L’estate è sinonimo di bel tempo e vacanze, ma anche di caldo, umidità e zanzare: un connubio noioso non solo per l’uomo, ma anche per i cani. Solite riprodursi e proliferare in presenza di acque stagnanti e acquitrini, le zanzare posso colpire anche gli animali diffondendo malattie molto pericolose. Una di queste è la filaria, a opera in particolare della zanzara tigre: quest’ultima può trasmettere un parassita capace di danneggiare l’apparato cardiopolmonare del cane.
Cos’è la filaria
La filaria è una malattia veicolata dalla zanzara, in particolare la tigre come anticipato, con maggiore presenza nelle zone acquitrinose, lacustri e con fonti di acqua dove l’insetto può replicarsi in abbondanza. A causa della puntura dell’insetto, viene immesso nel sangue del cane un parassita, noto come Dirofilaria immitis: un nematode le cui larve transitano nel sistema circolatorio fino a raggiungere i polmoni e il cuore. La crescita dello stesso può raggiungere formati notevoli, dai 12 ai 17 cm nel maschio e dai 25 ai 32 cm nelle femmine, causando così la filariosi cardipolmonare. Quando l’infezione coinvolge la cute, l’animale soffre invece di filariosi cutanea a opera del parassita Dirofilaria repens.
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Rischi e contagio
Come anticipato, la filaria prolifera nelle zone dove vi è una maggiore incidenza di aree umide, paludose e acquitrinose, mentre risulta meno frequente dove le temperature sono più basse. Questo determina la diffusione delle zanzare, che risultano in numero inferiore, anche grazie a un’azione di disinfestazione mirata. Il contagio avviene attraverso la puntura di un insetto infetto e può colpire sia i cani che i gatti e, in misura minore, anche furetti, volpi, lupi e altri canidi.
Sintomi
La zanzare infetta trasmette le larve attraverso la puntura classica, diffondendo così la malattia nel cane. I primi stadi della filaria cardipolmonare risultano asintomatici: possono passare anche diversi mesi prima che la malattia si manifesti, attraverso un po’ di tosse leggera e persistente, stanchezza e apatia, perdita di peso, noduli sottocutanei e prurito. La situazione può degenerare producendo problematiche cardiache e polmonari, dispnea, ventre gonfio, gengive pallide, perdita di sangue dal naso e dalle urine. Quando la situazione è critica, con un’elevata presenza del parassita, la salute del cuore è compromessa proprio per la presenza dello stesso nelle arterie e nel muscolo cardiaco.
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Cure e prevenzione
Per prevenire questa problematica è bene effettuare annualmente il test di controllo, proteggendo con costanza l’animale con antiparassitari adatti al suo benessere e di forte copertura. Il veterinario potrà offrire indicazioni precise per garantire la salute di Fido. La presenza della malattia è verificabile attraverso gli esami del sangue, che potranno stabilire la gravità della situazione, così da attuare la terapia più adatta. Una diagnosi precoce permette di intercettare per tempo la malattia, fermandone lo sviluppo e offrendo una buona qualità di vita al cane. Una presenza massiccia del parassita nella zona cardiopolmonare, che dura da molto tempo, può pregiudicare l’esito finale. Il veterinario dovrà agire chirurgicamente, ma la possibilità di sopravvivenza non sarà certa.
24 agosto 2018