Lunedì, 22 Febbraio 2016 15:06
“La ratifica da parte della Conferenza Stato-Regioni dell’Accordo collettivo nazionale dello scorso dicembre sta determinando gravissime ripercussioni per la Sanità pubblica veterinaria e per la tutela della
Sicurezza alimentare di tutti i cittadini”, precisano Torluccio e Fantini. “Un grande passo indietro rispetto al contratto del 2009,dove si prevedeva finalmente l’equiparazione, in termini giuridici ed economici, della figura del medico veterinario ai medici specialisti. Ciò significava un forte aumento della quota variabile del compenso,che in molti casi, arrivava a pesare quasi il 50% della busta paga complessiva dei medici veterinari”, continuano i due sindacalisti.
“Adesso si ritorna alla condizione del 2006, con l’aggravante che la Sisac non ha aperto un tavolo di confronto nazionale, ma ha demandato alle singole Regioni la possibilità di aprire tavoli regionali per contrattare il salario accessorio. Ciò ha comportato l’apertura di due soli tavoli di confronto, uno con il Piemonte e l’altro con le Marche. Le altre Regioni fanno orecchie da mercante o ancor peggio, come la Sicilia o alcune aziende sanitarie nel Lazio, hanno addirittura tranciato del 50% le buste paga dei veterinari, non garantendo neanche più il rimborso delle spese della macchina per le visite domiciliari. Consideriamo, ad esempio, che il 50% della forza lavoro nel settore in Sicilia sono medici veterinari convenzionati. Da ciò ne deriva un arretramento nella cura e nella salute degli animali e di conseguenza della sicurezza alimentare degli italiani.” (Adnkronos Salute)