BERNA – In alcuni condomini è vietato fumare, in altri non è permesso avere animali domestici. A Berna, più precisamente nel quartiere residenziale di Fröschmatt, c’è un altro regolamento in vigore: gli abitanti non hanno il diritto di fare uscire dalla propria abitazioni i loro gatti. La notizia è stata riportata dal Berner Zeitung.
La zona, situata nel quartiere di Bümpliz – a ovest della capitale – ha intenzione di dare l’esempio in termini di biodiversità. Grazie al progetto-pilota Fröschmatt, il quartiere residenziale è stato completamente ripulito secondo un nuovo approccio per promuovere la biodiversità nelle aree urbane. Tra il 2012 e il 2014 lo spazio esterno è stato organizzato per ospitare specie animali, cespugli, prati fioriti e fauna e flora a sufficienza per fungere da abitazione a piccoli esseri viventi.
Una lettera da firmare – La città di Berna ha dunque inserito lucertole, uccelli, farfalle e ricci nello spazio esterno che circonda gli edifici. Al fine di garantire loro un ambiente sicuro, è stato deciso di evitare il più possibile la presenza di gatti nel quartiere. I felini, si sa, prediligono la caccia di queste creature. Per questo motivo i nuovi locatari delle abitazioni ristrutturate hanno dovuto firmare una lettera in cui accettavano la restrizione tra le condizioni di locazione.
Sabine Tschäppeler – direttrice del servizio ecologia e natura della città di Berna – spiega: «Ovviamente non si può impedire agli altri gatti di raggiungere il nostro quartiere, ma l’obiettivo era quello di dare un segnale». Il tema della biodiversità è importante a Berna, in quanto zona urbana: «Molti animali non riescono a trovare abbastanza cibo o luoghi in cui nascondersi nelle zone agricole. Per questo motivo si spostano verso la città».
77 specie animali recensite in un anno – Intervistato dalla Berner Zeitung, un residente della zona ha dichiarato che la qualità della vita non è peggiorata con il divieto di fare uscire i gatti dalle abitazioni. Una recente valutazione mostra inoltre che l’impegno degli inquilini ha già dato i primi frutti: dopo un anno sono state registrate 77 specie animali nello spazio di Fröschmatt.
Contattata da 20 Minutes, Sabine Tschäppeler afferma che per il momento nessuno ha violato le regole. «Qualora non venisse rispettato il divieto – aggiunge -, spetterebbe ai locatori decidere quali misure applicare». Interrogata in merito alla reazione degli inquilini,la direttrice del servizio ecologia e natura ha risposto: «Si tratta di una clausola inserita nel contratto d’affitto. Non ha nulla di eccezionale se si pensa che in molti condomini sono vietati gli animali domestici. Ciò che è insolito qui è il fine della biodiversità». Parlare unicamente dell’impedimento a uscire è riduttivo: «Gli affittuari del piano terra non possono possedere gatti. A quelli dei piani superiori è concesso, purché non escano dall’appartamento».
Perché non limitare il numero di gatti? – Stéphane Crausaz, della Società vodese protezione animali, ritiene che il divieto di fare uscire i gatti è «una misura grave ma giustificabile, ad esempio, se le case si trovano accanto a biotopi protetti o riserve naturali». E aggiunge: «Preferiremmo che il comune imponesse la marcatura elettronica di tutti i felini sul territorio, così come la loro sterilizzazione. La città potrebbe anche limitare il numero di gatti, ad esempio uno o due per famiglia, per limitare l’impatto sulla fauna circostante».
Secondo la Protezione svizzera degli animali, la biodiversità non dovrebbe toccare il diritto dei gatti a uscire. «L’animale domestico preferito resterà sempre il gatto», commenta la portavoce Helen Sandmeier, aggiungendo che l’impoverimento della biodiversità in Svizzera è dovuto a una moltitudine di fattori come l’utilizzo di prodotti chimici in agricoltura, la cementificazione del territorio, il trattamento dei prati verdi e «forse anche un po’ per i gatti». «Ma – ha ancora aggiunto – credere che mangino tutto ciò che trovano in natura è sbagliato».
Castrazione e sterilizzazione – La portavoce della Protezione svizzera degli animali richiama l’attenzione su un altro problema: il crescente numero di gatti randagi delle fattorie circostanti. Per Helen Sandmeier è applicabile un’unica soluzione: la castrazione e sterilizzazione degli animali per evitarne la riproduzione.