L’endocardite è una patologia infettiva, spesso fatale, causata dalla proliferazione di batteri o miceti a livello dell’endotelio delle valvole cardiache, frequentemente seguita da lesioni di tipo proliferativo o erosivo. Risultano esclusivamente colpite, con la stessa frequenza, le valvole mitralica e aortica, che vanno incontro ad insufficienza e più raramente a stenosi. Inoltre le lesioni valvolari possono estendersi verso l’endocardio atriale, il setto interventricolare o interatriale, le corde tendinee o l’intima aortica.
L’endocardite è una patologia poco frequente nel cane e rara nel gatto: tuttavia la sua incidenza viene costantemente sottostimata, a causa delle notevoli difficoltà che si incontrano nella sua diagnosi; la frequenza di presentazione di tale patologia aumenta comunque con l’età ed è maggiore nei soggetti di sesso maschile rispetto a quelli di sesso femminile.
I fattori predisponenti dell’endocardite sono:
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la presenza di batteriemie transitorie o persistenti. Le patologie che più frequentemente ne sono causa, sono le gengiviti gravi e le periodontiti, le infezioni dell’apparato genitourinario, le dermatiti e le affezioni del tratto gastrointestinale. Altra causa frequentemente incriminata è rappresentata dall’utilizzo, per un lungo periodo, di un catetere venoso centrale.
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La presenza di jet lesions a livello dell’endocardio, dal momento che favoriscono la genesi di trombi, i quali rappresentano un terreno ideale per la crescita batterica.
I meccanismi attraverso i quali si sviluppa un’endocardite sono legati primariamente ad una lesione, più o meno evidente, dell’endotelio valvolare: essa è di solito causata da una combinazione di meccanismi fisici, quali jet lesion più o meno evidenti, e di meccanismi biochimici, quali l’azione di enzimi batterici in grado di distruggere attivamente il tessuto valvolare. In seguito a tale evento la tromboplastina entra in contatto con il fattore tissutale, innescando il meccanismo della coagulazione, e generando così delle lesioni costituite da fibrinogeno, fibrina ed aggregati piastrinici.
Il primo segno che normalmente viene rilevato dai proprietari in corso di endocardite è rappresentato da un generale malessere del soggetto che si presenta abbattuto e stanco.
All’esame fisico dei soggetti con endocardite, frequentemente è possibile rilevare febbre, o è possibile venga riferita una storia di episodi febbrili ricorrenti, associata al rilevamento di un soffio nell’emitorace sinistro . Spesso è possibile identificare delle aritmie.
Possono essere presenti segni clinici legati a: insufficienza cardiaca congestizia (tachipnea, dispnea, tosse in seguito ad edema polmonare cardiogeno), fenomeni tromboembolici (assenza di polso, pallore delle mucose e riduzione della temperatura nel distretto interessato, emorragie retiniche, ematuria, petecchie, dolore addominale), disordini immunomediati (dolore alle articolazioni).
Dall’esame emocromocitometrico si può frequentemente evidenziare una leucocitosi con neutrofilia e monocitosi. Si può identificare anche la presenza di trombocitopenia e di una lieve anemia non rigenerativa. Gli esami biochimici possono mostrare ipoalbuminemia, aumento dell’attività degli enzimi epatici, acidosi metabolica ed iperazotemia. Infine, l’esame delle urine può mettere in evidenza ematuria, emoglobinuria, proteinuria e cistite.
Nel prossimo articolo continueremo a parlare di endocardite infettiva.
Articolo a cura della Dott.ssa Daniela Ferrari, Clinica Veterinaria Borgarello
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