Prenotare l’albergo per una vacanza, oppure prendere un taxi per spostarsi da un punto all’altro della città, può trasformarsi in una vera e propria odissea per una persona cieca e il suo cane guida.
Il cane guida, infatti, spesso non viene accettato nei luoghi pubblici, nonostante l’esistenza di una legge dello Stato, la n. 37/1974 (aggiornata poi con la n. 60/2006), che esplicitamente dichiara il diritto per il non vedente di accedere con il proprio animale agli esercizi aperti al pubblico. Ecco allora che, a 10 anni dalla sua istituzione, la Giornata Nazionale del Cane Guida per Ciechi del prossimo 16 ottobre risulta ancora estremamente necessaria.
“Il problema è molto generalizzato e riguarda in larga misura l’educazione civica delle persone”, mi racconta Ada Ammirati, membro della Commissione Nazionale dei Cani Guida dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti. “Manca la cultura del cane che lavora, con un ruolo di responsabilità sociale. Non siamo ancora riusciti a far passare questo messaggio”. Ada è non vedente da ormai molti anni e il suo cane guida, un bellissimo labrador color champagne, è il suo lasciapassare verso l’autonomia. Un’autonomia che, però, le è negata quando il suo inseparabile compagno viene respinto dai luoghi pubblici.
A dimostrazione di quanto la situazione sia drammatica, mercoledì 12 ottobre Ada si è recata presso alcuni alberghi in zona Termini a Roma, per verificare la possibilità di prenotare una stanza singola destinata a una persona con cane guida.
“Appena hanno saputo che era incluso il cane guida, tre alberghi su tre hanno rifiutato la prenotazione. Inizialmente hanno risposto che non accettavano animali; poi, quando ho fatto presente l’esistenza della legge, ognuno ha messo in atto una strategia diversa: il primo ha detto che non prendevano prenotazioni di persona, ma solo chiamando un certo numero. Il secondo dapprima mi ha risposto di essere al completo, successivamente mi ha fatto aspettare 20 minuti nella hall e alla fine mi ha proposto una camera business da 480 euro. Il terzo ha chiaramente detto di essere un dipendente, dunque tenuto a rispettare a prescindere il regolamento interno che negava l’accesso ai cani. Sottolineargli che una legge dello Stato è al di sopra di qualsiasi regolamento interno è stato completamente inutile”.
Andato a vuoto ogni tentativo di prenotare una stanza, le cose non sono andate meglio quando ha cercato di prendere un taxi, sempre a Roma, sempre in zona Termini. “La prima cosa che mi ha colpito è che nessun tassista, notando la mia condizione e la presenza del mio cane guida, mi abbia chiesto se avessi bisogno di un passaggio: io che non vedo non posso fermarli, ma loro possono farlo. E poi sono arrivate le scuse assurde per non caricare il mio cane: un tassista ha detto che c’era bisogno del trasportino, ignorando il fatto che il cane guida possa salire in auto a prescindere. Altri mi hanno rimandato a taxi attrezzati per il trasporto di animali”.
Casi isolati e sfortunati? Purtroppo non è così e il problema è largamente diffuso. Proprio per questo motivo, la Commissione Nazionale Cani Guida ha messo a disposizione un indirizzo email ([email protected]), rivolto a tutti coloro che si ritrovano in situazioni simili, affinché l’Unione Italiana Ciechi possa intervenire e fornire un sostegno, anche legale. Chi, in un luogo pubblico, rifiuta una persona cieca con il suo cane guida, rischia infatti una multa che va dai 500 ai 2500 euro.
“Ci sono percorsi che senza il mio cane io non faccio”, conclude Ada. “Non scegliamo di avere i cani con noi per semplice compagnia: loro sono, a tutti gli effetti, la nostra autonomia”.