Dall’aeroporto di Caselle al Monte Bianco. Per Zeby non fa differenza, il suo fiuto non la tradisce. Lei è un cane labrador di 5 anni e mezzo e dal 2012 aiuta gli uomini della Guardia di Finanza di Caselle a scovare denaro. Ieri era all’ingresso italiano del traforo del Monte Bianco con il suo conduttore, Davide Caputo.
Lavorano in coppia, vivono in simbiosi. Hanno controllato auto e persone alla ricerca di banconote nascoste. Lei si guardava attorno e annusava, instancabile, con i suoi 200 milioni di ricettori olfattivi (contro i poco meno di 5 milioni dell’uomo) al lavoro. Al traforo ieri non è emersa nessuna irregolarità. E il naso di Zeby non mente. Vale più di un milione di euro, la somma che ha consentito di recuperare da quando è a Caselle.
«Il segreto è il gioco»
«Il segreto è il gioco», spiega Vito Ventre, luogotenente della Finanza al comando della squadra cinofila del Gruppo di Torino. E’ così, giocando, che i cani imparano a trovare i soldi, a seguirne l’odore. Per addestrarli si usano «mattoncini» di banconote pressate, fatti con biglietti altrimenti destinati al macero forniti dalla Banca d’Italia. In Italia i «cash dogs», come vengono chiamati, sono operativi dal 2009; nel Regno Unito li usano da decenni perché, a differenza di quanto dicevano i latini, i soldi hanno, eccome, un odore. «È più tenue di quello della droga, ma c’è. Riconoscono l’odore della carta e dell’inchiostro usati per le banconote», dice Ventre. I cani antivaluta arrivano dall’allevamento della Finanza di Castiglione del Lago, vicino a Perugia. Vengono addestrati con il loro conduttore e sin da cuccioli associano ai soldi il loro premio, che è una pallina o un manicotto con cui giocare.
«Evitiamo di premiarli con il cibo – spiega Ventre – perché potrebbero distrarsi dallo scopo». Non esiste una razza più indicata per diventare un «cash dog» e la scelta dei labrador è dettata anche dal loro aspetto. Quel muso da eterni cuccioli aiuta perché devono lavorare a contatto con le persone, senza intimorirle. Aggiunge Ventre: «Quando individuano una persona che nasconde denaro ci lanciano il segnale sedendosi di fronte, senza contatto». Più banconote ci sono più è facile che i cani scovino il denaro, anche se è nascosto bene.
La normativa sull’importazione-esportazione di capitali prevede che chiunque possa viaggiare portando con sé fino a 10 mila euro. Superata questa cifra occorre denunciare la valuta alla dogana e pagare una quota. L’inventiva di chi trasporta denaro nascosto non ha limiti. C’è chi lo mette in fondo alla valigia e chi usa cinture o panciere modificate. Le donne spesso scelgono l’intimo, altri nascondono le banconote sui bimbi. Ma al naso di questi cani difficilmente si sfugge: se Zeby ha trovato un milione, Saco, il labrador che lavora con la guardia di finanza di Domodossola, zona di confine con la Svizzera assai trafficata, ha già scovato circa 3 milioni di euro.
In Valle d’Aosta i militari contano da tempo su cani per la ricerca in valanga e su quelli antidroga, ma visti i risultati dei «cash dogs» il comandante del Gruppo di Aosta, il tenente colonnello Francesco Caracciolo, ha chiesto la collaborazione dei colleghi di Torino e di Zeby. «In questi giorni – spiega Caracciolo – c’è il Salone dell’Auto a Ginevra e al tunnel del Bianco c’è un gran viavai di persone, per questo abbiamo pensato di potenziare i controlli. Lo rifaremo».
L’Italia è all’avanguardia nel campo dell’allevamento dei cani da ricerca. «Nel maggio del 2005 – racconta il luogotenente Ventre – Zoe ha finito il suo corso». È un pastore tedesco ed è il primo cane antitabacchi. Importante per combattere il contrabbando di sigarette, un fenomeno, spiega la Finanza, che sta ritornando con forza. E adesso gli altri Paesi europei guardano all’Italia con interesse, per esportare l’esperienza di questi nuovi specialisti dai nasi infallibili.
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