Palermo, 7 novembre 2017 – “Primi risultati positivi per i cani degli ex capannoni di Palermo. Dopo il recente intervento del portavoce parlamentare di Movimento 5 stelle alla Camera Paolo Bernini – nel blitz il parlamentare era stato coadiuvato dai consiglieri comunali di Palermo, e dai Carabinieri forestali – presso la struttura più nota come gli  “ex-capannoni” dove sono stati rinvenuti 35 cani, arrivano i primi risultati”. E’ quanto comunica una nota del Movimento. Nello scritto si spiega che, dopo il blitz, il parlamentare pentastellato ha ricevuto la nota del responsabile del Comune di Palermo, dottor Marchese, nella quale si evidenzia come ” ..si ritiene di dover condividere quanto segnalato dall’On.Bernini  in merito al deplorevole comportamento relativo alla gestione degli animali in questione.” E lo stesso responsabile, comunicando che il Comune di Palermo intende costituirsi parte civile, aggiunge che: “E’ da presumere che quei cani per i quali nel suo sopralluogo l’onorevole in questione abbia riscontrato un microchip che faccia riferimento al sindaco o a cane vagante nel territorio, sia stato arbitrariamente e inopinatamente da qualche soggetto a noi non noto ma all’onorevole sembrerebbe di si, costretto nel capannone cui fa riferimento senza alcuna autorizzazione da cosiddetti “detentori” che per definizione di legge assumono ogni responsabilità circa possibili maltrattamenti cui lo stesso Onorevole fa riferimento.”

È quindi evidente, ormai anche al Comune di Palermo, che vi siano evidenti profili di illegittimità in quanto rilevato presso la struttura fatiscente degli ex capannoni e nella quale, in alcun modo, sarebbero dovuti essere ricoverati quei cani. Spetterà quindi all’Autorità giudiziaria stabilire le precise responsabilità e restituire la dignità dovuta ad animali che, purtroppo, sono considerati, troppo spesso, solo merce di scambio e destinati ad essere sottoposti ad angherie e sofferenze inaudite, per mano dell’uomo” ha commentato Bernini che prosegue: “Giova comunque rammentare al Comune di Palermo che sono  innumerevoli le criticità derivate dalle massicce reimmissioni dei cani sul territorio con le modalità utilizzate finora e che sono gli stessi volontari a segnalarne le conseguenti problematiche. Pur essendo fermamente convinto che la vita di un cane non possa essere quella del recluso a vita in una gabbia, non ritengo altrettanto opportuno reimmettere sul territorio un numero tale di cani che, come è evidente anche dal caso specifico in questione, non consente la tutela dovuta né li mette al sicuro, poiché in strada sono continuamente sottoposti alle potenziali violenze e agli abusi, come i volontari equilibrati e lungimiranti segnalano da tempo. Esistono ben altri percorsi e soluzioni a tutela dei cani. Mi sembra per altro assai strano che, fino ad ora, nessuno avesse denunciato o fosse a conoscenza di questa indecente situazione e che è inaccettabile per un paese che possa e voglia definirsi civile”, conclude Paolo Bernini.
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