Sono sempre più i runner, soprattutto amatoriali, che scelgono di correre in compagnia del proprio cane. Spesso s’inizia per gioco e poi si prosegue aumentando l’impegno. Ma ci sono razze “più adatte”? Come si inizia? Lo abbiamo chiesto a una persona che di corse se ne intende, l’ultrarunner estremo l’australiano Leonard Dion. Perchè? La sua storia con Gobi, un cane con un pedigree alquanto incerto da molte generazioni, è molto nota soprattutto nei paesi anglosassoni (oggi è anche un libro – Gobi, un piccolo cane con un grande cuore – edito da HarperColllins).
Leonard, è diventato, in età avanzata, un corridore professionista nelle lunghe distanze in condizioni ambientali estreme. A dispetto del suo “non amore” per la corsa «Non mi piace, però amo gareggiare. Adoro la competizione». Iniziò quasi per caso, su invito della moglie: «Lucja conobbe delle nuove amiche a cui piaceva correre e tenersi in forma. Si fissò con uno stile di vita sano e cominciò a dimagrire. “Sei decisamente fuori forma ciccio”, mi disse un giorno. Iniziavo a detestare del soprannome. “Scommettiamo che sono più veloce di te”». Una sfida accettata che divenne passione.
Nel 2016 mentre Leonard era impegnato in una delle sue imprese – attraversare il deserto dei Gobi, in Cina – gli si affiancò una cagnolina randagia che percorre con lui 130 chilometri. Ostinata e determinata a non abbandonare mai il suo nuovo padrone. Dapprima insensibile, Leonard non si cura della piccola compagna di viaggio, poi qualcosa cambia e si ritrova a farla dormire nella sua tenda e a portarla in braccio in alcune circostanze del viaggio. Al momento del ritorno in patria, la cagnolina si perde o viene rapita, e Leonard torna in Cina per ritrovarla e…. Non spoileriamo il finale del libro.
La presentazione del libro diventa l’occasione per parlare di cani. Partendo dalla razza. «Gobi è un incrocio da molte generazioni, è di piccole dimensioni, eppure ha superato ogni avversità. È nata per correre. La cosa importante è che l’animale si diverta e che non si stanchi troppo». Niente stress e forzature, e soprattutto tanta acqua per se stessi e per il proprio fido. «Durante la competizione avevo dimenticato di idratarmi adeguatamente, con 50 gradi, e l’ho pagata. Figurarsi una cagnolina. Bisogna pensare anche a loro. Anche per una corsa breve». Quindi soprattutto nelle giornate calde è utile pensare al percorso che si sta per affrontare, valutare se lungo l’itinerario ci sono punti in cui l’animale può abbeverarsi, e comunque pertare con se un po’ di acqua e una ciotolina.
E i controlli di saluti: «Esattamente come per un essere umano – prosegue Dion – è sempre meglio far fare al cane una visita medica di controllo, prima di iniziare, per evitare problemi congeniti, e poi durante l’attività». E buon divertimento
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