ROMA – Iceberg, il cane di proprietà di uno chef di Avellino che lavorava a Copenaghen, resta in prigione. Il Parlamento danese non ha messo l’urgenza sul voto per modificare la legge che prevede la soppressione di qualsiasi dogo argentino, considerato una razza pericolosa, trovato sul territorio. L’esemplare, una femmina con passaporto italiano, non può tornare in patria e, per ora, nulla la sottrae al destino della condanna a morte. Se ne riparla – per l’eventuale voto del Parlamento – a ridosso di Natale.
L’Ente nazionale per la protezione degli animali ha chiesto di riaprire la “mobilitazione internazionale” che la scorsa estate portò 350mila persone a occupare la pagina Facebook dell’ambasciata danese in Italia e che, di fronte alle assicurazioni del ministro dell’Ambiente, Esben Lunde Larsen, aveva fatto esultare anche il ministro Angelo Alfano. Niente, il console era stato frettoloso nell’annunciare agli animalisti italiani la svolta felice della vicenda, il Folketing di Copenaghen ha altre urgenze parlamentari: la legge che prevede la soppressione di ben tredici razze di cani non viene per ora toccata. “Iceberg è di fatto un ostaggio”, dice Carla Rocchi, presidente dell’Enpa.
Il caso risale alla fine dello scorso maggio. Giuseppe Perna, cuoco avellinese, poca dimestichezza con le lingue straniere, da due mesi era salito in aereo a Copenaghen per una nuova attività gastronomica. Insieme alla compagna, allora in attesa di un figlio. La cagnolona Iceberg aveva superato regolarmente i controlli alla dogana, nessuno aveva fatto notare l’illegalità dei dogo argentini nel Paese. A fine maggio, appunto, l’epilogo. In città, nel corso di una passeggiata per strada, Iceberg è protagonista di una zuffa con un altro cane. Uno scontro non particolarmente cruento, solo che il padrone del cane danese, nel tentativo di separare le bestie, si fa male alla mano. Una ferita di tre millimetri. L’incidente sembra chiudersi senza strascichi, ma qualcuno – rimasto ignoto – segnala alla polizia che uno dei due animali coinvolti “somiglia a uno di quelli vietati”. Pochi giorni e la polizia entra in casa Perna e sequestra Iceberg, spedendolo nel braccio della morte di un canile della capitale.
La notizia arriva all’Enpa, che inizia una campagna per la liberazione del cane argentino sostenuta dall’associazione Fair Dog. Con la cantante Noemi – portavoce tra l’altro del pensiero di Giorgia e Laura Pausini, J-Ax ed Emma Morrone -, una delegazione raggiunge Copenaghen e viene ricevuta dall’ambasciatore italiano in Danimarca. Per restituire a un Paese senza restrizioni canine gli esemplari considerati pericolosi serve un emendamento alla severa legge nazionale. Il ministro dell’Ambiente danese firma il provvedimento. Il cuoco – colpito dalla vicenda – rientra in Italia con la compagna, che nel frattempo ha avuto un bambino. Il Parlamento, però, non è mosso a pietà e ieri, dopo un primo trattamento del provvedimento, rimanda la votazione. Iceberg resta – ormai sono cinque mesi – in prigione.
Dice Carla Rocchi: “E’ incomprensibile e ingiusto l’atteggiamento del Parlamento della Danimarca. La modifica della legge esistente è davvero piccola e avrebbe consentito la liberazione del cane Iceberg e il suo ritorno immediato in Italia. Un atto di buonsenso, distensione e giustizia”. L’Enpa annuncia una nuova campagna di pressione, questa volta direttamente sulla Camera danese. Le modifiche – che riguardano i casi di “introduzione in buonafede” – dovranno essere portate in aula e votate per tre volte nei prossimi trenta giorni: “Se tutto dovesse andare come auspicato, Iceberg sarebbe rilasciato non prima di Natale”, dice la Rocchi. Ci sono ancora margini di rischio, però. “Le liste di razze pericolose sono antiscientifiche, non esistono cani pericolosi, solo proprietari irresponsabili”. Giuseppe Perna, il padrone del dogo di passaporto italiano: “Iceberg è un cane buonissimo di cui i danesi hanno una paura inspiegabile e infondata”.
Il Parlamento danese non vota: il cane Iceberg resta a rischio … – La Repubblica
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