S finiti, assetati, affamati. Molti con le zampe ferite da qualche chiodo o lamiera. La polvere addosso e la paura negli occhi.
C’erano anche loro — gli animali — mentre Amatrice, Accumuli e Arquata tremavano e crollavano. Cani, gatti, pappagalli, pulcini, tartarughe, galline, tacchini, asini… Qualcuno l’hanno trovato che vagava sulle macerie della casa in cui viveva, altri erano rintanati in anfratti irraggiungibili, ci sono voluti giorni perché vincessero lo spavento e si avventurassero di nuovo fuori, nel mondo crollato. Soprattutto i gatti: diffidenti per natura, hanno resistito più a lungo che hanno potuto per cedere, alla fine, al profumo del cibo che gli operatori dell’Enpa hanno piazzato nelle gabbiette-trappola in diverse parti della zona rossa. Loro entrano, la gabbietta si chiude e poi i ragazzi della Protezione animali vanno a recuperarli assieme ai vigili del fuoco. Negli ultimi due giorni ne sono stati salvati così almeno una decina, approdati disidratati e barcollanti al presidio veterinario.
C’è un ragazzo, qui, che si chiama Alessio Serafini e che stava coltivando il suo sogno animalista da mesi: «Sono un volontario e stavo aspettando che venisse aperta la sezione Enpa di Amatrice» racconta. «Sono sempre stato attento agli animali del paese, più o meno so di chi è un cane o un gatto, quindi cerco di ricostruire i legami». Ogni volta un piccolo miracolo, pianti e abbracci in mezzo alla desolazione di un panorama fatto di polvere. L’altro giorno, davanti a un cane recuperato fra i detriti, un vigile del fuoco parlava con i colleghi: «Sono dell’Aquila» diceva «e so cos’è la felicità di ritrovare un cane o un gatto, so quanta gratitudine c’è negli occhi della gente che ha perso tutto quando gli riportiamo qualcosa di caro».
Lo sa bene la signora Elvira alla quale Alessio ha restituito Timmi, il gatto di casa. Lo sa l’uomo che abbraccia Lola, l’ultimo cagnolino ritrovato vivo. Lo sa chiunque abbia ritrovato una vita che credeva perduta.
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