Roma, 15 novembre 2015 – Alla mostra canina vince il cane corso con le orecchie amputate. Ma come è possibile? In Italia non c’è il divieto di tagliare coda e orecchie ai cani? La domanda è legittima, la risposta altrettanto visto che la legge in Italia non si rispetta, si aggira. Così seppure nel nostro Paese sia in vigore il divieto spesso le gare di bellezza destinate ai quattrozampe se le aggiudicano proprio animali mutilati.
La caudotomia e l’ochiectotomia – così si definiscono queste mutilazioni con termini tecnici – (nonché il taglio delle corde vocali e l’asportazione delle unghie e dei denti) sono vietati se non sorretti da motivazioni medico-veterinarie volte a salvaguardare la salute dell’animale (e qui c’è l’escamotage). Il divieto di interventi chirurgici destinati a modificare l’aspetto di un animale da compagnia è sancito dall’art. 10 della Legge 4 novembre 2010 n. 2010 (ratifica della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia di Strasburgo del 13 novembre 1987).
Le conseguenze: “Qualora non avvalorato da certificato medico e relativa cartella clinica, l’intervento modificativo dell’aspetto dell’animale come sopra precisato, deve ritenersi punibile ex art. 544 ter c.p.”. E’ quanto spiega Claudia Ricci, legale dell’Enpa, ente nazionale protezione animali.
L’espediente per aggirare l’ostacolo l’aveva fornito l’ex ministro della Salute Fazio con una circolare che rimetteva la decisione alla discrezionalità dei veterinari. Quindi, spesso, accade che basta dire che il cane da caccia è un cane da lavoro per poter praticare il taglio. Precedentemente c’era l’ordinanza Martini del 2011 che imponeva, al contrario, il divieto assoluto.
Ora, dunque, ci si può presentare alla gara con il foglio timbrato dallo specialista: le remore si superano e si sfila sereni in passerella con il quattrozampe dalle orecchie a punta come in natura non si è mai visto. Cani di razza e “preziosi” che arrivano a costare tra i mille e i tremila euro alla nascita e che, se premiati, possono acquisire un valore in denaro inaspettato: da 80.000 euro fino al mezzo milione.
Al Mondiale canino di Milano in giugno – presenti circa 30.000 cani – quelli senza coda o con le orecchie mutilate erano molti. E, a giustificarne l’aspetto c’erano circa 900 certificati medici firmati da altrettanti veterinari che parlavano di incidenti improbabili o malattie estemporanee tali da determinare la necessità dell’intervento chirurgico. Ma seppure il cane – peraltro costoso e di razza tanto da partecipare a gare internazionali – fosse rimasto davvero impigliato in una recinzione con un orecchio, perché si è amputato anche l’altro? E tutte queste creature, pagate profumatamente, hanno le code tanto delicate da non riuscire a fare le feste al proprietario senza romperle?
E’ talmente palese che c’è qualcosa che non quadra che sono stati per primi i veterinari a decidere di andare a fondo. ANMVI con Marco Melosi e FNOVI con Carla Bernasconi si sono messi in moto e hanno raccolto i 900 certificati medici e hanno cominciato ad esaminarli. Con un avvertimento: i “pezzi di carta” che saranno ritenuti mendaci saranno trasmessi alla magistratura e gli specialisti beccati a barare potranno essere sanzionati dall’Ordine con provvedimenti che vanno dalla sospensione alla radiazione. “Perché è tempo di dire basta ad un malcostume che scredita l’intera categoria“, tuona Carla Bernasconi. Per adesso si sa che si sono trovate firme di molti medici veterinari inesistenti, ovvero documenti completamente contraffatti.
Non che questo abbia ancora cambiato le cose visto che, dopo Milano, c’è stata una mostra a Cesena dove ha vinto un cane mutilato e altrettanto è accaduto in diversi altri appuntamenti “ufficiali”. In Italia si svolgono circa 300 esposizione canine ogni anno.
“Tutto questo, se fossimo un Paese serio, non potrebbe avvenire – riflette la presidente nazionale dell’Enpa Carla Rocchi – Si tratta di una pratica inutile e assurda, spesso realizzata in maniera fraudolenta, che non imbellisce i cani ma imbruttisce chi la pratica. Roba vecchia, superata dai tempi e dalla nuova sensibilità nei confronti degli animali”.
Inevitabile porsi alcuni interrogativi, i primi dei quali riguardano i controlli alle esposizioni canine dove, sovente, all’ingresso viene esposto il cartello: “Divieto di ingresso ai cani con coda o orecchie mutilate”. Il cartello è l’alibi mentre quanto avviene in passerella dove sfilano e vincono animali con un aspetto difforme da quello che la natura ha dato loro, è ben altro.
Sicuramente dietro c’è una questione di soldi: il taglio delle orecchie viene pagato con circa 150 euro al veterinario e seppure le multe previste per chi infrange le regole siano molto salate – dai 5.000 ai 30.000 euro – o sia contemplato anche il carcere fino a 18 mesi, i controlli non ci sono e tutti passano indenni sventolando il foglio firmato dallo specialista. Fino ad oggi, almeno.
I divieti valgono in modo particolare per le razze di cane italiano, ossia il mastino napoletano e il corso. In Italia le mutilazioni sono vietate ma vengono ancora praticate in altri Paesi, soprattutto dell’est. “Cani che non si dovrebbero accettare nelle esposizioni serie”, insiste Melosi. Anche l’Enci, ente nazionale cinofilo italiano, ha deciso di schierarsi contro gli abusi proponendo il divieto di iscrizione ad esemplari “manomessi” dalle mani del chirurgo. In Germania è stato fatto qualcosa di analogo e non si vedono più sfilare cani amputati.
Ma perché questa tendenza? Viene dal passato, spiegano gli studiosi, dai tempi in un cui il cane era ritenuto alla stregua di “un’arma” e come un’arma doveva incutere timore. Orecchie a punta e coda mozza accrescono la paura e, nel passato, raggiungevano lo scopo della difesa. “Oggi tutto questo – conclude Carla Rocchi – è a dir poco vecchio, superato, anacronistico oltre che fuorilegge”.
Silvia Mastrantonio
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