«Sta andando tutto oltre le nostre aspettative, l’apertura del negozio ha avuto un’eco pazzesca». È quasi più sorpreso che felice Marco Platto, quando parla del successo della sua Doggye Bag: la prima – «in Italia di sicuro, forse anche in Europa» – pasticceria artigianale per cani, che ha aperto qualche settimana fa nel cuore di Brescia. Proprio in Corso Zanardelli, la via principale della città, accanto allo storico Teatro Grande, dove tradizionalmente vanno in scena opere liriche e balletti classici.
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«Abbiamo deciso di aprire qui più per campanilismo che per altro» spiega Platto, bresciano doc di 41 anni. «Mi sembrava doveroso partire dalla mia città, dal mio territorio, invece di puntare subito a piazze più importanti, che magari avrebbero reagito in modo più positivo».
Che intende dire, ha avuto reazioni negative?
«C’è chi ha parlato di prodotto inutile e d’insulto a chi non ha da mangiare, come se la fame nel mondo potesse dipendere in qualche modo da noi».
E lei come ha reagito?
«Ci sono rimasto male, a livello personale mi ha proprio distrutto. Invece di apprezzare il coraggio di chi rischia e prova a far qualcosa di nuovo, ci hanno subito puntato il dito contro. Ma era una polemica sterile, che s’è sgonfiata da sola, come una bolla di sapone, e che – può sembrare un paradosso – ci ha aiutato nel lancio. Con il negozio abbiamo toccato livelli impensabili: abbiamo richieste da tutto il mondo, non riusciamo quasi a starci dietro».
L’idea di partenza da dove è nata?
«L’azienda di famiglia si occupa del settore zootecnico da oltre 50 anni, quindi, in un certo senso, fa parte del nostro dna. L’idea specifica, invece, si è sviluppata qualche anno fa, quasi per caso e pure un po’ per gioco. Mi ha aiutato l’aver preso a mia volta un cane (Zuck, un border collie), che mi ha portato a farmi qualche domanda in più. Così sono nati prima l’azienda (nel 2014, ndr) e poi il negozio.
Quando ci si entra, l’impressione è di trovarsi in una pasticceria di lusso (per umani)
«Era il nostro scopo. Siamo stati molto attenti anche all’estetica, ovviamente per il compratore, non tanto per il cane. Per l’animale, invece, c’è la ricerca di un prodotto fatto bene, seguendo tutti i crismi possibili e immaginabili».
Cosa si vende, di preciso?
«Biscotti e torte, soprattutto. Gli articoli classici, di carattere giornaliero, qui non si trovano. Per il resto, puntiamo molto sugli ordini e la loro personalizzazione: dediche, fotografie, nomi».
Uno in particolare che le è rimasto in mente?
«Tempo fa, per esempio, una ragazza c’ha fatto fare una torta tutta ricoperta di Swarovski. In quel caso la copertura non era commestibile, mentre la torta sotto sì».
Con cosa sono fatte le vostre torte?
«Possono avere diversi gusti: salmone, tonno, pollo, frutta».
E vengono fatte da? Pasticceri?
«Al netto delle definizioni, si tratta di artigiani interni all’azienda: persone che lavorano i prodotti con estrema sapienza e cura».
Il prodotto più venduto?
«Adesso sicuramente quelli del periodo natalizio: il canettone e il candoro. Nomi che, tra l’altro, abbiamo proprio brevettato».
Un cliente tipo già ce l’avete?
«Ci contattano persone di ogni genere, tutte ovviamente amanti dei cani. Tra queste, anche star dello spettacolo, del cinema e della moda».
Per esempio? Un nome ce lo può fare?
«(Ride, ndr) Due settimane fa abbiamo consegnato a Donatella Versace».
di Andrea Cominetti