Tobia, 4 anni, e Ziva, il suo cane, sono inseparabili. Una storia di ordinaria amicizia tra un bambino e l’amico fedele di una storia partita con l’inizio del mondo. Ma qui c’è qualcosa di più. Tobia ha il diabete ed è troppo piccolo per accorgersi di avere un picco glicemico. Ma c’è Ziva che dà l’allarme, e se il piccolo non avverte i grandi appena il suo cane si agita, ci pensa lei a farlo. “Io e te siamo una coppia, sento un odore che mi fa capire che tu non stai bene e ti avverto che c’è qualcosa che non va”.
Questo il pensiero del cane salvavita secondo il Progetto Serena, una onlus nata in memoria di una bambina ammalata, che, dal 2013 ha cambiato la vita di grandi e piccoli affetti da una brutta e frequente malattia, spesso sottovalutata, che non risparmia i bambini. Sulla pet therapy ci sarebbe tanto da dire. Mossi dal solito concetto che, tanto, un animale bene o male ce l’hanno avuto tutti nella vita, e che non dev’essere così difficile averci a che fare, molti s’improvvisano, e, senza la sufficiente esperienza, provocano danni irreversibili a persone e animali. Qui però non si tratta di pet therapy in senso stretto. Perché i cani preparati dagli educatori del Progetto Serena sanno riconoscere dall’odore del tampone se la glicemia è in equilibrio o sballata, e in caso di allarme, sanno provvedere a estenderlo anche ad altre persone, nel caso che dal paziente dovesse essere sottovalutato.
“Da quando il mio cane, che ora sta imparando ad aiutarmi e presto sarà pronto a farlo – spiega Roberto Sepe, delegato regionale del Progetto onlus – anch’io innanzitutto faccio molto moto per portarlo in giro, e questo incide positivamente sulla malattia, e poi grazie all’empatia propria del cane e alla conoscenza che gli viene trasmessa dall’istruttore, mi segnalerà ogni momento ipo/iper che si potrà verificare”. Progetto Serena onlus è nato a Verona ed ha l’esclusiva del metodo, secondo un protocollo originale italiano sperimentato sul campo. “Dopo pochi mesi dalla partenza del progetto – dice Roberto Zampieri, responsabile cinofilo del gruppo – i risultati erano già così promettenti che le associazioni per diabetici venete hanno voluto patrocinare il progetto, dandogli così il via a tutti gli effetti”. E ora la onlus dedicata a una bambina ammalata di diabete che non ce l’ha fatta, Serena, e che non aveva un cane ad aiutarla come i piccoli ai quali l’associazione oggi li fornisce, vuole formare istruttori in tutt’Italia.
È ben chiaro agli istruttori di “Serena” anche quali siano in realtà le prerogative e le virtù dei cani, a prescindere dalla razza a cui appartengono: “Il primo cane da preparare per una paziente insulinodipendente che aveva tante difficoltà, l’abbiamo preso da un canile e abbiamo cominciato con lui a lavorare sulla costruzione della relazione con l’umano con cui avrebbe dovuto cooperare”. I cani non sono soldatini, ma solo “lavoratori” contenti di lavorare e di portare beneficio al proprio riferimento umano.
“Perciò, spiega il delegato Sepe – ogni cane è libero di segnalare l’inconveniente
nel modo che gli è più congeniale, ma se la persona non dovesse rispondere alla segnalazione, allora sarebbe il cane a chiamare i soccorsi, schiacciare un pulsante d’allarme oppure far partire una telefonata”. Anche chi era convinto di sapersi accorgere sempre del momento no, dovuto al diabete, ha dovuto ricredersi: il glucometro dà sempre ragione al cane che ha un margine di errore bassissimo. ([email protected]; www.progettoserenaonlus.it; 04521908049).