Eleganti? Indubbiamente. Ruffiani? Forse un po’. Asociali e poco affettuosi? Ecco: questo proprio no. Lo stereotipo generale che vede il gatto come un animale tendenzialmente  antipatico, individualista e tutt’altro che empatico nei confronti dell’essere umano s’ha da cancellare una volta per tutte.

A confermarcelo con un test comportamentale è uno studio della Oregon State University che ha preso in esame 50 gatti adulti, alcuni domestici ed altri non. Dopo essere stati prelevati dal loro ambiente usuale, i felini per alcune ore sono stati privati contemporaneamente di quattro stimoli diversi: cibo, contatto umano, odori/profumi e giocattoli.

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Il risultato? Una volta rese nuovamente disponibili nello stesso istante queste quattro sollecitazioni, come prima opzione la maggior parte dei gatti, domestici e non, ha scelto l’interazione umana. Sì, esatto. Questo significa che, di primo acchito, il vostro amico a quattro zampe preferisce la compagnia a uno spuntino (che risulta secondo in classifica tra gli stimoli preferiti).

Da dove deriva allora il falso mito del gatto egoista e poco amorevole? Secondo gli studiosi che hanno svolto la ricerca, sostanzialmente da “una mancanza di conoscenza relativa agli stimoli preferiti da questi animali”, ma anche dal fraintendimento di alcuni fattori, come l’attitudine all’indipendenza. Non a caso una libera ed inafferrabile Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany (foto sopra) ha come partner il randagio senza nome «gatto».

Insomma, ai vostri colleghi ed amici che hanno un cane e che vi straziano dicendo che solo lui è «il vero amico dell’uomo» potrete finalmente rispondere che si sbagliano, che ognuno dimostra affetto a modo suo e che ai gatti noi umani piacciamo. Certo, magari non proprio tutti noi, ma chi potrebbe dar loro torto?

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