È un lavoro del gatto, ma qualcuno deve pur farlo. C’è una signora americana, si chiama Joan Rachlitz Bowell, è una designer che ha studiato in Danimarca (ieri era anche il suo compleanno) e ha un problema. Trovare qualcuno che la sostituisca per almeno sei mesi nel suo «santuario dei gatti» in Grecia, un posto incantevole sull’isola di Syros sul mare Egeo, a partire dal 1 novembre 2018. Ci sono migliaia di persone che accudirebbero gratis i gatti dei vicini, in questo caso la signora Bowell (se siete interessati mandatele il curriculum all’indirizzo [email protected], il fortunato verrà contatatto via Skype) offre una casa bellissima con giardino, spese incluse e uno stipendio superiore alla media della Grecia per un lavoro part-time che ogni giorno durerebbe massimo 4 ore.
Il candidato dovrà andar lì un mesetto prima (gratis, ma con alloggio pagato) per farsi conoscere, e magari amare. E magari memorizzare i 55 nomi e associarli ad altrettanti gatti. C’è Fluffy che ha perso un occhio, ci sono Snowy e Benji che amano andare in spiaggia al tramonto e poi c’è Kallista, che in greco significa «la più bella», che è una delle ultime arrivate.
Per chi ama i gatti occuparsene non è un lavoro ma un piacere. Ma chiunque abbia anche un solo gatto sa che comunque non è semplicissimo, figurarsi aver a che fare con 55 gatti, che in nove file di sei ne resta uno soltanto, e vallo a trovare. La signora Bowell lo sa bene e infatti nei requisiti necessari ma non sufficienti dei candidati ci vuole un’età superiore ai 45 anni con qualche esperienza gattara alle spalle, meglio se infermieri o veterinari, che sia in grado di nutrire la colonia e di occuparsi di dar loro le medicine.
Ora, è vero che i gatti hanno sette vite (quanto fa 55×7?) ma si suppone che qualcuno di loro non stia tanto bene, visto che la signora Bowell richiede – giustamente – tra le competenze anche quella di saper guidare una macchina con cambio manuale per portare i gatti dal veterinario in caso non stessero bene. Si da anche il caso che, secondo l’annuncio in inglese, pubblicato una settimana fa nella bacheca Facebook God’s Little People Cat Rescuehouse, il nome del suo rifugio per gatti in Grecia, condiviso ieri da 17mila persone e commentato da 22mila, qualcuno di questi 55 gatti non sia propriamente socievole con gli estranei. D’altronde questo è un rifugio per gatti, non una casa. E nessuno è più indipendente di un gatto che vive su un’isola.
«Può capitare anche – dice la donna – che si abbia a che fare con gatti non addomesticabili (feral in inglese) o poco propensi a essere toccati dall’uomo. E in questi casi cosa si fa? Facile per chi ama i gatti e ci sa fare ne conosce anche la psicologia: basta saper sussurrare paroline dolci in gattese.