ROMA. Un film per famiglia, specie se amante dei gatti, dai toni fantastici e con un finale alla Frank Capra in pieno stile natalizio.
È quello che arriva nelle sale dal 7 dicembre, distribuito da Lucky Red, a firma del regista di Men in Black, Barry Sonnefeld, e con protagonista il due volte premio Oscar Kevin Spacey in versione umana e felina.
Si tratta di ‘Una vita da gatto‘, storia fantastica e un po’ pasticciata che racconta della vita di Tom Brand, miliardario di grande successo, ma ammantato di troppo cinismo che scopre affetti, empatia e valori solo quando si ritrova, magicamente, nella pelle di un gatto siberiano di nome Mister Fuzzypants.
Ora, da gatto, Tom/Mister Fuzzypants capisce meglio sia sua moglie Lara (Jennifer Arner) che la figlia adolescente Rebecca (Malina Weissman). E sarà proprio quest’ultima a cambiargli la vita. Intento a recuperare il rapporto con la figlia, Tom decide, dopo tanti anni di promesse, di regalarle per il suo compleanno un gattino.
E proprio con questa gatto, appena acquistato in un negozio di animali fuori dal tempo e gestito da uno spiritato Felix Perkind (Christopher Walken), Tom ritroverà la sua seconda vita.
Sulla strada verso casa, infatti il cinico industriale è coinvolto in un terribile incidente d’auto e, quando riprende conoscenza, scopre di essere intrappolato nel corpo del gatto appena acquistato.
Adottato dalla sua stessa famiglia, il gatto/Tom nè farà di tutti i colori, capendo, da animale, quanto ha sbagliato da uomo.
«L’ho vista come una grande opportunità – dice Spacey -, perchè adoro le commedie. Spesso la gente mi vede in ruoli più oscuri e tormentati, nei panni del cattivo. Ma per me è invece una gioia poter andare al lavoro ogni giorno e fare qualcosa di molto divertente, veloce e brillante».
«Il mio cinema – spiega il regista Sonnefeld – è così: fantasia e divertimento. Una viata da gatto è un film divertente che racconta una situazione fantastica, ma la tempo stesso radicata nella realtà».
Una curiosità.
Per fare questo film, il problema più grande era appunto far recitare i gatti.
Ne sono stati utilizzati ben sei in carne e ossa.
E solo per le parti più difficili è intervenuta la computer grafica. Per far obbedire i gatti, a detta della squadra degli addestratori, non è poi così difficile, ma, a differenza dei cani, fanno tutto in maniera interessata.
Ad ogni azione, deve corrispondere, una ricompensa.
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