Venerdì, 28 Ottobre 2016 12:55
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E’ stato presentato ieri a Roma il documento approvato dalla Commissione parlamentare per le Questioni regionali riguardante i futuri rapporti fra lo Stato e le autonomie territoriali, con particolare riguardo al sistema delle Conferenze (Stato-Regioni, Stato-Città e Unificata).
Dagli anni Ottanta ad oggi- passando per la riforma del Titolo V del 2001- la Conferenza dei Presidenti delle Regioni è la sede ufficiale della interlocuzione istituzionale interregionale. Ma il nuovo Senato, riformato dalla legge costituzionale, rappresenterà esso stesso le istituzioni territoriali esercitando “le funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti: sarà per questo formato da “novantacinque senatori rappresentativi delle istituzioni territoriali”.
Il rapporto tra Senato e conferenze “diviene dunque centrale nel nuovo assetto istituzionale”. Ma che ne sarà delle Conferenze?
Senato più trasparente delle Conferenze– Il documento della Commissione per le questioni regionali sostiene che “nel nuovo Senato potrà essere garantita la necessaria trasparenza degli atti e delle procedure, spesso carente nell’ambito delle conferenze. Tuttavia, il ‘sistema della conferenze’ non può ritenersi superato dalla riforma costituzionale.
Intese e Accordi non trasferibili al Senato- La molteplicità di funzioni svolte fa sì che molti compiti delle attuali conferenze, soprattutto quelli meramente amministrativi e tecnici, non possano essere trasferiti al nuovo Senato. In particolare, mal si prestano ad essere trasferite ad un ramo del Parlamento quale è il Senato, le procedure di carattere negoziale che tipicamente sfociano nelle intese o negli accordi. Il ‘sistema delle conferenze’- secondo il documento della Commissione- non può dunque essere soppresso ma dovrà essere ampiamente rivisitato.
Attribuzioni delle Conferenze che passano al nuovo Senato– Le modifiche apportate dalla riforma costituzionale al titolo V segnano nel loro complesso un riaccentramento delle competenze. Cosa passa dalle Conferenze al nuovo Senato? E’stata proposta la distinzione tra
– funzioni di carattere legislativo (trasferite al Senato),
– funzioni di carattere amministrativo (resterebbero di competenza delle conferenze).
Per le funzioni di carattere amministrativo è più difficile tracciare una linea di demarcazione; queste ultime infatti riguardano un ambito vastissimo di atti, spaziando da decisioni di assoluto rilievo politico direttamente incidenti sulla vita dei cittadini (basti pensare al Patto per la salute) alla partecipazione ad atti di carattere microsettoriale o riferiti a singoli enti. In tal caso gli atti di maggior rilievo politico, in cui si concretano scelte o indirizzi che incidono sui diritti dei cittadini o sulla vita economica del Paese (appunto il Patto per la salute, ai piani sociali di rilievo nazionale) dovrebbero essere riservati al Senato.
Il Senato e le Conferenze svolgerebbero un ruolo “volto alla ricomposizione degli interessi statali e territoriali, agendo il primo nel campo della mediazione politico-istituzionale e le seconde sul piano più propriamente amministrativo ed attuativo”.
Due possibili strade- Per la Commissione Questioni Regionali la direzione dovrebbe puntare ad una sinergia tra il nuovo Senato e le conferenze. Due le strade possibili:
– riconoscere in Senato la presenza degli esecutivi regionali, prevedendo la partecipazione, oltre che del rappresentante del Governo nazionale anche di un rappresentante dei Governi regionali, espresso dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome (cosiddetta conferenza orizzontale).
-una istituzionalizzazione dei rapporti tra Senato e conferenze, da realizzare anche, nella sua forma più compiuta, con l’incardinamento delle stesse presso il Senato.