dog sharing
Milano, 3 marzo 2017 – 22:50
«Costi ridotti e impegno dimezzato» Si paga per qualche ora o si riscatta a rate. I dubbi: «Animali come beni di consumo»
Si chiama Pickle, piccolina e bianca, disponibile anche solo per una passeggiata di poche ore. Contattare Kirsten, la proprietaria. Cuccioli e cani di tutte le taglie affittasi. L’annuncio è ricavato dal sito Bark’n’Borrow, seguito da 70 mila iscritti. È una start-up fondata nel 2014 da Liam Berkeley, un australiano trapiantato a Los Angeles. Ha creato quasi un’associazione senza scopo di lucro. Liam scrive nella presentazione che è «una comunità per amanti dei cani». Funziona come un sito per incontri: le foto sono degli animali prestati dai padroni a tutte le persone che non possono comprarne uno o che non hanno uno spazio dove tenerli. Gli affiliati versano una quota mensile che parte da 4,99 dollari; possono prendere gratuitamente il cane in prestito anche per una mezza giornata, lo portano al parco, si divertono, poi lo restituiscono. Tutto qui, senza impegno. Il fenomeno del rent a dog è già esploso in Giappone e ora si sta diffondendo rapidamente negli Stati Uniti. Tra molte discussioni.
Amatissimo in Cina, dove è considerato uno status symbol e un portafortuna per chi lo possiede. La razza discende dai cani da caccia delle tribù nomadi del Tibet
3 marzo 2017 | 22:50
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