Categoria: TG Vet

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    Articolo a cura dello Staff della Clinica Veterinaria Borgarello
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  • Le neoplasie e la citologia: quale legame?

    Il primo approccio diagnostico verso le neoplasie viene, solitamente, effettuato mediante la citologia. Il medico veterinario, infatti, utilizza l’esame citologico come primo step diagnostico poiché risulta essere poco invasivo, poco costoso e ben tollerato dal paziente e potrebbe conferire informazioni utili per decidere come procedere nel raggiungimento di una diagnosi finale.

    A livello citologico la diagnosi iniziale di neoplasia si esegue in presenza di una popolazione cellulare avente caratteristiche identiche tra di loro (monotipica) e in assenza di un processo infiammatorio concomitante. L’ulteriore classificazione di neoplasia benigna o maligna si basa sulle caratteristiche citomorfologiche:

    • Le cellule benigne mostrano caratteristiche di uniformità, ovvero appaiono identiche tra di loro.

    • Le cellule maligne spesso mostrano tre o più criteri che vengono definiti “di malignità”, ecco alcuni esempi: diversità di dimensione, forma e livello di maturazione tra cellule dello stesso tipo; alterazioni a carico di nucleo e/o citoplasma; presenza di più nuclei in una stessa cellula (binucleazione) e anomale figure di fasi che caratterizzano la riproduzione cellulare (mitosi).

    Il passaggio successivo che il medico veterinario citologo dovrà eseguire sarà focalizzarsi sulle caratteristiche delle cellule per poterle classificare in una delle quattro categorie citomorfologiche delle neoplasie:

    • Neoplasie epiteliali: hanno origine dal tessuto epiteliale che, all’interno dell’organismo animale, svolge funzione di rivestimento, di secrezione, di trasporto e di assorbimento. Le caratteristiche citologiche che le contraddistinguono sono: esfoliare in ammassi di tante cellule, aderire molto le une alle altre, essere di grandi dimensioni, avere nuclei tondi o ovali. Alcuni esempi di neoplasie epiteliali che possono colpire i nostri animali sono: adenocarcinoma polmonare, adenoma perianale, adenoma sebaceo.

    neoplasia epiteliale

    • Neoplasie mesenchimali: hanno origine dal tessuto connettivo embrionale che è deputato a svolgere molte e diverse attività all’interno di un organismo tra cui costituire le ossa, i muscoli, il sangue e molto altro. Le caratteristiche citologiche tipiche delle neoplasie mesenchimali sono: esfoliare cellula per cellula; avere forma ellittica, stellata o fusata con margini indistinti; i preparati citologici sono scarsamente cellulari e le cellule sono di dimensioni inferiori rispetto a quelle epiteliali. Alcuni esempi di tumori mesenchimali sono: emangiosarcoma, osteosarcoma, fibroma e il melanoma amelanotico.

    • Neoplasie a cellule rotonde: sono caratterizzate da un numero ristretto di neoplasie, accumunate da caratteristiche ben definite ovvero presentare elementi isolati e rotondeggianti ed essere (spesso) associate alle cellule del sangue. Le caratteristiche citologiche che presentano sono: esfoliare singolarmente, essere rotonde, essere più piccole di quelle epiteliali, avere nuclei tondi e regolari. Le cinque categorie di neoplasie a cellule tonde includono: tumore venereo trasmissibile, il linfoma, il mastocitoma, il plasmacitoma e i tumori istiocitari.

    neoplasia a cellule tonde

    • Neoplasie a nuclei nudi: sono associate a processi tumorali di tipo endocrino, neuroendocrino, e neurale. Il loro nome deriva dal fatto che le cellule si presentano scarsamente coese tra di loro e costituite solo più dal nucleo e prive di citoplasma. A causa dell’elevata fragilità, infatti, durante la stesura del preparato esse perdono il citoplasma. Esempi tipici sono i tumori della tiroide, del pancreas e i chemodectomi.

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  • La laparoscopia nel cane e nel gatto

    L’era moderna della chirurgia mininvasiva in medicina umana risale al 1980. Al contrario in medicina veterinaria l’approccio a questa disciplina è piuttosto recente.
    Esistono delle evidenze scientifiche secondo le quali l’approccio chirurgico mininvasivo è in grado di diminuire in modo severo l’incidenza di alcuni inconvenienti chirurgici se comparato alla chirurgia a cielo aperto.

    Negli ultimi 5-10 anni molti colleghi hanno deciso di convertirsi alla chirurgia mininvasiva soprattutto per i vantaggi che ne derivano:

    -Benessere del paziente
    -Trauma chirurgico minimo
    -Sicurezza terapeutica
    -Rapida degenza

    E’ necessario un lungo periodo di formazione professionale ed è necessario reperire della strumentazione di ultima generazione per poter esercitare in modo mininvasivo.

    Dal punto di vista anestesiologico bisogna ricordarsi dell’aumento di pressione intracavitaria che deriva dall’insufflazione di CO2 necessaria per permettere una buona visione di campo.

    Di solito la pressione utilizzata si aggira attorno ai 10 mmHg ma nei pazienti più piccoli o che presentano delle condizioni cliniche particolari si può arrivare ai 6-9 mmHg.
    La chirurgia mininvasiva è molto più rapida così come la degenza post-operatoria.

    Laparoscopia cane e gatto

    Le procedure che si possono attuare in laparoscopia totale comprendono:

    -Esplorazione della cavità addominale
    -Ovariectomia
    -Biopsie degli organi addominali

    Alcune pratiche chirurgiche invece si possono attuare solo per via laparo-assistita, il che significa che per una parte l’intervento viene realizzato con tecnica mininvasiva e per una parte con tecnica chirurgica tradizionale:

    -Ovarioisterectomia

    -Gastropessi preventiva
    -Cistotomia
    -Chirurgia dell’intestino

    Vediamo nel dettaglio alcune pratiche laparoscopiche

    Biopsie di fegato e milza: Sono utili in molte situazioni patologiche come in caso di presenza di noduli, patologie diffuse, splenomegalia. Si possono ottenere dei campioni rappresentativi e di buone dimensioni con un contenimento eccezionale del sanguinamento.

    Biopsie di pancreas: Eseguire questa pratica in laparoscopia è molto utile per evitare danni al pancreas e permette inoltre una buona esplorazione dell’area pancreatica e delle aree attorno.

    Biopsia renale: Grazie a questa tecnica è possibile visualizzare direttamente il rene e posizionarsi nel modo corretto per eseguire biopsie rappresentative e per avere un controllo rigoroso delle emorragie.

    Ovariectomia laparoscopica: In ginecologia umana l’ovariectomia è stato uno tra i primi interventi chirurgici dove la laparoscopia è stata adottata come approccio terapeutico.
    In medicina veterinaria l’ovariectomia è uno degli interventi chirurgici più frequenti e spesso viene eseguito in chirurgia tradizionale.
    Ultimamente però nella maggior parte dei casi è possibile adottare la tecnica laparoscopica con numerosi vantaggi.

    Laparoscopia cane e gatto 1

    Cistotomia ed uretrocistotomia laparo-assistita: Alcune applicazioni di questa tecnica prevedono la rimozione di calcoli vescicali, l’esecuzione di biopsie.

    Enterotomia laparo-assistita: La laparoscopia può essere utile anche negli interventi intestinali. E’ infatti possibile esteriorizzare la parte di intestino che interessa per poter eseguire biopsie o piccoli interventi.

    Rimozione testicoli ritenuti in laparoscopia: E’ possibile asportare in chirurgia laparoscopica i testicoli ritenuti in addome dopo averli adeguatamente identificati tramite ecografia.

    Adrenalectomia in laparoscopia: Questo tipo di intervento si può valutare per l’asportazione delle ghiandole surrenali quando affette da patologia neoplastica.

    Gastropessi preventiva: Questo tipo di intervento viene eseguito per evitare l’insorgenza della tanto temuta torsione gastrica nei cani di razza grande e gigante. La tecnica laparo-assistita è quella più accreditata. Inoltre può essere associata all’intervento concomitante di ovariectomia nella cagna.

    Toracoscopia: Questo tipo di disciplina permette con la minima invasività, di eseguire interventi che in chirurgia tradizionale prevedono delle brecce molto ampie:

    -Biopsie polmonari
    -Lobectomia polmonare parziale o totale
    -Pericardiectomia parziale o totale in associazione con o meno la legatura del dotto toracico

    Laparoscopia cane e gatto 2

    In conclusione ricordiamo che:

    1. La chirurgia mininvasiva presenta numerosi benefici per il paziente: minimo trauma chirurgico, rapida degenza post-operatoria
    2. E’ necessaria una buona formazione chirurgica mininvasiva per acquisire la tecnica necessaria
    3. La biopsia laparoscopica è una tecnica consolidata con eccellenti risultati
    4. L’ovariectomia laparoscopica è uno dei maggiori campi di applicazione di questo tipo di chirurgia

    Presso la nostra struttura utilizziamo le tecniche di chirurgia mininvasiva con successo e questo ci permette di rispettare in pieno il nostro obiettivo: la salute e il benessere dei nostri pazienti.

    A cura della dott.ssa Katiuscia Camboni

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  • La clinica cat friendy: la sala d’attesa

    Da alcuni anni la nostra struttura ha ricevuto la certificazione di clinica “CAT FRIENDLY GOLD”, ma cosa vuol dire questo in pratica?
    Cercheremo di spiegare con una serie di articoli quali sono le accortezze che permettono ad alcune strutture veterinarie di ricevere questa qualifica.
    Per prima cosa l’ideale sarebbe sempre visitare i gatti su appuntamento per ridurre al minimo l’attesa e il conseguente stress del paziente felino. Alcuni proprietari di gatti particolarmente spaventati preferiscono, ad esempio, attendere il loro turno in macchina ed entrare solo al momento della visita. Ovviamente a volte per urgenze o imprevisti questo non è possibile ed è quindi molto importante avere un sala d’attesa cat friendly. In presenza di spazi ampi la sala d’attesa a misura di gatto dovrebbe essere separata da quella per i cani o comunque dovrebbero esserci apposite “barriere” che impediscano il contatto visivo tra le diverse specie. Infatti sebbene molti gatti abbiamo confidenza con il cane di famiglia la vista di un cane sconosciuto può generare ansia e spavento.


    Oltre alla separazione fisica tra cani e gatti è importante che la zona d’attesa cat friendly non sia collocata in una zona di passaggio che i cani utilizzano per accedere alla varie sale o per uscire dalla clinica. Sarebbe utile che in sala d’attesa ci fosse adeguato materiale informativo per spiegare, anche ai proprietari dei cani, le accortezze da utilizzare per i pazienti felini.

    Per ridurre ulteriormente gli stimoli visivi nella sala d’attesa cat friendly dovrebbero esserci a disposizione dei clienti delle coperte con cui coprire i trasportini o delle nicchie in cui poter inserire gli stessi in quanto i gatti preferiscono stare su ripiani e rialzi piuttosto che per terra. Inoltre sarebbe meglio evitare il contatto visivo anche tra gatto e gatto perchè questo può essere stressante. A questo scopo possono essere installati dei piccoli pannelli divisori per separare i trasportini.  L’ideale sarebbe che il proprietario coprisse il gatto fin da casa con una coperta o un telo personali in cui l’animale possa riconoscere odori familiari.

    Un ulteriore ausilio è rappresentato dai diffusori di feromoni che possono essere messi sia in sala d’attesa ma anche nella sala visita per i gatti e nell’area dove questi vengono ricoverati e sostituiti ogni 30 giorni. Sarebbe buona norma consigliare ai proprietari di spruzzare lo stesso prodotto sotto forma di spray nel trasportino circa 30 minuti prima di metterci il gatto o, per il veterinario, spruzzarlo sulle mani o sui vestiti prima della visita.
    Visto che il veicolo contenuto nel prodotto è a base alcolica è necessario far sempre passare circa 30 minuti tra l’applicazione e la visita del gatto. In ogni caso in sala d’attesa non devono essere presenti profumi/odori forti in quanto possono infastidire i gatti e i locali devono sempre essere ben areati.
    L’isolamento acustico dei pazienti felini non sempre è possibile ma bisognerebbe attutire al massimo gli stimoli rumorosi e far permanere all’esterno della clinica i cani particolarmente agitati.
    In ogni caso anche se la sala d’attesa rispetta tutti i requisiti richiesti dalla certifiazione cat friendly sarebbe bene ridurre al minimo l’attesa del proprietario e del suo gatto e farli accomodare nel più breve tempo possibile nell’ambulatorio per la visita.
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  • La Malattia Virale Emorragica 2

    La Malattia Virale Emorragica 2

             

    La Malattia Virale Emorragica (MEV) è una patologia di origine virale causata da un Lagovirus della famiglia Caliciviridae e nota anche come RHDV (Rabbit Haemorragic Disease Virus).

    Questa malattia è particolarmente contagiosa ed è caratterizzata da un decorso nella maggior parte dei casi acuto/iperacuto con la morte del coniglietto.

    I segni clinici più comuni sono emorragie diffuse, ma spesso si verifica la morte improvvisa del coniglio senza la manifestazione di sintomi. In casi più rari si possono riscontrare ittero, letargia, anoressia e dimagramento, fino alla morte nell’arco di un paio di settimane.

    La MEV viene trasmessa sia per via diretta da conigli malati o portatori a conigli sani sia per via indiretta tramite vettori come zanzare, pulci e zecche.

    Inoltre questa è una malattia con obbligo di denuncia da parte del veterinario secondo il Regolamento di Polizia Veterinaria che prevede l’eutanasia degli animali infetti.

    Per prevenire questa patologia sono disponibili in commercio diverse tipologie di vaccino. Per i conigli da compagnia il più utilizzato attualmente è un vaccino monodose che deve essere richiamato annualmente.

    Da qualche anno (dal 2010 per l’esattezza) però è comparsa una nuova variante di questa patologia virale, nota dapprima come RHDVFrancia2010 (per il luogo e l’anno di comparsa) poi come RHDV2 o MEV2.

    I segni clinici e le lesioni micro/macroscopiche sono sovrapponibili alla MEV classica, però questa nuova variante è in grado di colpire conigli di tutte le età soprattutto dopo i 15 giorni di vita (nella MEV classica vengono colpiti, invece, solo i conigli al di sopra dei 40-50 giorni di età) ed anche la lepre sarda (indenne, invece, dalla MEV classica), in cui causa un’epatite letale.

    Lepre sarda

    I vaccini precedentemente utilizzati per la forma classica di MEV risultano poco efficaci nei confronti di questo nuovo ceppo virale che presenta una struttura antigenica diversa.

    Diventa quindi ora necessario, per proteggere i nostri amici coniglietti, vaccinarli anche contro questa malattia con un vaccino specifico da richiamare annualmente.

    Se hai un coniglietto vieni a chiedere informazioni presso una delle nostre strutture!!!

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  • Obesità nel cane: gestione e prevenzione

    L’obesità nel cane è una condizione che porta a gravi alterazioni di varie funzioni organiche e limita la longevità dell’animale.
    È molto importante dunque riconoscere il problema e intervenire tempestivamente.
    La collaborazione dei proprietari  è fondamentale  per ottenere una perdita di peso.
    E’ bene ricordare che la bilancia non è l’unico indicatore di  peso corporeo e condizioni di salute, ma che la reale indicazione dello stato del peso di un soggetto è data dalla distribuzione della massa grassa e di quella muscolare. Esistono, infatti, degli strumenti di misurazione oggettivi e standardizzati con cui eseguire le corrette valutazioni. La prima arma a disposizione è sicuramente la dieta e grazie al Medico Veterinario è possibile scegliere la soluzione nutrizionale appropriata e personalizzare il programma di dimagrimento.
    Gli alimenti per la gestione del peso non sono tutti uguali, esiste in commercio una vasta scelta di cibi commerciali a basso contenuto calorico tenendo conto di tutti i principi nutritivi (aminoacidi, acidi grassi, minerali e vitamine)  che devono esser bilanciati in maniera corretta in relazione all’età e ai bisogni di ciascun paziente senza portare a carenze di principi nutritivi essenziali. In alternativa si potrebbe preferire una dieta ipocalorica casalinga, avendo ancora più attenzione a formulare una dieta bilanciata e completa.
    Ovviamente l’esercizio fisico è fondamentale per aumentare il dispendio energetico e prevenire la perdita di massa muscolare.
    L’effetto della perdita di peso associata a esercizio fisico generalmente migliora la resistenza dell’animale, consigliamo, infatti, di iniziare l’allenamento con passeggiate brevi ma frequenti e poi  aumentare gradualmente l’intensità e la durata.
    Per ottenere una perdita di peso e poi stabilizzare il risultato conseguito, è necessario modificare le abitudini dietetiche. L’offerta di avanzi e bocconcini può spingere il cane ad accattonare il cibo. L’animale deve essere alimentato soltanto nella sua ciotola e tenuto a distanza quando i componenti umani del nucleo famigliare stanno mangiando, specialmente se sono abituati a dargli del cibo in queste occasioni.
    Le cattive abitudini possono essere rimpiazzate da nuovi rituali. Il fattore  che  più contribuisce all’ aumento del peso è l’elargizione di premi alimentari, che siano snack disponibili in commercio o alimenti umani. La concessione di premi è una componente molto importante del legame animale proprietario e non va mai sottovalutata. Come per qualsiasi alimento è possibile calcolare il contenuto calorico degli snack, infatti, il fabbisogno calorico giornaliero viene assunto anche sotto forma di premi. La somministrazione di piccoli pasti e frequenti durante la giornata può essere più vantaggioso rispetto a un unico pasto.
    Dopo aver visitato il paziente, determinato il peso ottimale e l’eccesso di peso si passa alla scelta di un alimento idoneo determinando la quantità giornaliera da seguire.
    Il cane deve essere monitorato scupolosamente durante la dieta con controlli ravvicinati, pesate settimanali e misure morfometriche così da poter tracciare una curva della perdita di peso.
    Una volta ottenuta la perdita di peso, è importante il monitoraggio nel lungo termine e scegliere quindi un ottimo cibo di mantenimento.
    Prevenire il problema e impegnarsi a far mantenere ai nostri amici a quattro zampe il peso ottimale è sicuramente la soluzione migliore per il loro benessere.
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  • Obesità nel cane: gestione e prevenzione

    L’obesità nel cane è una condizione che porta a gravi alterazioni di varie funzioni organiche e limita la longevità dell’animale.
    È molto importante dunque riconoscere il problema e intervenire tempestivamente.
    La collaborazione dei proprietari  è fondamentale  per ottenere una perdita di peso.
    E’ bene ricordare che la bilancia non è l’unico indicatore di  peso corporeo e condizioni di salute, ma che la reale indicazione dello stato del peso di un soggetto è data dalla distribuzione della massa grassa e di quella muscolare. Esistono, infatti, degli strumenti di misurazione oggettivi e standardizzati con cui eseguire le corrette valutazioni. La prima arma a disposizione è sicuramente la dieta e grazie al Medico Veterinario è possibile scegliere la soluzione nutrizionale appropriata e personalizzare il programma di dimagrimento.
    Gli alimenti per la gestione del peso non sono tutti uguali, esiste in commercio una vasta scelta di cibi commerciali a basso contenuto calorico tenendo conto di tutti i principi nutritivi (aminoacidi, acidi grassi, minerali e vitamine)  che devono esser bilanciati in maniera corretta in relazione all’età e ai bisogni di ciascun paziente senza portare a carenze di principi nutritivi essenziali. In alternativa si potrebbe preferire una dieta ipocalorica casalinga, avendo ancora più attenzione a formulare una dieta bilanciata e completa.
    Ovviamente l’esercizio fisico è fondamentale per aumentare il dispendio energetico e prevenire la perdita di massa muscolare.
    L’effetto della perdita di peso associata a esercizio fisico generalmente migliora la resistenza dell’animale, consigliamo, infatti, di iniziare l’allenamento con passeggiate brevi ma frequenti e poi  aumentare gradualmente l’intensità e la durata.
    Per ottenere una perdita di peso e poi stabilizzare il risultato conseguito, è necessario modificare le abitudini dietetiche. L’offerta di avanzi e bocconcini può spingere il cane ad accattonare il cibo. L’animale deve essere alimentato soltanto nella sua ciotola e tenuto a distanza quando i componenti umani del nucleo famigliare stanno mangiando, specialmente se sono abituati a dargli del cibo in queste occasioni.
    Le cattive abitudini possono essere rimpiazzate da nuovi rituali. Il fattore  che  più contribuisce all’ aumento del peso è l’elargizione di premi alimentari, che siano snack disponibili in commercio o alimenti umani. La concessione di premi è una componente molto importante del legame animale proprietario e non va mai sottovalutata. Come per qualsiasi alimento è possibile calcolare il contenuto calorico degli snack, infatti, il fabbisogno calorico giornaliero viene assunto anche sotto forma di premi. La somministrazione di piccoli pasti e frequenti durante la giornata può essere più vantaggioso rispetto a un unico pasto.
    Dopo aver visitato il paziente, determinato il peso ottimale e l’eccesso di peso si passa alla scelta di un alimento idoneo determinando la quantità giornaliera da seguire.
    Il cane deve essere monitorato scupolosamente durante la dieta con controlli ravvicinati, pesate settimanali e misure morfometriche così da poter tracciare una curva della perdita di peso.
    Una volta ottenuta la perdita di peso, è importante il monitoraggio nel lungo termine e scegliere quindi un ottimo cibo di mantenimento.
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  • Malattia pulpare ed endodonzia – seconda parte: diagnosi e trattamento

    La valutazione della vitalità del tessuto pulpare di un dente umano è molto più semplice che nel cane e nel gatto. In veterinaria infatti ci si basa essenzialmente sull’esame clinico e sulle immagini radiologiche del dente colpito.

    Importante è raccogliere bene i dati dell’anamnesi riferiti ad alito cattivo, difficoltà masticatorie e anche perdita di sangue dalla bocca. Esaminando il cavo orale il dente con pulpite facilmente appare più scuro a causa di un’emorragia della polpa o per la polpa necrotica (maggiormente visibile puntando una fonte di luce dietro il dente), può muoversi e/o essere dolente alla palpazione. Possono anche essere visibili altri segni primari come fratture coronali o lussazioni dentali, o secondari come fistole orali e cutanee, tumefazione del muso o della gengiva.

    L’esame radiografico dei denti permette di confermare il sospetto che può nascere dalla visita clinica. Il canale pulpare può apparire più ampio rispetto a quello del dente controlaterale. È considerato un segno di patologia pulpare poiché nel dente sano gli odontoblasti continuano a depositare la dentina nel corso del tempo, facendo restringere via via il canale, mentre nel dente patologico questo processo si arresta al momento della morte del dente. Questa valutazione radiografica è un po’ più complessa nell’animale adulto o anziano, e comunque può richiedere una radiografia di confronto dopo alcuni mesi. Altre anomalie riscontrabili sono aree di radiotrasparenza periapicale e riassorbimento della radice, spesso però più tardivi come conseguenza di una pulpite cronica o necrosi della polpa. Questi sono i segni cosiddetti di patologia periapicale, visibili oltre che per un ascesso, anche in caso di granuloma e di cisti periapicale.

    malattia pulpare

    La malattia pulpare e/o periapicale può essere completamente asintomatica oppure molto dolorosa, ma i segni clinici sono spesso ingannevoli e quindi non facilmente notati dal proprietario dell’animale.

    Le lesioni pulpari e periapicali, confermate dalla visita clinica e dallo studio radiografico, devono essere trattate, anche se il paziente non mostra chiari segni di dolore o fastidio. I trattamenti possibili sono essenzialmente l’estrazione del dente malato oppure il trattamento endodontico.

     malattia pulpare strumenti

    L’endodonzia è la branca dell’odontoiatria che cura l’endodonzio dentale (i tessuti interni del dente tra cui la polpa, vedi articolo precedente) con trattamenti endodontici appunto, che sono conservativi ed alternativi all’estrazione dentale. Termini più comuni per descrivere questi trattamenti sono terapia canalare o devitalizzazione.

    Non tutti i denti affetti da malattia pulpare possono essere trattati (denti troppo piccoli, denti colpiti anche da patologia del parodonto, particolari fratture coronali, denti immaturi.

    La terapia canalare spesso necessita di più sedute e devono essere rispettate tutte le fasi che ne determinano il successo finale: radiografie dentali preoperatorie, estirpazione completa della polpa e pulizia, otturazione del canale dopo corretta preparazione, controllo radiografico postoperatorio e a distanza di tempo. La stabilità del dente così trattato è assicurata dal parodonto sano, nonostante venga tolta la polpa interna. Se invece il dente affetto da pulpite cronica non viene trattato con terapia canalare, l’infiammazione può estendersi a livello periapicale e poi del parodonto, fino a distruggerlo, causando così mobilità dentale irreversibile, trattabile solo più con l’estrazione.

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  • Le minzioni inappropriate e le marcature urinarie del gatto

    Le minzioni inappropriate e le marcature urinarie del gatto sono spesso motivo di consulto per un medico veterinario esperto in comportamento.
    Come possiamo distinguere tra le due e capirne la causa?
    Per minzioni inappropriate si intende l’emissione di urina in grande quantità al di fuori della lettiera su un substrato orizzontale. In questo caso possiamo vedere il gatto accucciarsi (come in lettiera) ed eliminare completamente l’urina presente in vescica.
    Per marcature urinarie si intendono gli spot di urina emessi su substrato verticale atti a lasciare un segnale visivo ed olfattivo in determinati punti prescelti. In questo caso il gatto non svuota la vescica ma emette solo una piccola quantità di urina.
    Quali sono le cause che possono determinare le minzioni inappropriate e le marcature urinarie?
    Le minzioni inappropriate possono derivare da patologie organiche (come le cistiti, le ostruzioni o la presenza di calcoli) che causano dolore o fastidio durante la minzione o da patologie del comportamento. Spesso nel primo caso i sintomi insorgono improvvisamente e senza una correlazione a traumi, cambiamenti ambientali  o di vita del gatto.
    Nel secondo caso spesso l’insorgenza è graduale o correlata ad eventi specifici ed associata a situazioni di stress, ansia, paure, errori gestionali o invecchiamento.
    Gli errori gestionali più comuni riguardano la posizione della cassetta igienica, il numero delle cassette (specialmente se sono presenti più gatti in casa), la tipologia di lettiera utilizzata o la frequenza con cui viene pulita.
    Esistono anche situazioni in cui il gattino orfano può non aver appreso correttamente la sequenza eliminatoria e/o il corretto substrato da utilizzare (sabbietta) e di conseguenza non la applichi nella maniera corretta.

    Anche per le marcature urinarie è possibile identificare alcune cause organiche o comportamentali alla base della sintomatologia.
    Il gatto infatti suddivide il suo territorio domestico in diverse zone, ciascuna con un’utilità diversa, attraverso le marcature facciali, urinarie e visive (graffi). Ogni zona quindi viene utilizzata per un’attività specifica come dormire, mangiare, eliminare feci ed urine, cacciare o giocare.
    Nel caso di problematiche puramente comportamentali spesso esistono degli stati di malessere legati alla presenza di altri gatti, agli ambienti chiusi o a modificazioni ambientali che possono destrutturare il territorio rompendo l’equilibrio emotivo del gatto. Di conseguenza il gatto cercherà di ristabilire il suo l’equilibrio utilizzando le marcature ( di tutte le tipologie viste in precedenza). Spesso il tentativo dei proprietari di cancellare le tracce delle marcature urinarie possono generare nel gatto ancora più malessere e potranno essere la causa di un aumento  esponenziale del comportamento indesiderato.
    Come abbiamo visto in entrambe le situazioni le cause possono essere ricercate  sia tra le patologie organiche che tra quelle comportamentali. Saranno i sintomi, l’insorgenza e l’evoluzione della patologia ad indirizzare il medico veterinario verso una strada o l’altra e scegliere la terapia farmacologica e/o comportamentale più adatta ad ogni caso.

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  • La Malattia Valvolare Mitralica Cronica

    La malattia valvolare mitralica cronica, conseguente a degenerazione mixomatosa, è una delle patologie cardiovascolari più frequenti nella pratica clinica, il cui esito, se non adeguatamente controllata, è l’insufficienza cardiaca congestizia.

    Questa patologia si presenta con maggiore frequenza in alcune razze di piccola taglia e in età avanzata, come ad esempio il Cavalier King Charles , per il quale è riportata una prevalenza del 100% negli animali di età superiore a 10 anni, o il Bassotto , ma può interessare soggetti di taglia diversa.

    malattia valvolare mitralica cronica

    L’importanza del monitoraggio del paziente con insufficienza mitralica prima che avvenga lo scompenso e compaia la sintomatologia, attraverso diversi marker che attualmente vengono impiegati per comprendere la progressione della malattia: tra questi il VHS , la frequenza cardiaca valutata nei 5 minuti, il rapporto tra vena e arteria polmonare destra, l’ampiezza dell’onda E e il suo rapporto con l’ampiezza dell’onda A, nonché il BNP.

    Fondamentale è la comprensione da parte del proprietario nel mettere sotto terapia un cane con cardiomegalia anche se apparentemente asintomatico, e dall’osservazione a casa di alcuni segnali ( ad esempio sforzo fisico, la respirazione durante il sonno e l’appetito) che possono essere indicativi della progressione della malattia, ma che spesso il proprietario stesso tende a sottovalutare .

    Importante anche l’utilizzo di una dieta alimentare adeguata povera di sodio e l’utilizzo di integratori per il muscolo cardiaco ( omega 3 ).

    Il trattamento dietetico è una parte fondamentale della terapia. Lo scopo principale di una dieta per cani con insufficienza cardiaca è quello di ridurre il lavoro del cuore, andando però a coprire le esigenze nutritive dell’animale.

    Per fare ciò dobbiamo:

    • ridurre il carico di lavoro dei reni, diminuendo i cataboliti delle proteine

    • assicurare un apporto calorico adeguato per prevenire fenomeni di obesità

    • fare in modo di apportare poco sodio nella dieta, per evitare fenomeni di accumulo; al tempo stesso però è necessario fornire una dieta con pH acido per favorire l’escrezione di sodio

    • integrare con vitamine del gruppo B, che vanno perse durante diuresi

    • prevenire il deficit di potassio, che può essere causato dalla somministrazione di diuretici

    • ridurre lo stress metabolico del fegato, riducendo la gluconeogenesi

    Il principale obbiettivo da perseguire è la limitazione del sodio. Infatti studi sperimentali hanno evidenziato una stretta correlazione tra una ridotta escrezione di sodio a livello renale e l’instaurarsi di patologie cardiache.

    Il passaggio tra una dieta con un apporto di sodio normale o eccessivo ad una dieta con apporto di sodio limitato deve essere fatta per gradi, dando così la possibilità all’animale di abituarsi. Con la limitazione del sodio nei soggetti che hanno già manifestato sintomatologia edematosa ed ascitica, si ha un miglioramento pronto, perché viene a cessare la ritenzione di sodio e di acqua, che vengono così escreti dai reni. Infatti l’acqua segue il percorso del sodio sia dentro che fuori dall’organismo. La limitazione del sodio è però controindicata negli animali disidratati, debilitati, cachettici, con diarrea cronica e femmine in gravidanza.

    Mentre si pratica una dieta iposodica si deve fare molta attenzione che altri elettroliti come calcio e soprattutto il potassio siano presenti nella dieta in quantità adeguate, per poter garantire una omeostasi corretta.

    Le proteine somministrate ad animali con problemi cardiaci devono essere di elevata qualità e di estrema digeribilità, in poche parole di elevato valore biologico, in maniera che il fegato possa produrre poche scorie azotate e i reni possano lavorare in maniera “leggera”.  E’ quindi necessaria la somministrazione di alimenti altamente digeribili suddivisi in piccole quote

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