Bisogna andare all’Ultima cena per scoprire il lavoro oscuro del numero 13. Il 13esimo all’Ultima cena è il traditore Giuda (e anche da noi 13 a tavola non porta bene). Nella mitologia scandinava il 13esimo semidio è il cattivo Loki, il fratellastro di Thor, che arriva non invitato al convivio degli dei. Venire dopo il 12, numero sacro per assiri e babilonesi, lo fece già allora considerare un portasfortuna. Era un venerdì 13 anche quello in cui Filippo il Bello, re di Francia, ordinò l’arresto dei Cavalieri Templari.
C’è anche chi pensa che questo numero porti sfortuna perché i mesi lunari, tradizionalmente legati al mondo femminile, sono 13, non i 12 del calendario solare. La società patriarcale non amerebbe dunque il numero 13.
Il Venerdì è il giorno della morte di Gesù secondo i Vangeli e anche il diluvio universale cominciò nel giorno 17 (lo dice la Genesi 7-11).
Come per il 17 da noi può mancare come fila in un aereo, come piano in un palazzo, ma anche fra le auto di Formula Uno.
È la paura del numero 4. È diffusa nei paesi asiatici come Cina, Giappone e Corea. In queste lingue la parola 4 suona molto simile alla parola morte. Si saltano i piani e i numeri civici che contengono questa cifra.
In Inghilterra è il blu a essere proibito, il verde in Francia. Dunque non è solo il viola a portare sfortuna in teatro. Per l’Italia la tradizione viene dal fatto che il viola è il colore dei paramenti liturgici in periodi come la Quaresima in cui venivano vietate le rappresentazioni. Per gli attori era il periodo peggiore, senza guadagni. Per l’Inghilterra è il blu perché le stoffe di questo colore erano costoso e le compagnie che le acquistavano fallivano. In Francia è il verde perché pare fosse il colore indossato da Moliere nella sua ultima interpretazione, ma anche perché risaltava poco con le luci.
Ovvero il dramma scozzese. Si chiama così perché si ritiene che nominare quest’opera in un teatro porti sfortuna. Chi lo fa deve uscire ruotare su se stesso tre volte, sputare da sopra la spalla sinistra e recitare una battuta di un altro dramma shakespeariano. Alla fine bussa e aspetta di essere invitato a rientrare. La maledizione viene dalle streghe presenti nel dramma.
Gli attori inglesi non fischiano sul palco. Erano i tecnici a comunicare con i fischi, aggiungerne altri avrebbe provocato errori. In scena vanno solo denaro e gioielli finti. Non si fa una prova completa senza pubblico.
Superstizione da marinai quella che vuole che uccidere uno di questi uccelli porti sfortuna. Si crede che porti dentro di se lo spirino dei marinai annegati.
Notoriamente è messaggero di sventura. Per alcuni rappresenta il diavolo e non fece buona figura quando Noè lo mandò in esplorazione: mangiò le carcasse sull’acqua, non portò l’ulivo come la colomba.
Evidentemente gufare viene da qui. In Sud America invece è di buon auspicio, ma essendo un animale notturno è comunque associato al buio e ai fatti che avvengono di notte.
Una superstizione turca. Scoccata la mezzanotte, la gomma da masticare potrebbe diventare carne putrefatta e arrivare a trasformare il malcapitato in uno zombie. È fra le superstizioni raccolte da kayak.it.
Pare che in Grecia sputare senza saliva tenga lontano il diavolo e il malocchio. Si imita il rumore dello sputo per allontanare la sfortuna in conversazioni su questo argomento.
In Svezia quelli con la A sopra indicano il liquame, quelli con la K l’acqua. A seconda di quanti se ne incontrano durante la giornata si saprà il risultato della stessa. Se si sbaglia bisogna ripassarci sopra camminando all’indietro.
Tenerne una in tasca è il segreto della giovinezza in Gran Bretagna. La quercia è un albero dà sempre associato alla longevità e in grado di allontanare la malattia.