Riceviamo e pubblichiamo: “C’è un cane di proprietà ospite di una struttura comunale che versa in gravi condizioni di salute ma ai proprietari viene impedito di assisterlo, nonostante i gestori della struttura non abbiano né i mezzi, né gli uomini per curarlo. È questa la situazione cui noi volontari di Dacci una zampa volevamo dar risalto e siamo contenti che questo oggi stia succedendo. Tuttavia, a causa di alcune testate giornalistiche che si ostinano a ignorare le basiche regole deontologiche, prescindendo regolarmente da un rigoroso controllo delle fonti, siamo obbligati a chiarire alcuni aspetti di una vicenda, a nostro parere grave e penalmente rilevante (dunque come tale segnalata agli organi di competenza) verificatasi per l’ennesima volta al canile di Mortara e che oggi si traduce:
1. Nell’impossibilità di portare assistenza ad un cane, segnalato per vie ufficiali come sofferente
2. Nell’ennesima palese manifestazione di incompetenza, inefficacia e inefficienza nella gestione di un bene pubblico
3. Nell’ennesima prova di un pasticcio burocratico che all’amministrazione comunale, dunque a tutti i cittadini, costa denaro pubblico e brutte figure
Per agilità di comprensione e lettura della vicenda, proviamo ad andare per punti.
La sfortunata protagonista di questa storia è Lizzie, un rottweiler di grosse dimensioni, non compatibile coi suoi simili, riscattata da una situazione di abbandono a rischio vita. Lizzie è stata trovata chiusa in un’auto abbandonata, dove era destinata a morire di fame e di sete. Dopo il recupero è stata curata e risocializzata. Tutta la sua storia clinica pedissequamente riportata nella documentazione consegnata nel mese di agosto 2016 al medico veterinario ASP competente, dinnanzi ai carabinieri del NAS, con tanto di verbale, mentre nel mese di dicembre la sua scheda, al pari di quella di ogni singolo cane rimasto ospite (pagante) del canile di Mortara, è stata consegnata al Direttore Sanitario dell’ASP dott. Mario Marroni. Si tratta degli unici documenti che l’associazione Dacci una zampa avesse l’obbligo di tenere perché la Medicina Veterinaria non prevede obbligatoriamente la redazione di cartelle cliniche per i cani che non hanno mai presentato problemi sanitari. Un dato che rende quanto meno obsoleta, se non pretestuosa, la da più parti invocata “liberatoria a procedere alle cure dei cani” non solo perché mai richiesta, ma soprattutto perché ridondante alla luce del verbale del 6 aprile 2016 con cui i vigili hanno affidato all’associazione ARATEA la gestione dei cani di proprietà dell’associazione scrivente al momento presenti presso il canile.
Qualche giorno fa, il direttore del canile sanitario Dott. Mario Marroni ha formalmente comunicato, tramite tre note, a Dacci una zampa le “precarie condizioni di salute” in cui, a detta dei gestori, versavano quattro dei cani dell’associazione ospitati a Mortara. Uno status non verificabile dai legittimi proprietari perché dal 26.12.16 non sono autorizzati a entrare in canile oltre l’orario di visita, né ad accedere ai box. Allo stesso modo, nonostante le continue richieste, non è mai stato loro comunicato che tipo di alimentazione seguano i cani, tanto meno se e come vengano somministrate le terapie comunicate sia al gestore sia al medico veterinario ASP.
Alla luce dell’allarmante comunicazione, l’associazione ha scritto e ha incontrato il direttore sanitario dell’Asp dott. Mario Marroni per chiedere cosa si potesse fare per prestare soccorso ai cani sofferenti e tre di Dacci una zampa si sono recati al canile, dove hanno constatato l’assenza del gestore della struttura e del direttore sanitario del canile rifugio. C’era però il dottore Marroni, individuato dall’Asp come responsabile del canile sanitario, con il quale è stato concordato il trasporto presso la clinica veterinaria di riferimento di Lizzie, l’animale in peggiori condizioni, per le cure veterinarie del caso, in seguito alle quali sarebbe stata autorizzata a rientrare a Mortara, ovviamente con certificato di buona salute.
Una soluzione di buon senso fatta saltare dall’amministrazione comunale. Nel giro di pochi minuti, un costernato Marroni è stato costretto a bloccare i volontari che si apprestavano a trasferire il cane fuori dal canile, informandoli che se il cane fosse uscito dalla struttura, non avrebbe più potuto farvi rientro a nessuna condizione.
Un problema insormontabile per l’associazione. Nonostante gli sforzi profusi da Dacci una zampa nella costruzione di un’Oasi canina, il progetto è ancora in itinere a causa di lungaggini burocratiche e Lizzie, non compatibile con altri cani, ha necessità di un ambiente protetto e/o di una casa in cui sia “figlia unica”. Condizioni che escludono sia le case dei volontari, saturate per portar via il maggior numero di animali da Mortara, sia quelle dei tanti generosi cittadini che hanno offerto stalli.
Per questo, i volontari di Dacci una zampa, impossibilitati a portare fuori Lizzie e preoccupati per la salute del cane, hanno sollecitato l’intervento del direttore sanitario della porzione rifugio, o di un suo vice. Peccato che la prima fosse assente perché fuori sede e il secondo non è dato sapere se sia mai stato individuato, nonostante nella proposta tecnica di gestione presentata dall’associazione ARATEA compaia anche la figura di un vice atto a sostituire il direttore sanitario in caso di sua assenza.
Una violazione non solo delle condizioni promesse dal gestore in sede di aggiudicazione di gara, ma anche dell’accordo sottoscritto con Dacci una zampa e mediato dal Comune, che prevede un costo unitario di mantenimento per singolo cane nel quale sono comprese anche le spese veterinarie. Soldi che il Comune ha chiesto di versare, sebbene l’associazione abbia anticipato dal mese di aprile al mese di dicembre 2016 ben 23.086,52 euro per le cure e l’alimentazione dei cani di proprietà affidati al gestore presso il canile di Mortara.
Una situazione paradossale, che diventa grottesca alla luce dell’aut aut di fronte a cui sono stati posti i volontari di Dacci una zampa. A fronte delle rimostranze relative all’impossibilità di assistere Lizzie in loco, a causa dell’inesistenza di un ambulatorio operante per la porzione rifugio del canile e dell’attrezzatura necessaria, all’associazione è stato riferito che al ritorno del direttore sanitario del rifugio il cane avrebbe potuto essere curato dallo stesso, ovviamente con costi a carico di Dacci una zampa. A quanto pare i volontari sono liberi solo di pagare chi viene indicato dal gestore o dal Comune.
Per noi di Dacci una zampa si tratta di circostanze che configurano una serie di reati, per questo immediatamente segnalati ai competenti organi giudiziari. Ma l’aver assolto ad un dovere civico non ci basta. Alla luce della presenza di 55 cani di proprietà presenti all’interno del canile di Mortara, chiediamo di essere messi ufficialmente a conoscenza della procedura da seguire per fornire le cure opportune agli animali laddove necessario, fiduciosi che nel momento in cui ci si trovi nuovamente di fronte ad una situazione di tale urgenza sanitaria, l’interesse comune sia quello di salvaguardare la salute e la vita dell’animale.”
14-03-2017 17:35