«Il cane non è un uomo, un gatto non è un cane piccolo». Così ha scritto Didier Grandjean, professore di nutrizione animale alla Scuola Veterinaria di Alfort. Una sintesi perfetta per introdurre al tema dell’alimentazione durante la crescita dei nostri amici pelosi. In comune, cani e gatti hanno il fatto di apprezzare un alimento più per il suo odore che per il suo sapore. E’ un fatto che mentre l’uomo possiede tra i 5 e i 20 milioni di cellule olfattive, il gatto ne ha tra i 60 e i 65milioni e il cane circa 220 milioni. Al contrario, i bottoni che consentono la percezione del gusto sono circa 500 nel gatto, 1700 nel cane e fino a 9000 nell’uomo. Comune è anche la modalità di ingestione del boccone: l’uomo si dilunga in una masticazione prolungata, mentre cane e gatto deglutiscono velocemente, limitandosi (eccezionalmente) a tranciare e sminuzzare il cibo. Per questo essi possiedono uno stomaco piuttosto capiente dove l’acidità è maggiore rispetto a quella dell’uomo così da permettere all’animale di digerire cibi per noi indigeribili (le ossa, per esempio).

Il «vero» carnivoro

Ci sono però anche molte differenze tra cani e gatti. «Il vero carnivoro – precisa la dottoressa Carla Giuditta Vecchiato, medico veterinario nutrizionista e ricercatrice presso la facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Bologna – è solo il gatto. Il cane, infatti, vivendo ormai da moltissimi anni in simbiosi con l’uomo può essere considerato un semi-carnivoro, quasi un onnivoro, perché al pari dell’uomo tollera sia alimenti di origine animale sia vegetale. Il gatto, invece, si nutre sostanzialmente di carne o di piccole prede vive che ama cacciare. E fa fatica a sopravvivere senza l’assunzione di proteine animali. Solo il 20% circa della sua dieta giornaliera è costituita da alimenti di derivazione non carnea».

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L’alimentazione del cucciolo

L’alimentazione durante i primi mesi di vita «varia anche in funzione della razza e della fase di sviluppo del cucciolo – prosegue Vecchiato – ma in tutti i casi, quando si pianifica l’approccio alimentare, bisogna tenere ben presente che il cane, per svilupparsi in modo sano e corretto, ha bisogno di nutrienti fondamentali. Nei primi 12 mesi di vita avviene infatti il rapidissimo sviluppo del sistema immunitario che assicura la protezione complessiva naturale del cucciolo». Si formano e si rinforzano anche le ossa, i muscoli, l’apparato digerente e la barriera di protezione naturale costituita dalla pelle e dal pelo. «Durante l’allattamento, il cucciolo – continua l’esperta – riceve gli anticorpi direttamente dal colostro del latte materno. Con lo svezzamento, i livelli di anticorpi si abbassano e le difese naturali si riducono drasticamente proprio mentre il sistema immunitario è in fase di sviluppo. L’immunità resta bassa fino ai cinque mesi. È importante sapere, quindi, che quando il cucciolo viene a vivere nella nuova famiglia è nel pieno dell’abbassamento delle difese immunitarie. Oltre che all’inizio di un periodo in cui attraversa cambiamenti fisiologici enormi». Un periodo destinato a durare «uno o due anni, a seconda della taglia. In questo periodo è essenziale fornire all’animale un’alimentazione che garantisca il corretto apporto di sostanze nutritive e calorie».

Le differenze tra cane e gatto

L’alimentazione segue il cucciolo nel suo accrescimento «ed è importante che sia formulata in modo specifico per garantire il corretto sviluppo. I cuccioli mangiano più volte al giorno: il cane, dopo lo svezzamento, di norma fa tre pasti al giorno, il gatto fin da cucciolo e poi per tutta la vita dovrà fare più pasti». Dunque è bene adeguare le varie tipologie di alimenti studiati ad hoc per le diverse fasi della vita, per i cuccioli, sia dopo lo svezzamento, sia per i giovani in accrescimento. Quando il cane avrà raggiunto la fase finale della crescita e sarà passato ad un alimento per adulti i pasti diventeranno due. «Suggeriamo di evitare di dare da mangiare una volta sola al giorno al cane, soprattutto se è di grossa taglia o se per conformazione fisica è predisposto alla torsione gastrica – spiega Vecchiato –. Così è importante attendere di somministrare il pasto anche un paio d’ore dopo che è uscito o ha fatto attività sportiva e, quando avrà mangiato, è bene fare in modo che stia tranquillo per almeno un altro paio d’ore». Va anche ricordato che «il cane tende a finire il cibo che trova nella ciotola e, dunque, è importante non eccedere con le quantità per non predisporlo all’aumento di peso. Diverso è per il gatto al quale vanno sempre lasciate crocchette a disposizione durante il giorno e la sera si può integrare con cibo umido».

L’età adulta e anziana

Quando gli animali invecchiano anche le loro abitudini alimentari cambiano. «Diminuisce il senso dell’olfatto, potranno trovare meno attrattivo l’alimento che da giovani mangiavano volentieri. E la condizione di sensibilità andrà assecondata sempre cercando di scegliere alimenti appetibili e digeribili. E poiché l’età li porterà a ridurre l’attività fisica, ciò dovrà essere tenuto in considerazione riadattando le quantità di cibo da somministrare».

28 giugno 2018 (modifica il 28 giugno 2018 | 17:36)

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