Ottanta casi ogni anno di cani che mordono componenti della famiglia con cui vivono. Una cifra che l’Azienda sanitaria di Palermo considera molto sottostimata, perché riguarda soltanto gli episodi in cui la vittima è ricorsa alle cure in ospedale. L’unità Igiene urbana e lotta al randagismo dell’Asp ogni anno registra circa 200 segnalazioni di persone morsicate. Di queste il 60 per cento riguardano attacchi subiti da cani randagi, mentre nel 40 per cento dei casi il responsabile è il cane di famiglia. Ieri l’ultimo tragico episodio a Mascalucia, nel catanese, dove ha perso la vita un bimbo di un anno e mezzo, sbranato nel giardino di casa da due Dogo. “Episodi del genere sono sempre frutto della superficialità nella gestione del cane da parte dei proprietari – sottolinea Francesco Francaviglia, responsabile dell’unità operativa Igiene urbana e randagismo dell’Asp di Palermo – i padroni devono sapere che il morso di un cane di grosse dimensioni può uccidere anche se non è dato con violenza. Non bisogna mai permettere che un cane stia a contatto con bambini se non in presenza di una persona adulta. In caso contrario il cane deve essere chiuso e messo nelle condizioni di non nuocere”.
Pur non sapendo esattamente cosa sia accaduto nel giardino della villetta di Mascalucia, i veterinari dell’Asp e gli addestratori di cani sono concordi nel considerare “un comportamento sconsiderato” l’aver lasciato solo con due cani un bambino di un anno e mezzo. “Pensare che il cane riconosca il branco famiglia è un concetto sbagliato – sottolinea Francaviglia – Non bisogna mai condividere con i cani il letto o il cibo mentre si è a tavola. Il sistema di comunicazione dei cani è diverso da quello degli uomini ed è bene che il padrone conosca bene il codice del cane”.
Statisticamente i cani che mordono più frequentemente in ambiente familiare sono quelli di piccola taglia come Yorkshire e Pinscher nano. “Purtroppo negli ultimi decenni si è sviluppata la pessima abitudine di considerare il cane come un componente della famiglia – sottolinea Luisa Mainardi, responsabile della scuola di educazione gentile del cane – Un’abitudine molto pericolosa che nasce dall’ignoranza dei padroni delle regole basilari per tenere in casa un cane. Tutti i cani sono programmati per mordere, dallo yorkshire all’alano. Le dinamiche che portano al morso sono identiche, ma le conseguenze proporzionali alla forza dell’animale”.
Quando avviene una tragedia come quella di ieri, il cane viene sequestrato e posto sotto osservazione da parte dei veterinari dell’Asp per almeno 10 giorni. Un periodo minimo per accertare se l’animale è affetto da rabbia. I cani responsabili di attacco vengono poi inseriti nell’anagrafe dei cani aggressivi. Trascorso il periodo di osservazione i veterinari hanno due opzioni: la riabilitazione comportamentale o l’abbattimento (strada quasi mai battuta). “Purtroppo i padroni dei cani si accorgono dell’aggressività solo dopo che i cani hanno morsicato – racconta Luisa Mainardi che da anni lavora con i cani aggressivi – E la frase che mi sento ripetere da decenni è: “E’ stato un fulmine a ciel sereno”. Non è così, sono i padroni a non conoscere nulla dei loro cani, a non aver imparato a rapportarsi con loro e a non saper riconoscere i segnali di insofferenza dell’animale. Un cane non impazzisce, nel 99 per cento dei casi quando attacca è esasperato da comportamenti sbagliati nei suoi confronti”.
E i segnali di disagio, di insofferenza i cani li lanciano sempre, ma troppo spesso vengono sottovalutati dai proprietari. “Bisogna sempre fare attenzione al linguaggio del cane. Quando guarda dritto negli occhi, non abbassa le orecchie, tiene la coda alta, drizza il pelo o ringhia se ti avvicini o cerchi di togliergli qualcosa – spiega Francesco Francaviglia – questi sono tutti segnali che non devono mai essere sottovalutati nei cani di piccola taglia tantomeno nei cani di grossa taglia. Il morso è il segnale che il rapporto di comunicazione tra
uomo e cane si è interrotto e c’è sempre un motivo”. Nel 2003, dopo l’aggressione a Palermo di un cane di piccola taglia e del suo padrone da parte di un pitbull, l’allora ministro Sirchia emanò un’ordinanza con la black list di 100 razze ritenute pericolose. Ordinanza reiterata ogni anno e poi ogni due anni. Dal 2013 non c’è più lista nera delle razze ma si parla solo di cani impegnativi per le loro caratteristiche comportamentali.