Ma che cosa è la concordia? Deriva dal latino concordia, derivato di concors “’concorde”, composto di cum, con e cor cordis, cuore E qui sta la grandezza di questa parola che dovrebbe essere il collante delle nostre Comunità per crescere e ristere alla crisi. E questa parola e il suo significato non è solo semplice, è quasi naïf. Infatti, per descrivere quell’armoniosa situazione in cui il sentire, il volere e l’agire di più persone sono liberamente conformi, in sincero accordo, impiega la più basilare delle immagini: l’unità dei cuori. Merce rara oggigiorno ma che ne abbiamo bisogno. Una curiositò la Concordia era una figura della mitologia romana, era lo spirito dell’armonia della comunità e corrisponde ad Armonia nella mitologia greca. Veniva rappresentata come una matrona in posizione seduta che reggeva un ramo d’olivo e la Cornucopia. A volte, è raffigurata fra due membri della famiglia Imperiale in carica nell’atto di stringere loro la mano e nel 367 a.C. gli fu dedicato un tempio nel Foro Romano, onorato con il titolo di Pater Patrie e detto Secondo Fondatore di Roma. Tornando alla Concordia, è raffigurata come una donna ed è vero senza le donne non c’è armonia e riesce a rendere il mondo bello. Le donne trasmettono una ricchezza che noi uomini non abbiamo ed è lei la base della concordia della nostra società e per questo dobbiamo sempre di più valorizzarla
Favria, 20.06.2017 Giorgio Cortese
Devo sempre pensare che la vita è da vivere ogni giorno come se dovessi morire all’alba del giorno dopo. E poi affrontare ogni nuova alba come se fosse una creazione nuova, e vivere per essa gioiosamente. E non pensare mai al passato. nessun rimpianto, mai!
L’aurora
L’aurora la vedo apparire al mattino presto dal balcone. Come su raso azzurro nasce l’aurora, con un colore argenteo diffonde rosei e dorati riflessi che preannunciano il giorno, ma sanno ancora di placido sogno. L’aria è fresca e leggera, tutto è luce e nel mio animo si infonde pace, silenzio e amore per ciò che mi circonda, sia per l’aria frizzante che respiro che per il Creato.
Favria, 21.06.2017 Giorgio Cortese
La speranza cresce in me stesso se ho pensieri positivi e cresce se sono in pace con me stesso
Simpatia e freschezza, l’Azienda Agricola La Borgheisa
La natura con la frutta e la verdura cio ha donato di doni più preziosi. Le verdure con il loro colore rallegrano ogni pietanza, mi aiutano a distinguere le stagioni offrendo sapori sempre diversi in ogni periodo dell’anno e soprattutto hanno valore alimentare importante e assolutamente irrinunciabile. Le verdure sono ricche di acqua e quindi dissetano il corpo e lo reintegrano di sali minerali, mantenendo giovane la struttura della pelle con la soddisfazione del palato. Contengono poche calorie e questo non guasta con la mia vita sedentaria. Poi se sono verdure fresche di giornata a Km zero come trovo all’Azienda Agricola La Borgheisa che si trova in Borgata San Giuseppe, strada della Borgheisa, 1- 10083 Favria cell. 3409081260. Il valore fondamentale e unico che frutta e verdura hanno nella nostra alimentazione è soprattutto quello di proteggere e regolare al meglio le funzioni del nostro organismo e qui trovo i migliori prodotti, sempre freschi del territorio favriese, da sempre votato all’agricoltura. Mi sento di fare un pubblico elogio da onnivoro della fibra, che con la sua assunzione aiuta ad una serie di effetti positivi dell’organismo, ci nutre e ci depura e perché fa perdere anche qualche chilo di troppo. Per questo e per la nostra salute un individuo sano non può escluderle dalla dieta senza rischiare per la propria salute. Per me il concetto di bontà non si riferisce solo al gusto, alla freschezza, ma alla genuinità della verdura e frutta sempre a kilometro zero e di stagione e questo lo trovo con la simpatia e la freschezza all’Azienda Agricola La Borgheisa. Per finire una piacevole curiosità, i titolari pubblicano su https://www.facebook.com/laborgheisa/ le novità del giorno!
Favria 22.06.2017 Giorgio Cortese
Ogni giorno devo fare della tenacia la mia passione. Se riesco a imprimere nel mio animo la costanza la mia parola d’ordine, taglierò via via tutti i traguardi. Il fallimento è incompatibile con la tenacia, non riuscirà mai a tenerle testa.
Glockenspiel!
Il termine Glockenspiel è una parola tedesca che significa letteralmente suono, spiel, delle campane, glocken. Antico strumento musicale a percussione, detto anche campanelli, costituito, in epoca medievale e rinascimentale, da un insieme di campanelli intonati di grandezza decrescente, che nel sec. 18° furono sostituiti da una serie di sbarrette metalliche di lunghezza graduata, disposte secondo il modello della tastiera pianistica, che l’esecutore percuote con due bacchette, le cui estremità possono essere di legno, osso o plastica. L’utilizzo di questo strumento avviene anche in orchestra, infatti uno dei più celebri esempi per l’utilizzo del Glockenspiel è il flauto magico di Mozart. In questa opera il flauto e glockenspiel dalle proprietà magiche, apparizioni di animali e di genietti, montagne che si aprono svelando meravigliose sale si rifà ad una tradizione fiabesca meravigliosa del settecentesco. Il flauto magico può essere letto sia come fiaba per bambini sia come racconto massonico o come storia a contenuto illuminista.La vicenda racconta però anche lo sviluppo di un individuo che, da giovane, ignorante e debole che era, diventa saggio, sapiente e uomo attraverso la scoperta dell’amore e il superamento di varie prove iniziatiche. Durante questo percorso formativo, il giudizio di Tamino sui due Regni nemici si capovolge: il bene, inizialmente identificato con il Regno lunare della Regina della notte in quanto vittima del rapimento della figlia condotto da Sarastro, finirà per essere identificato nel Regno solare di quest’ultimo, inizialmente giudicato come malvagio. Nel Regno di Sarastro, Tamino troverà ragione e saggezza. Si scoprono così le buone intenzioni di Sarastro nel portare a sé Pamina, non togliendole libertà ma sottraendola con intento protettivo alla malvagia madre onde poterla destinare al giovane predestinato ed eroe della vicenda, ovvero lo stesso Tamino. Il Regno della luna e quello del sole sono nemici ma, allora, sostanzialmente uguali. Entrambi rappresentano l’autorità e l’ordine, mentre Papageno, che non ha superato le prove iniziatiche ma che di ciò se ne infischia beatamente, è l’uomo di tutti i giorni capace di servire allo stesso modo la Regina della notte come Sarastro, consapevole che la bontà e la felicità, seppur materiale, stanno dalla sua parte. Nella figura di Papageno sono rinchiusi l’Hanswurst e il Kasperl popolar-viennese, l’umile, il popolaresco, il comico, il semplice, il naturale e il bonario. L’influsso della cultura massonica, che suadentemente predicava la tolleranza a favore di tutte le credenze, si trova nel flauto magico come anche nell’azione del ministro portoghese Pombal, nemico giurato dei Gesuiti e regista della loro espulsione dalle colonie del Paraguay, nel 1756, così come dietro una quantità di opere letterarie, architettoniche, e perfino dietro il disegno della moneta americana, il dollaro, in cui compare una piramide o tronco di piramide, con un occhio al vertice, esplicito simbolo massonico. Successivamente la Rivoluzione Francese porterà a “politicizzare” i personaggi: la perfida Regina della Notte sarà associata all’odiato Ancién Regime, Sarastro all’Illuminismo, ma per me rimane una bellissima fiaba dalla bella musica.
Favria, 23.06.2017 Giorgio Cortese
Molte persone hanno lo stesso difetto, aspettano di vivere, giacché non hanno il coraggio di vivere ogni istante.
Lajeul!
Il Ramarro, in lingua piemontese si dice lajeul, sauro caratterizzato da una bella livrea verde brillante, lungo circa 30 centimetri, è una volta molto diffuso in Favria. Alla base delle voce piemontese vi è la derivazione delle parola latina lacertum, lucertula. Secondo altri potrebbe derivare dall’espressione latina “illum orbum aboculus”, cieco, dato che questo rettile ha gli occhi socchiusi, quando si muove di giorno in pieno sole. Rettile che solitamente vive isolato e abita gli ambienti più disparati, nelle zone umide vicino alla roggia o ai prati. È un grande cacciatore di insetti di ogni genere, larve di lepidotteri e vermi. La femmina depone nel terreno 5/20 uova, la cui schiusa avviene dopo 2/3 mesi, durante i quali rimane nei dintorni. Da questo termine piemontese, pare che derivi il cognome Laiolo è tipico della zona tra Acqui Terme (AL), e dovrebbero derivare da un soprannome legato al vocabolo dialettale lajeul ramarro. Pensate che questo termine ha generato un toponimo, a Mombercelli (AT) esiste anche una località chiamata Laioli. Tornando al lajeul, ramarro , esistono anche delle credenze su questo rettile inoffensivo che si ciba di insetti, quella di succhiare il respito dei lattanti, entrando nelle loro bocche soffocandoli. Il motivo dei rettili nella culla, in effetti, è molto antico, e rientra nei meti antichi delle creature che portano via i bambini. Siano gnomi, fate o folletti, in tutte le culture c’è qualche essere malvagio che viene a portarci via i bambini mentre riposano nelle loro culle. Da sempre, ogni cultura, ogni persona, cerca i suoi modi per esorcizzare la morte. E se è difficile accettare quella di una persona anziana, che ha vissuto la sua vita e la cui morte ne è il semplice coronamento, ancora più difficile sarà comprendere il perché della morte di un bambino. Nell’antichità quando la dea Era, volendo punire Zeus per l’ennesimo tradimento, mandò due serpenti velenosi nella culla del figliastro Eracle, Ercole, nella mitologia romana, per ucciderlo. E anche se egli, essendo un eroe, riuscì a sconfiggerli, i serpenti furono un’anticipazione della sua vita, e della sua morte. Eroe in perenne conflitto con i mostri, Eracle sarà ucciso dal veleno di un altro rettile l’Idra di Lerna, che aveva precedentemente ucciso. Ma ricordate il lajeul è inoffensivo, se lo vedete pensate a quanti insetti dannosi si ciba e dell’aiuto che ci da per mantenere in equilibrio la campagna.
Favria, 24.06.2017 Giorgio Cortese
Ritengo che per vivere bene la vita non serve sopravvivere molti anni di confusa insipienza. Forse è meglio vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo mettendocela tutta. Siamo nati una volta, due volte non è possibile nascere, e allora ma rinviare a domani ma vivere bene l’oggi
Felice Festa Patronale SS Pietro e Paolo
La tradizione della Festa patronale è un momento importante per tutta la nostra Comunità anche per rigenerarsi e per trovare i giusti stimoli per una giusta ripartenza. La Festa Patronale rappresenta una circostanza irripetibile oltre che di devozione religiosa anche quella e di ritrovare la concordia civica, per rimetterci in marcia e camminare tutti per il bene della nostra Comunità, con l’apporto di tutti in base alle personali capacità. La festa Patronale mi fa ricordare a quelle passate e questi sentimenti riaffiorano nell’animo, sono ricordi e tradizioni che mi accompagnano nella mia vita, che mi spingono a rispettare e conoscere meglio le tradizioni e mi stimolano a costruire e vivere meglio il mio domani.
Buona festa a tutti.
Favria, 25.06.2017 Giorgio Cortese
La speranza colora di positivo il grigio della mia vita e mi aiuta ad andare avanti nei momenti bui. La speranza è un fiore profumato e colorato che mi rallegra, è mi tiene compagnia ogni giorno.
La vita
Ritengo che il bello della mia vita non sia ancora arrivato. Proseguo ogni giorno il mio cammino senza voltarmi indietro perché se no rischio di inciampare. Certo incontro giorni di di pioggia e di giornate grigie o giorni come questi di caldo afoso. Ma mai devo disperare e sempre sperare che la vita ogni giorno qualque essa sia vale la pena sempre di essere vissuta.
Favria, 26.06.2017 Giorgio Cortese
Nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella “zona grigia” in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva.
Una quarta vita.
E’ proprio vero che a tutto, o quasi, si può dare una seconda vita, che con un po’ di creatività è possibile trasformare qualcosa di quotidiano, banale e scontato, anche in un oggetto da riutilizzare ben quattro volte come mi spiegava un caro amico durante i nostri incontri di fine settimana. Di che cosa parlo? Del semplice rotolo di carta della calcolatrice che viene sempre meno oggi usato. Questa mio amico mi parlava delle mitiche calcolatrici Olivetti degli anni ’50 come la Divisumma 24 che ai loro tempi erano un’eccellente connubio tra innovazione tecnologica e design. E poi che dire della Logos 27-2 del 1967, calcolatrice meccanica superautomatica dotata di soluzioni e prestazioni di grande interesse, un vero gioiello della meccanica di precisione, ai limiti delle possibilità di questa tecnologia. Allora le calcolatrici scrivevano i calcoli effettuati su di un rotolo di carta, ed una volta per risparmiare sulla carta i rotoli venivano riavvolti per utilizzare anche il dorso, non esisteva ancora la carta chimica. Ma il bello era che i vecchi rotoli erano così larghi che potevano essere riutilizzati per due file in entrambi i lati. Questa notizia mi fa riflettere che oggi di carta ne usiamo tanta, troppa nonostante la rivoluzione digitale, troppo nonostante i dati siano già tutti immagazzinati nei computer! Ma da dove nasce la carta, il carburante per la diffusione della cultura? La fabbricazione di questo mezzo primario per scrivere, almeno per il sottoscritto, pare chi sia stata inventata intorno al 105 a.C. in Cina da un gran dignitario di corte, che presentò all’imperatore i primi fogli di carta, e ne ebbe grandi elogi, ha impiegato quindici secoli a diffondersi in tutto il mondo civilizzato. Per fabbricare la carta c’è bisogno di un flusso di acqua pura e uniforme. In Europa, le località dove da tempo si esercitava l’industria tessile, i cui cascami fornivano la materia prima per la carta, la vicinanza di un porto, dove si trovavano facili opportunità di smercio, o l’immediata vicinanza di un grande centro commerciale, erano fattori importanti di attrazione per l’installazione di una cartiera e con l’invenzione della stampa e la crescente attività dei torchi offrirono nuovi sbocchi. Prima la concorrenza delle pergamene era molto forte. Come si vede un semplice rotolino di carta od un foglio di carta, anche di recupero ha una lunga storia. Oggi abbiamo bisogno di recuperare questi gesti semplici e sobri. Purtroppo oggi pare che complicare sia sempre più facile, il problema è quello di semplificare. Oggi per complicare basta aggiungere, tutto quello che si vuole, regolamenti, leggi, colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose. Insomma tutti siamo capaci di complicare per quello che è di nostra competenza, ma semplificare con il risparmio nelle piccole cose beh qui ci complichiamo la vita, perché pochi sono capaci di semplificare.
Favria, 27.06.2017 Giorgio Cortese
Ogni giorno devo pensare che non esiste circostanza, né destino, né fato che possa ostacolare la ferma risolutezza di un animo determinato
La Barca di S.Pietro.
Esiste una vecchia tradizione contadina che consiste nell’usanza di porre, nella notte fra il 28 e il 29 giugno, festività dei Santi Pietro e Paolo, un contenitore di vetro riempito d’acqua su un prato e nel far colare nell’acqua un albume d’uovo che deve poi essere lasciato per tutta la notte all’aria aperta, per assorbire la rugiada. Il mattino seguente si dovrebbero trovare nell’acqua delle strutture, formate dall’albume, che ricordano le vele di una nave. Secondo la tradizione popolare, sarebbero prodotte da San Pietro, che soffiando nel contenitore di vetro farebbe assumere all’albume la giusta conformazione. In considerazione di come apparivano le “vele” si poteva trarre buono o cattivo auspicio di come sarebbe stata l’annata agraria, o sul proprio destino. E si usava dire :” L’è vero, l’è vero l’è rivà San Piero!”
Favria, 28.06.2017 Giorgio Cortese
La vita di ogni giorno non la misuro in secondi, minuti o ore, ma in attimi