La piometra è un’affezione acuta o cronica caratterizzata da una raccolta di pus in una o in entrambe le corna uterine.
L’endometrio inizialmente si presenta ispessito e nelle forme più gravi coinvolge il miometrio. Spesso si associa la presenza di cisti. Per questo nella fase iniziale la patologia prende il nome di Iperplasia Endometriale Cistica.
Questa patologia si osserva più frequentemente nelle femmine adulte o nelle anziane dopo circa 2-3 mesi dal calore. In realtà si può verificare anche nelle giovani in presenza di anomalie congenite come la mancata perforazione dell’imene, la persistenza del setto vaginale, presenza di cisti ovariche secernenti oppure in caso di patologie acquisite come nel caso di vaginiti ed endometriti o per trattamenti ormonali inadeguati.
La causa è da ricercare nell’esposizione ad alti dosaggi di progesterone per lunghi periodi con associazione di colonizzazione batterica. In realtà il rischio di piometra aumenta ancora di più se prima dell’esposizione al progesterone si è verificata una concomitante secrezione di estrogeni. Questo succede per esempio in caso di cisti follicolari, tumori ovarici, utilizzo inappropriato di estrogeni. Il rischio in questo caso è molto più alto poichè gli estrogeni aumentano il numero di recettori per il progesterone a livello dell’endometrio e quindi ne amplificano l’azione.
Normalmente i batteri isolati in caso di piometra sono gli stessi che vanno a costituire la microflora commensale della vagina. Il più rappresentato è l’Escherichia Coli (più del 60% dei casi).
Sintomi:
In corso di piometra possono essere presenti numerosi segni clinici, ma talvolta poco evidenti, il che può rendere difficile la diagnosi.
Inoltre l’evoluzione della piometra è spesso progressiva (da giorni a settimane). E i sintomi generali compaiono tardivamente.
Occorre distinguere la piometra chiusa da quella aperta.
Piometra aperta: (65% dei casi). Caratterizzata da secrezioni vulvari purulente più o meno abbondanti e lambimento frequente della vulva.
Piometra chiusa: (35% dei casi). In questo caso il pus si accumula nella cavità uterina e non si osservano perdite vulvari.
Altri segni clinici:
-Abbattimento
-Turbe digestive (vomito, diarrea, anoressia)
-Poliuria, polidipsia
-Ptosi addominale
-Ipotermia in caso di shock settico
-Ipertermia
Diagnosi:
La diagnosi ecografica è molto attendibile.
In caso di iperplasia ghiandolare cistica si apprezza un utero ipertrofico con ispessimento della mucosa e presenza di aree anecogene rotondeggianti (cisti) che, nei casi più gravi, si dispongono una accanto all’altra.
In caso di piometra si osserva dilatazione generalizzata o localizzata del lume uterino per presenza di fluido che appare ane-ipoecogeno. Le corna uterine sono convolute all’interno della cavità addominale pertanto, in sezione longitudinale, appaiono rotondeggianti.
Esami di laboratorio:
Si possono riscontrare i seguenti reperti:
-Leucocitosi anche marcata (maggiore in caso di piometra chiusa)
-Allo striscio ematico: Left shift. Ovvero presenza di polimorfonucleati immaturi
-Neutropenia in caso di endotossiemia
-Possibile Anemia Normocromica Normocitica moderata o arigenerativa in caso di concomitante insufficienza renale per mancata produzione di eritropoietina.
-Urea alta con disidratazione
-Insufficienza renale acuta per deposito di immunocomplessi a livello del glomerulo
-Ipoalbuminemia
-Ipergammaglobulinemia (per aumentata frequenza di sedimentazione splenica)
-Acidosi metabolica.
-Urine: riduzione del 20% del peso specifico, sospetto di diabete insipido nefrogenico, proteinuria a causa di pielonefrite
Trattamento:
Il trattamento di elezione è chirurgico e prevede l’ovarioisterctomia.
L’intervento può essere effettuato se le condizioni generali del paziente lo permettono.
Il trattamento medico invece, permette di trattare e stabilizzare la paziente prima della chirurgia.
Oppure può essere effettuato nelle cagne da riproduzione dove si vogliono preservare le capacità riproduttive.
La terapia prevede il seguente protocollo:
-Correzione dello stato di disidratazione e dello squilibrio elettrolitico.
-Copertura antibiotica a largo spettro, si consiglia l’utilizzo di due antibiotici.
-Apertura del collo uterino grazie all’impiego della molecola Aglepristone secondo un protocollo specifico.
-Si può associare anche l’impiego di Prostaglandine con adeguato protocollo di premedicazione.
Si consiglia il monitoraggio ecografico fino a completa guarigione.
Se lo stato generale del soggetto è buono il ricovero non è necessario.
In caso di guarigione sarebbe opportuno un controllo ecografico dell’utero al calore successivo.
Prognosi:
La prognosi è relativa alle condizioni dell’animale al momento della diagnosi (shock endotossiemico, insufficienza renale etc.). Dopo la guarigione si può osservare una recidiva nel 20-25% dei casi, prevalentemente dopo il calore successivo quando l’apparato genitale è di nuovo sotto l’azione del progesterone.
Per evitare le recidive si consiglia di far accoppiare la cagna al calore post-trattamento. Infatti la gravidanza sembra essere il migliore fattore protettivo.
Al contrario nella gatta è necessario evitare di stimolare l’ovulazione per 2-3 mesi.
A cura della dott.ssa Katiuscia Camboni
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