Categoria: Rettili

  • Morso da una vipera, 61enne finisce all'ospedale soccorso dal figlio – Cilento Notizie

    Morso da una vipera, 61enne finisce all'ospedale soccorso dal figlio – Cilento Notizie

    Tensione ad Eboli: un 61enne, come riporta L’Occhio di Salerno, è stato morso da una vipera mentre lavorava nel suo orto. E’ finito in ospedale per il morso del rettile sbucato tra le piante del suo terreno, in zona Aversana.

    L’uomo ha avvertito un forte dolore alla mano destra: a prestargli i primi soccorsi, conducendolo in ospedale, suo figlio.

    Le vipere in Italia

    Le uniche specie di rettili velenosi che sono presenti in Italia appartengono alla famiglia dei viperidi e sono la Vipera aspis (la più diffusa), la Vipera berus (marasso; diffusa sull’Arco alpino fino in alta quota e statisticamente prima in Europa per morsicature), la Vipera ammodytes (vipera dal corno; diffusa sull’Arco alpino e Prealpino orientale), ed infine la Vipera ursinii (diffusa sui Monti Sibillini e Gran Sasso). L’ avvelenamento conseguente al morso di vipera tuttavia, rappresenta un evento poco comune in Italia.

  • EBOLI,MORSO DA UNA VIPERA SULL'AVERSANA NEL SUO ORTO – Sergio Vessicchio (Comunicati Stampa) (Blog)

    EBOLI,MORSO DA UNA VIPERA SULL'AVERSANA NEL SUO ORTO – Sergio Vessicchio (Comunicati Stampa) (Blog)

    Morso da una vipera mentre lavora nel suo orto. Un 61enne di Eboli è finito in ospedale per il morso del rettile sbucato tra le piante della sua campagna in zona Aversana.L’uomo ha avvertito un forte dolore alla mano destra dopo il morso. E’ stato il figlio del 61enne a portarlo in ospedale dove i sanitari gli hanno iniettato il siero antivipera.

    Le vipere sono gli unici serpenti velenosi in Italia e raramente colpiscono l’uomo. Dolore localizzato, ecchimosi fino a nausea, vomito, abbassamento della pressione sono i sintomi caratteristici. Ecco un vademecum su come comportarsi in caso di morso da vipera stilato con la consulenza della dottoressa Franca Davanzo, direttore del centro antiveleni dell’Ospedale Niguarda di Milano: «È molto importante mantenere la calma e immobilizzare la parte interessata dal morso. Il siero sarà eventualmente somministrato in ospedale»

    Le vipere in Italia

    Le uniche specie di rettili velenosi che sono presenti in Italia appartengono alla famiglia dei viperidi e sono la Vipera aspis (la più diffusa), la Vipera berus (marasso; diffusa sull’Arco alpino fino in alta quota e statisticamente prima in Europa per morsicature), la Vipera ammodytes (vipera dal corno; diffusa sull’Arco alpino e Prealpino orientale), ed infine la Vipera ursinii (diffusa sui Monti Sibillini e Gran Sasso). L’ avvelenamento conseguente al morso di vipera tuttavia, rappresenta un evento poco comune in Italia.

  • EBOLI,MORSO DA UNA VIPERA SULL'AVERSANA NEL SUO ORTO – Sergio Vessicchio (Comunicati Stampa) (Blog)

    EBOLI,MORSO DA UNA VIPERA SULL'AVERSANA NEL SUO ORTO – Sergio Vessicchio (Comunicati Stampa) (Blog)

    Morso da una vipera mentre lavora nel suo orto. Un 61enne di Eboli è finito in ospedale per il morso del rettile sbucato tra le piante della sua campagna in zona Aversana.L’uomo ha avvertito un forte dolore alla mano destra dopo il morso. E’ stato il figlio del 61enne a portarlo in ospedale dove i sanitari gli hanno iniettato il siero antivipera.

    Le vipere sono gli unici serpenti velenosi in Italia e raramente colpiscono l’uomo. Dolore localizzato, ecchimosi fino a nausea, vomito, abbassamento della pressione sono i sintomi caratteristici. Ecco un vademecum su come comportarsi in caso di morso da vipera stilato con la consulenza della dottoressa Franca Davanzo, direttore del centro antiveleni dell’Ospedale Niguarda di Milano: «È molto importante mantenere la calma e immobilizzare la parte interessata dal morso. Il siero sarà eventualmente somministrato in ospedale»

    Le vipere in Italia

    Le uniche specie di rettili velenosi che sono presenti in Italia appartengono alla famiglia dei viperidi e sono la Vipera aspis (la più diffusa), la Vipera berus (marasso; diffusa sull’Arco alpino fino in alta quota e statisticamente prima in Europa per morsicature), la Vipera ammodytes (vipera dal corno; diffusa sull’Arco alpino e Prealpino orientale), ed infine la Vipera ursinii (diffusa sui Monti Sibillini e Gran Sasso). L’ avvelenamento conseguente al morso di vipera tuttavia, rappresenta un evento poco comune in Italia.

  • Mary Anning: la Cacciatrice di Fossili della Jurassic Coast Inglese – Vanilla Magazine

    Mary Anning: la Cacciatrice di Fossili della Jurassic Coast Inglese – Vanilla Magazine

    Alzi la mano chi di voi è affascinato dal misterioso mondo dei dinosauri. In tanti, vero? Ma quanti di voi sanno che una delle fondatrici della moderna paleontologia è stata una donna inglese di umili origini? Di lei, di Mary Anning, ha parlato in un famoso romanzo anche Tracy Chevalier. Una vita inusuale per i suoi tempi, che vale davvero la pena ricordare.

    Mary nasce il 21 maggio 1799 a Lyme Regis, città costiera nel Dorset, a Sud-ovest dell’Inghilterra. Non una città di mare come tante nell’isola, ma un piccolo angolo di paradiso che sorge sulla Jurassic Coast, 153 chilometri di litorale ricco di insenature, le cui rocce, antichissime, risalgono al Giurassico, al Triassico e al Cretaceo.

    Dipinto di Mary Anning di B. J. Donne del 1847:

    Impostasi come elegante località di villeggiatura in epoca georgiana e vittoriana, Lyme Regis diviene popolare soprattutto per i ritrovamenti di fossili – in particolare di ammoniti e belemniti – e per gli esemplari perfettamente conservati di rettili marini e dinosauri, venduti come curiosità o come rimedi per alcune malattie ai turisti.

    Le colline Blue Lias della Jurassic Coast:

    Sembrerebbe quasi un privilegio nascere in un luogo così suggestivo, ma Mary non ha tante ragioni per rallegrarsene, proviene infatti da una famiglia povera e riceve un’ istruzione elementare presso la locale scuola cristiana congregazionalista.

    Il padre Richard, un falegname che arrotonda il bilancio vendendo fossili, le insegna a riconoscere ed estrarre i reperti. Mary impara presto e si appassiona al suo lavoro e così, quando il genitore muore lasciando i suoi cari nell’indigenza, ne prosegue, giovanissima, l’attività con la madre e Joseph, l’unico fratello sopravvissuto alle tanti morti premature in famiglia.

    Certo, non è facile andare a caccia di fossili: bisogna farlo in inverno, quando la stagione piovosa provoca piccole frane e smottamenti che, con l’alternarsi delle maree, riportano continuamente alla luce i resti preistorici celati per millenni dentro le rocce. I reperti disseppelliti vanno raccolti il prima possibile, rischiando di essere travolti dal fango. Il che è esattamente quanto accade in un’occasione a Mary che, vittima di un incidente nel 1833, si salva a stento, perdendo l’amato cane Tray.

    Nel 1811 Joseph fa la prima scoperta scientificamente interessante, il cranio di un ittiosauro, un rettile marino vissuto in gran parte dell’era mesozoica. Qualche tempo dopo Mary individuerà il resto dello scheletro.

    Disegno del 1814 del cranio di ittiosauro trovato da Joseph Anning nel 1811 da parte di Everard Home:

    Inizialmente l’esemplare, che suscita subito molta curiosità, viene identificato come una sorta di antico coccodrillo e viene acquistato da Lord Henry Hoste Henley, un aristocratico locale. Lo scheletro viene poi acquisito dal British Museum, su segnalazione di Charles Konig, un celebre naturalista, che lo identifica subito come una specie a sé e lo colloca nel museo. 
Nel 1820 Mary rinviene il primo, incompleto, scheletro di plesiosauro. Due anni dopo ne porta alla luce uno completo, che presenta un numero di vertebre, trentacinque, mai osservato fino ad allora in organismo vivente.

    Il Plesiosauro trovato dalla Anning conservato al museo di storia naturale di Parigi:

    Ciò suscita scalpore nella comunità scientifica, ma alimenta i sospetti del naturalista ed anatomista francese Georges Cuvier, a quel tempo considerato un’autorità assoluta nel settore, che la Anning sia una mistificatrice. Tuttavia, grazie al ritrovamento di un secondo esemplare completo e all’appoggio della Geological Society, i dubbi si dissipano e Cuvier si convince dell’originalità della scoperta.

    Nel 1828 la giovane scopre un nuovo “drago”, il primo fossile di rettile volante rinvenuto in Inghilterra, anche se incompleto, uno pterosauro, identificato come Dimorphodon macronyx;
 classifica poi, di volta in volta, nuove specie di fossili di pesci, tra cui la prima Squaloraja polyspondyla nel 1829.

    La sua attività non si limita alla catalogazione e alla vendita di fossili, la Anning matura infatti, grazie ad un rigoroso studio individuale, una profonda cultura da autodidatta: impara a conoscere l’anatomia di alcuni animali marini e seziona pesci e seppie allo scopo di ricostruire, per similitudine, le specie estinte. Le sue competenze le consentono, partendo da pochi frammenti ossei, di ricreare la sagoma di un animale primordiale in modo ben più realistico di quanto siano in grado di fare i paleontologi della sua epoca. Non basta.

    Trascorre il tempo annotando riflessioni a margine degli articoli scientifici che si fa inviare dai visitatori ed a 27 anni, con i suoi risparmi, acquista una piccola casa, l’Anning’s Fossil Depot dove, assistita dall’amica e collaboratrice Elizabeth Philpot, si dedica ai suoi studi ed attira celebrità quali il re Federico Augusto II di Sassonia o studiosi del museo di storia naturale di Londra e di New York. Perviene a scoperte originali, come l’individuazione di sacche di inchiostro nei belemniti, o alla comprensione che quelli che fino ad allora venivano chiamati bezoari, altro non erano se non feci fossili (coproliti).

    I riconoscimenti ufficiali del mondo accademico o scientifico, tuttavia, le sono negati

    Disegno di fantasia della bancarella di Mary Anning:

    Durante il lungo regno della regina Vittoria, infatti, alle donne non è consentito votare o essere ammesse ad alcun circolo o associazione scientifica in Gran Bretagna. Basti pensare che le prime iscrizioni femminili all’università risalgono al 1877, a seguito della legge scaturita da un acceso dibattito parlamentare che vede schierarsi, a favore dell’istruzione accademica per le donne, personalità del calibro di Charles Darwin.

    In un’epoca così ostile, in cui la ricerca scientifica è appannaggio esclusivo degli uomini delle classi più abbienti, alla Anning – non solo donna, ma anche di umili origini sociali – non viene mai consentito di diventare membro della Geological Society di Londra, l’autorità più prestigiosa del tempo nel settore della geologia e della paleontologia. Tuttavia la celebre istituzione londinese, pur ufficialmente ignorandola, le conferisce di fatto credito scientifico pubblicando i suoi studi, benché ometta di citarla come autrice o attribuisca le sue intuizioni a più eminenti colleghi uomini.
    Non mancano comunque attestati di sincera ammirazione da parte di molti naturalisti, e l’essere definita “la principessa della paleontologia” dall’esploratore tedesco Ludwig Leichhardt è sicuramente tra i più lusinghieri.

    Disegno e lettera che descrivono un plesiosauro, scritta da Mary Anning il 26 Dicembre 1823:

    Mary comincia persino a ottenere qualche riconoscimento concreto: riceve una modesta pensione dall’Associazione Britannica per l’Avanzamento della Scienza grazie all’intercessione del famoso geologo e paleontologo William Buckland e la Geological Society of London promuove per lei, nel 1846, una raccolta di fondi conoscendo le sue precarie condizioni economiche. Il museo della sua contea di nascita, il Dorset, inoltre, la accoglie tra i propri membri onorari.

    Eppure, è solo dal momento della morte, che se la porta via a 48 anni per un tumore al seno, che il mondo della scienza paludata e accademica pare accorgersi veramente di Mary. Henry De la Beche, all’epoca presidente della Geological Society, le dedica un elogio funebre, onore mai concesso prima a una donna.Vent’anni dopo il celebre scrittore Charles Dickens scriverà un articolo sulla vita della Anning sul periodico settimanale All the Year Round da lui diretto, sottolineando le difficoltà che la donna aveva dovuto affrontare nel suo lavoro.

    Ma la vera consacrazione come paleontologa ha luogo nel 2010, in occasione del 350esimo anniversario della propria fondazione, quando la Royal Society annovera finalmente il nome di Mary Anning nella lista delle dieci donne inglesi che più hanno contribuito alla storia della scienza.

    La prima placca dedicata a Mary Anning conservata oggi al Lyme Regis Museum:

    Eh sì! Come aveva scritto Dickens con lungimiranza:

    La figlia del carpentiere si è conquistata un proprio nome, e lo ha meritato

    Oggi Lyme Regis prosegue la sua vita sonnacchiosa sulla costa meridionale dell’Inghilterra.
    Le piccole frane e l’alternarsi dell’alta e della bassa marea continuano a far affiorare fossili e resti preistorici, nascosti da tempo immemorabile dentro la roccia e sulle spiagge. Ora, come nell’Ottocento, i turisti si confondono ancora con i paleontologi in lunghe passeggiate, durante le quali pochi passi equivalgono a ripercorrere milioni di anni di storia geologica.

    La Jurassic Coast inglese:

    Per la sua rilevanza scientifica, grazie anche al contributo per molto tempo oscuro della Anning, nel 2001 la Jurassic Coast è stata dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO, primo sito al mondo ad aver ricevuto questo riconoscimento per motivi naturalistici.

  • Roma, Pescatore avvista coccodrillo nel Tevere ed è subito psicosi – Romait

    Roma, Pescatore avvista coccodrillo nel Tevere ed è subito psicosi – Romait

    E’ allarme coccodrillo a Roma, ci mancava anche questo. Tutto è iniziato da una segnalazione di un pescatore romano che all’altezza del Ponte Duca d’Aosta, avrebbe notato un grosso rettile che si muoveva nelle acque del Tevere. Spaventato da quella visione, l’uomo ha segnalato il fatto a una pattuglia dei vigili urbani dando il via a una vera e propria psicosi da “coccodrillo nel Tevere”. Ma nonostante gli agenti della Polizia locale abbiano perlustrato per ore le sponde del fiume, tra Ponte Milvio e Ponte Risorgimento, del grande rettile non si è vista traccia.

    Fabio Garigli, esperto di animali esotici, interpellato dal quotidiano “Leggo”, non esclude che si possa trattare di un coccodrillo, ma apre l’ipotesi anche ad altri rettili: “Sono più orientato a pensare che si tratti di un grosso esemplare di iguana, visto che la diffusione è larghissima. L’ambiente del Tevere è ideale per un coccodrillo, ricco di vegetazione e con poche imbarcazioni. Il microclima dell’acqua, inoltre, è buono per la vita dei rettili di grossa taglia“, conclude l’esperto.

    La notizia dell’avvistamento del coccodrillo ha scatenato, come si poteva facilmente prevedere, l’humor dei romani sui social. Dopo i gabbiani, i topi, le volpi, i serpenti e i cinghiali, con il coccodrillo Roma è diventata uno “zoo a cielo aperto”; c’è chi scrive che si tratti di una trovata del sindaco Virginia Raggi per liberarsi dei roditori sugli argini del Tevere.

    Redazione
    20-09-2018 20:54
  • Pescara, vendeva online un pitone reale: il rettile sotto sequestro – Il Messaggero

    Pescara, vendeva online un pitone reale: il rettile sotto sequestro – Il Messaggero

    I Carabinieri Cites di Pescara, a conclusione di un’indagine partita all’inizio dell’anno da un annuncio su Internet, hanno posto sotto sequestro un esemplare di pitone reale (Python regius), tre di tartaruga comune (Testudo hermanni), di cui un maschio ed una femmina adulti ed un giovane di circa tre anni, oltre a sei gabbie di varie grandezze, utilizzate per il trasporto e la detenzione di uccelli, e denunciato M.M., ventunenne di Santa Maria Capua Vetere, domiciliato a Pescara, per maltrattamento animale e detenzione illegale e offerta in vendita di animali particolarmente protetti.

    Infatti, l’indagato deteneva i rettili senza la necessaria documentazione, prevista da un Regolamento Comunitario del 1997, che sottopone alcune specie di animali da proteggere allo stesso regime della Convenzione di Washington, per attestarne la loro legale provenienza. Tra l’altro, gli animali sono stati trovati, senza né acqua né cibo, all’interno di uno stanzino privo di finestre, utilizzato per stipare pezzi di ricambio di motorini, tra i quali dovevano trovare riparo le tartarughe.
     

  • Allarme a Roma, spunta un coccodrillo nel Tevere: la testimonianza – Velvet Gossip

    Allarme a Roma, spunta un coccodrillo nel Tevere: la testimonianza – Velvet Gossip

    Allarme a Roma dopo l’avvistamento di un coccodrillo nel Tevere: un pescatore di 60 anni, poco dopo le 11 di martedì, ha fermato una pattuglia di vigili raccontando di aver visto l’animare sulle sponde del fiume, all’altezza del Ponte Duca d’Aosta. A darne notizia è il free press ‘Leggo’, secondo cui l’avvistamento del grosso rettile è stato anche segnalato al 112 (il numero telefonico unico per le emergenze). Per l’intera mattinata, pattuglie dei vigili del fuoco hanno battuto le sponde del fiume tra Ponte Milvio e Ponte Risorgimento, ma senza successo. Nessuna traccia del coccodrillo, anche se subito è scattata la psicosi nella Capitale. Già al momento delle ricerche del coccodrillo, nei pressi del fiume si è creato un capannello di curiosi per assistere alla cattura dell’animale. La notizia, in queste ore, sta facendo il giro del web sui giornali dedicati alla città e sui social network, tra psicosi e ilarità.

    La scorsa estate, fu segnalata la presenza di un coccodrillo a Maccarese, ma anche in quel caso non fu trovata alcuna traccia del grosso rettile nelle campagne che costeggiano l’aeroporto di Roma Fiumicino. Questo il racconto del sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, riportato dal quotidiano free-press: “Carabinieri e forestali hanno effettuato e stanno continuando a fare delle verifiche nei canali. Spero non sia stato il gesto insano di qualche sconsiderato che si è disfatto di un rettile tenuto in casa. Finora nessuna traccia evidente”. Fabio Garigli, esperto di animali esotici, ha spiegato: “Sarei più orientato verso un grosso esemplare di iguana visto che la diffusione è larghissima. Un coccodrillo nel Tevere? L’ambiente, specialmente nell’area segnalata, è quello ideale perché ricco di vegetazione e con poche imbarcazioni. Il microclima dell’acqua, inoltre, è buono per la vita dei rettili di grossa taglia. Chiunque lo avvisti, comunque, avverta subito le forze dell’ordine”.

    Photo credits: Instagram

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  • “La Costa dei Miracoli: prima dei dinosauri, la storia dei ritrovamenti … – Sardegna Live

    “La Costa dei Miracoli: prima dei dinosauri, la storia dei ritrovamenti … – Sardegna Live

    Nel 2011, nei pressi della torre del Porticciolo ad Alghero, si era registrata la prima scoperta in Italia di resti fossili di un enorme rettile vissuto alla fine del Paleozoico

    Di: Redazione Sardegna Live

    Domani, venerdì 21 settembre, alle ore 18, presso il Museo civico Archeologico in via Carlo Alberto 72, si terrà uno degli appuntamenti più attesi del programma “Alghero per l’Archeologia” dedicato ai celebri ritrovamenti dei resti fossili di Torre del Porticciolo. 

    Con la conferenza “Cala Viola – Torre del Porticciolo: la Costa dei Miracoli – prima dei dinosauri, la storia dei ritrovamenti paleontologici nel territorio di Alghero”, il paleontologo Umberto Nicosia, docente presso l’Università di Roma “La Sapienza”, introdurrà alla straordinaria storia sugli scavi e sugli studi più attuali del rinvenimento nel territorio di Alghero degli esemplari di Pelicosauri, vissuti 290-280 milioni di anni fa e da cui discendono i mammiferi odierni. In tutta Europa sono solo quattro i ritrovamenti documentati e pochi altri nel resto del mondo.

    Nel 2011, nei pressi della torre del Porticciolo ad Alghero, si era registrata la prima scoperta in Italia di resti fossili di un enorme rettile vissuto alla fine del Paleozoico, circa 270 milioni di anni fa.

    A settembre del 2015, il gruppo di paleontologi dell’Università di Pavia e della Sapienza di Roma, di cui fa parte il professor Umberto Nicosia, era ritornata in Sardegna per avviare nuovi scavi che hanno portato all’individuazione di altri resti fossili sempre di un esemplare di Cotylorhynchus, così come accadde quattro anni fa, “lungo circa 4 metri, faceva parte della famiglia dei caseidi, rettili erbivori, considerati i progenitori dei mammiferi   – così come spiegò nel 2011 il National Geographic – molto simili agli ippopotami”. 

    Sino alla scoperta di quattro anni fa a Porticciolo, si pensava che questi stessi esemplari fossero limitati a una ristretta zona geografica degli Stati Uniti.

    La stessa scoperta, dunque, allarga la nota distribuzione della famiglia dei cotylorhynchus e conferma l’ipotesi di una continuità terrestre tra il Nord America e l’Europa per tutto il Permiano e per la maggior parte del Permiano Medio: una continuità necessaria per la migrazione degli animali.

    Fonte: nationalgeographic.it 

  • Sgranocchio, la leggenda del coccodrillo di Roma – Web (Comunicati Stampa) (Blog)

    Sgranocchio, la leggenda del coccodrillo di Roma – Web (Comunicati Stampa) (Blog)

    Roma, caput mundi, la Città eterna, è diventata ormai un zoo, dopo cinghiali vicino al parco dell’Insugherata, i maiali della Romanina, i gabbiani a Prati e le pecore opzionate come lavoratrici del Servizio Giardini, non ci stupisce affatto incontrare un rettile gigante nel Tevere. Proprio così parrebbe che un enorme coccodrillo abbia preso residenza nel Tevere e che ami infestare la fauna sotto il Ponte Duca D’Aosta!

    Roma come New York: la scorsa mattina, un zelante sessantenne ha bloccato una pattuglia della Polizia Municipale spaventato dalla visione del rettile sotto il Ponte vicino all’Olimpico e a quanto pare non è stato il solo: il 112 è stato preso d’assalto da persone che dichiaravano di aver visto il coccodrillo nella medesima posizione nel Lungotevere. I Vigili del Fuoco, immediatamente intervenuti però non hanno trovato nessuna traccia del pericoloso cacciatore squamoso ma questo non ha fermato decine di curiosi che hanno seguito le ricerca sulle sponde del Tevere incuranti del pericolo e postando sui social improbabili foto della bionda acqua del fiume capitolino leggermente increspata dal passaggio di un mostro preistorico!

    Fabio Garigli esperto di animali esotici, come riportato al magazine Leggo, ha dichiarato, cercando di smorsare i toni, un panorama ben più realistico: “… sarei più orientato verso un grosso esemplare di iguana …visto che la diffusione è larghissima. Un coccodrillo nel Tevere? L’ambiente, specialmente nell’area segnalata, è quello ideale perché ricco di vegetazione e con poche imbarcazioni. Il microclima dell’acqua, inoltre, è buono per la vita dei rettili di grossa taglia. Chiunque lo avvisti, comunque, avverta subito le forze dell’ordine”.

    Ridiamoci sopra ricordando che già qualche mese fa l’allarme Coccodrillo si era manifestato in quel di Maccarese scatenando l’interesse del web e il lavoro dei poveri Carabinieri forestali spediti alla ricerca della presunta creatura di cui, come ha dichiarato anche il sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, non è mai stata trovata!

    Che sia una nuova trovata della giunta per debellare il problema dei ratti sulle sponde del Biondo Tevere, questa notizia ci ricorda un fatto analogo successo ben 15 anni fa proprio nel Tevere, quando un enorme coccodrillo imbalsamato fu trovato in acqua nei pressi dell’ Isola Tiberina. Al tempo due membri delle Forze dell’Ordine nel tentativo di salvare un bambino che giocava vicino alla creature – immobile – scavalcarono eroicamente il cancello di un cantiere presente nella zona, tirarono alla bestia alcuni sassi per valutare se fosse “viva” e la portarono con una volante alla centrale. Uno scherzo che spaventò centinaia di persone e di cui non si è mai rintracciato l’autore!

    Noi di Satyrnet, dopo il “caso” Spelacchio abbiamo deciso di ribattezzare il fantomatico rettile: Sgranocchio.

    Gianluca Falletta

    Gianluca Falletta

    Gianluca Falletta, presidente di Satyrnet, è considerato “il papà del Cosplay Italiano”. Come una delle prime realtà che hanno promosso il fenomeno made in Japan, Satyrnet, in oltre 15 anni di attività ha creato, realizzato e prodotto alcune delle più importanti manifestazioni di settore. Il portale www.satyrnet.it e la sua vastassima community online sono tutt’ora uno dei punti di riferimento per gli appassionati.
    Gianluca Falletta ha partecipato alla produzione del Festival del Fumetto di Romics, RomaComics & Games, Gaming e Cartoon Days e ora collabora con i principali festival italiani quali LuccaComics & Games, Milano Cartoomics e Napoli Comicon.
    Dopo “l’apprendistato” presso Filmmaster Events, una delle più importanti agenzie di eventi al mondo, Gianluca si occupa di creare ride e parchi di divertimento a livello internazionale e ha participato allo start-up dei nuovissimi parchi italiani Cinecittà World e Luneur Park cercando di unire i concetti di narrazione, creatività con l’esigenza di offrire entertainment per il pubblico.
    Gianluca Falletta

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  • «L'élite? È necessaria». Parola di Sergio Rizzo, il pentito dell'anti … – Il Secolo d'Italia

    «L'élite? È necessaria». Parola di Sergio Rizzo, il pentito dell'anti … – Il Secolo d'Italia

    Troppo tardi: una volta che l’hai spremuto, hai voglia a far rientrare il dentifricio nel tubetto. Lo stesso in politica: non è che dopo il “dai e dai” contro la Casta dalle colonne del Corriere della Sera uno se ne passa al giornale concorrente e da lì, come se niente fosse, si mette ad almanaccare che una cosa è la Casta e un’altra è l’élite e che se la prima è da scacciare la seconda è da lisciare. Chi glielo spiega ora ai nuovi mostri del governo gialloverde che non tutti gli abitanti del Palazzo puzzano di potere, corruzione e malaffare e che senza la loro competenza anche i ministri più volenterosi finiscono per girare a vuoto? Un temerario per la verità c’è, e persino insospettabile: Sergio Rizzo, uno che con Giannantonio Stella la “Casta” l’ha coniata e svergognata svelandone vizi, vezzi e vitalizi. Insieme hanno condotto un’autentica crociata contro il potere impotente di un Parlamento riempitosi nel frattempo di nominati distinti e distanti da cittadini e territori. Nella denuncia di questa distanza sta il segreto del loro successo: chi ha votato i nominati? Nessuno, ovviamente. Apposta sono la Casta. Non fa una piega. Peccato solo che da lì in poi vi sia stato iscritto d’ufficio chiunque – magistrato, dirigente, maestro, commis d’etat – ricopra un ruolo grazie ad un meccanismo di selezione diverso da quello popolare. È l’eterogenesi dei fini, bellezza. Rizzo, Stella e il Corsera si erano fiondati lancia in resta contro la Casta per disarcionare il Cavaliere e mettere in sella al suo posto l’unico biondo che non fa impazzire il mondo: Luca Cordero di Montezemolo. Ma sul bianco cavallo della moralizzazione non è montato il capo del mai nato “partito dei carini” bensì l’annoiato comico del Vaffa, cioè non proprio uno che sta lì a distinguere la Casta dalle élite. In pratica, «è stato ucciso il porco sbagliato», come ammise Churchill quando si accorse che per molti europei dell’Est liberarsi di Hitlter per ritrovarsi Stalin non era stato esattamente un buon affare. La storia si ripete solo in grottesco, ma ora come allora è tardi per recriminare.