Il divieto interessa il più grande mercato della città di Seongnam, alla periferia di Seul, che fornisce un terzo della carne consumata nel paese
Il governo della Corea del Sud ha vietato la macellazione della carne di cane venduta al mercato di Moran – il più grande del paese –, che si trova nella città di Seongnam, alla periferia sudest di Seul.
L’accordo fra le autorità locali e l’associazione dei venditori del mercato di Moran è stato firmato il 13 dicembre scorso e prevede la chiusura di tutte le strutture impiegate per la macellazione, che saranno rimosse quanto prima, secondo quanto riportato dalla stampa sudcoreana.
I venditori di carne di cane del mercato sudcoreano più grande e più importante del paese riceveranno un sostegno finanziario al fine di convertire il loro business in altre forme di economia.
La mossa decisa dalle autorità locali è stata giustificata come un modo per proteggere il benessere degli animali e salvaguardare la reputazione della città, e in generale della Corea del Sud.
Il sindaco di Seongnam Lee Jae-Myung ha citato perfino Gandhi nella sua dichiarazione alla stampa. “La città di Seongnam si è così assunta la responsabilità di trasformare l’immagine della Corea del Sud, che può essere giudicata anche dal modo in cui i suoi animali vengono trattati”.
Pur accogliendo con favore il passo in avanti compiuto dalle autorità sudcoreane, l’associazione animalista del paese Animal Welfare Association ha manifestato preoccupazioni e timori sull’effettiva applicazione dell’accordo. “Dovremo monitorare costantemente i negozi a base di carne di cane per vedere se davvero si fermerà la macellazione dei cani”, ha dichiarato un rappresentante dell’organizzazione animalista sudcoreana.
Il mercato di Moran, inaugurato nel 1960, vende al suo interno ogni genere di prodotti, compreso l’antiquariato, ma si è sempre distinto per la vendita della carne di cane. Secondo molti residenti, i cani stipati nelle gabbie vengono esposti al mercato e il cliente di turno può domandarne la macellazione sul posto.
Secondo le stime fornite dalle autorità locali, il mercato locale fornisce circa un terzo della carne di cane consumata in tutto il paese. Inoltre, ogni anno vengono venduti vivi o morti all’incirca 80mila animali.
L’uccisione di animali che il Livestock Industry Act classifica come bestiame, in Corea del Sud è una zona grigia che oscilla fra la legalità e l’illegalità a livello legislativo. La legge sulla protezione degli animali promulgata nel 2007 nel paese afferma che “è illegale uccidere un animale con metodi crudeli e farlo in spazi aperti”. A quanto pare, questo non corrisponde alla realtà.
Ad alimentare questo commercio contribuisce in parte il turismo occidentale, anche se il consumo di carne di cane è drasticamente diminuito negli ultimi anni e i cani sempre più spesso vengono considerati alla stregua di un animale domestico.
Nonostante gli innumerevoli appelli lanciati dagli animalisti per fermare la macellazione indiscriminata di cani, altri paesi come la Cina hanno registrato un altissimo livello di consumo di carne di cane: solo nel 2016, in occasione dell’annuale festival di Yulin, sono stati uccisi circa 10mila animali.