In un piccolo villaggio della costa meridionale della Nuova Zelanda, Omaui, i gatti domestici potrebbero essere banditi per sempre, poiché rappresentano una seria minaccia per le specie autoctone di uccelli, rettili e anfibi, molte delle quali spinte sull’orlo dell’estinzione. Ad avanzare la proposta è stato l’ente governativo Environment Southland, sulla base del nuovo piano regionale per la gestione dei parassiti. Nel caso in cui il consiglio locale dovesse approvarla, i gatti domestici non verrebbero debellati immediatamente, ma i pochi che vivono a Omaui, appartenenti a parte delle 34 famiglie dello splendido villaggio neozelandese, dovranno essere tutti dotati di chip e sterilizzati entro sei mesi. Alla loro morte non potranno essere ‘rimpiazzati’ da altri gatti. “Il tuo gatto può vivere la sua vita naturale a Omaui facendo felicemente ciò che sta facendo, ma quando morirà, non potrai sostituirlo”, ha dichiarato il responsabile delle operazioni di bioprotezione Ali Meade. “In base al piano, chiunque non dovesse adeguarsi riceverebbe un avviso, prima dell’intervento dei funzionari per l’eliminazione dell’animale domestico, ma solo come ultima risorsa assoluta”, ha aggiunto il dirigente.

Ma perché questa ‘levata di scudi’ contro i felini? Il motivo è semplice. La fauna autoctona della Nuova Zelanda si è evoluta senza mammiferi – gatti compresi -, che sono stati introdotti dai coloni quando sono giunti in questo angolo di mondo. Poiché gli animali locali non hanno evoluto strategie difensive contro i predatori esterni, restano letteralmente alla loro mercé. Ogni notte si trasforma in una vera e propria strage. I gatti, com’è noto, sono abilissimi cacciatori, in particolar modo di uccelli e piccoli rettili, ed è proprio per questa ragione che le autorità neozelandesi vogliono porre un freno, anche se drastico. Nell’area di Omaui vivono specie endemiche seriamente in pericolo, e presto potrebbero scomparire semplicemente perché esposte a una minaccia introdotta dall’uomo. Basti pensare che alcuni degli uccelli più in pericolo nidificano a terra, un comportamento che non avrebbero mai sviluppato se si fossero co-evoluti con i gatti.

I residenti di Omaui comprendono il problema ambientale ma non hanno preso bene l’iniziativa, tanto che sono già partite petizioni per fermare l’iter burocratico. Alcuni temono che le case possano essere invase dai roditori, e non intendono rinunciare in futuro al “micio di famiglia”. Si tratta di una situazione delicata, che da tempo è sui tavoli delle istituzioni neozelandesi. Il ‘ban’ dei gatti, in passato, è stato proposto anche dall’illustre economista Gareth Morgan, specializzato in tutela ambientale. I neozelandesi amano i gatti – si stima che una famiglia su due ne abbia almeno uno –, tuttavia non si possono chiudere gli occhi innanzi al serio rischio di estinzione di delicate specie autoctone. In Australia, dove si vive una situazione analoga, nel 2015 è stato addirittura avviato un piano di abbattimento per i gatti randagi, accompagnato dalla costruzione di un’immensa recinzione “anti-gatto”. Inoltre è stato valutato un coprifuoco per i felini domestici, dato che compiono le loro mattanze soprattutto di notte. Si stima che nella ‘terra dei canguri’ vengano uccisi dai gatti milioni di esemplari di uccelli, rettili e altre specie ogni notte. E il problema riguarda anche altri Paesi, come ad esempio gli Stati Uniti, dove in un anno i gatti uccidono 22 miliardi di mammiferi e 4 miliardi di uccelli. Nel Regno Unito, invece, le stime sono di 55 milioni di uccelli uccisi ogni anno.

Il problema non sono ovviamente i gatti, che si comportano semplicemente da predatori seguendo la propria natura, ma gli uomini che ne introducono sempre di più nell’ambiente, spinti anche dalla loro grande popolarità sul web. Del resto si tratta di animali graziosi, affettuosi e adorabili, che tuttavia rappresentano una minaccia per le altre specie: possono non essere evolutivamente preparate alla loro presenza, come quelle neozelandesi, oppure impossibilitate a sopportare una pressione predatoria troppo superiore rispetto a quella che si avrebbe in un contesto pienamente naturale. Decine di gatti in piccoli ambienti come un giardino, in fondo, non potrebbero semplicemente sopravvivere, se il loro sostentamento dipendesse solo e soltanto dalle prede catturate.

[Credit: congerdesign]

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