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Rapallo – Sette gatti a casa, dodici in giardino, cinquanta nelle colonie, milleduecento – milleduecento, sì – a cui ha dato una famiglia, in dieci anni. Tramite meccanismo rigoroso, con tanto di “pre affido”. Chiara Desanctis, 40 anni, di Rapallo, è la mamma dei gatti. «Mi piace come definizione, sì – sorride – ma se uno mi chiama gattara, va bene lo stesso». È schiva come i gatti, Chiara. Tanto che fino all’ultimo, chiede: «Ma è proprio necessario, mettere il mio nome? A Rapallo mi conoscono, sanno cosa faccio. E io non voglio pubblicità».

Poi, però, ci pensa su: «Se tutto questo può servire a dare un tetto sicuro e una famiglia d’amore ai miei gatti, ben venga. Sia chiaro, però: io valuto approfonditamente tutte le persone che si fanno avanti. Vado in casa loro, per vedere se hanno un ambiente sicuro: se c’è un poggiolo con le grate e senza rete, non ci siamo». Capelli neri, unghie rosse fiammanti e lunghe come artigli, occhi dall’iride allungato, come quello dei felini: da dieci anni, Chiara Desanctis ha assorbito parecchio, dai mici. Routine quotidiana compresa. Com’è iniziato, tutto questo? «Da piccola. Se mia mamma mi perdeva un attimo d’occhio non aveva dubbi: mi trovava infilata nella cuccia del cane più vicino».

Sul gatto, «l’animale del mistero, intelligentissimo» Chiara Desanctis “vira” una decina d’anni fa. «A Rapallo per i cani randagi c’è “Il Rifugio”. Per i gatti, non c’è una struttura di riferimento. Da qui mi sono detta: “Posso essere d’aiuto per loro”. Smontiamo un primo luogo comune: un gatto randagio non è un gatto selvatico ma è un animale che, per come gli è andata la vita, finisce suo malgrado in strada e suo malgrado deve cavarsela». Ogni giorno, Chiara fa il giro delle colonie dei gatti a Rapallo: dove sono, non lo diciamo perché di matti che avvelenano i gatti ce ne sono a bizzeffe. «E c’è ancora assai radicato un pensiero comune che vede nel cane un animale di “serie A” e nel gatto un animale di “serie B”. E’ un credo da smontare». Fermata da due ernie al disco, oggi Chiara Desanctis è disoccupata. A chiamata, fa la “cat sitter” «ma non mi faccio pagare. Se una persona vuole darmi qualcosa, questa viene immediatamente girata per i gatti randagi».

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