Roma, 12 gennaio 2018 – «Promuovere la presenza degli animali domestici anche nei luoghi di lavoro, fatte salve questioni di igiene, ovvero cani potenzialmente vettori di malattie, o classificati morsicatori, può migliorare l’atmosfera fra i colleghi». Lo ha detto l’etologo Enrico Alleva dell’Accademia dei Lincei aggiungendo che «ovviamente bisogna tener conto anche di eventuali fobie e quindi occorre fare prima delle valutazioni». L’etologo aggiunge che «nella storia dell’umanità cani e gatti sono stati immessi nella società e c’è sempre stata tolleranza, soprattutto da quando è scomparso il rischio della rabbia». 

Le riflessioni sulla opportunità o meno di far entrare i cani in ufficio, non si placano e alimentano un dibattito serrato. La presenza di cani in azienda incide positivamente sull’attività professionale, riducendo l’accumulo di stress e stanchezza nel corso della giornata lavorativa e migliorando il grado di soddisfazione sia nel proprietario che nei colleghi. Lo evidenzia uno studio del 2012 condotto dalla Virginia Commonwealth University, negli Usa, riferisce Purina (uno dei sei brand strategici del gruppo Nestlé nel mondo che si occupa di cibo per cani) sul proprio sito online.

Purina ha avviato in Italia Pets work (animali domestici al lavoro), una iniziativa che valorizza la relazione fra persone e pet anche sul posto di lavoro e in particolare «cambia in modo duraturo il modo di lavorare in azienda e vuole contribuire a sensibilizzare sempre più sui benefici che il rapporto con un animale da compagnia può portare nella vita quotidiana delle persone». Per dare vita al progetto Pets work «sono state svolte tutte le verifiche preliminari necessarie a garantire il rispetto della salute, della sicurezza e delle esigenze di tutte le persone che lavorano in azienda, oltre che dei pet. Inoltre – spiega Purina – è stata creata una policy dedicata, consegnata a tutti i collaboratori, che stabilisce regole e procedure condivise». Marco Travaglia, direttore dell’area sud Europa di Purina, spiega che «portare il cane in ufficio migliora la qualità di vita delle nostre persone anche sul lavoro, rendendo l’atmosfera più rilassata e aumentando l’interazione fra colleghi». 
Il 22 giugno 2015, in occasione del «Take your dog to work day» – in giugno cade la giornata dedicata al cane in ufficio – nella sede Purina negli Stati Uniti c’è stato il record di 281 cani che sono andati a lavorare con il proprio padrone. Ma, il 24 giugno 2016, Purina è riuscita a battere questo record attraverso il coinvolgimento di tutte le sedi del mondo con 691 cani in ufficio.

E’ comunque ovvio che per la serena convivenza tra umani e pelosi e tra pelosi occorrono dei paletti precisi. 
Portare i cani in ufficio (come ha permesso il Comune di Genova) è una buona cosa, aumenta la produttività del lavoratore e riduce l’assenteismo. Ma questa possibilità deve essere ben disciplinata e ben gestita, altrimenti crea problemi agli animali e alle persone. È questa l’opinione di due educatori cinofili. «In Germania e nei Paesi Bassi si fa da tempo – commenta Mauro Bassano, educatore Enci (Ente nazionale cinofilia italiano) di Roma -. Ci sono studi medici che dimostrano che la produttività del dipendente è maggiore in presenza del suo animale, come quando si può tenere il figlio nell’asilo aziendale. Si ha un beneficio emotivo e si riduce l’assenteismo». 

Della stessa opinione è Giusy D’Angelo, educatore dell’Enpa (Ente nazionale protezione animali) di Torino: «È una cosa assolutamente positiva. Diminuisce lo stress del cane, e la persona riesce a concentrarsi meglio sul lavoro, non avendo più la preoccupazione dell’animale lasciato a casa». I problemi possono sorgere dalla mancanza di regole e strutture per la gestione dei cani, e dalla incapacità dei padroni di educarli.

Per Bassano «in Italia la cultura cinofila delle persone è bassa, i cani mediamente sono meno educati che nel Nordeuropa». «In Gran Bretagna e in Francia hanno gli ‘office dog parking’ – spiega D’Angelo -. Quella è una situazione ottimale, il padrone può stare con lui nella pausa. Ma se il cane sta in ufficio, possono esserci problemi con i colleghi. Serve un regolamento chiaro, serve una valutazione del cane fatta da un professionista, che attesti che può stare bene in quella situazione. Non basta il giudizio del padrone».
Insomma, si tratta di un capitolo ancora tutto da scrivere ma è importante che si cominci e, in questo, Genova fa scuola.
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