Nel 2011, nei pressi della torre del Porticciolo ad Alghero, si era registrata la prima scoperta in Italia di resti fossili di un enorme rettile vissuto alla fine del Paleozoico
Di: Redazione Sardegna Live
Domani, venerdì 21 settembre, alle ore 18, presso il Museo civico Archeologico in via Carlo Alberto 72, si terrà uno degli appuntamenti più attesi del programma “Alghero per l’Archeologia” dedicato ai celebri ritrovamenti dei resti fossili di Torre del Porticciolo.
Con la conferenza “Cala Viola – Torre del Porticciolo: la Costa dei Miracoli – prima dei dinosauri, la storia dei ritrovamenti paleontologici nel territorio di Alghero”, il paleontologo Umberto Nicosia, docente presso l’Università di Roma “La Sapienza”, introdurrà alla straordinaria storia sugli scavi e sugli studi più attuali del rinvenimento nel territorio di Alghero degli esemplari di Pelicosauri, vissuti 290-280 milioni di anni fa e da cui discendono i mammiferi odierni. In tutta Europa sono solo quattro i ritrovamenti documentati e pochi altri nel resto del mondo.
Nel 2011, nei pressi della torre del Porticciolo ad Alghero, si era registrata la prima scoperta in Italia di resti fossili di un enorme rettile vissuto alla fine del Paleozoico, circa 270 milioni di anni fa.
A settembre del 2015, il gruppo di paleontologi dell’Università di Pavia e della Sapienza di Roma, di cui fa parte il professor Umberto Nicosia, era ritornata in Sardegna per avviare nuovi scavi che hanno portato all’individuazione di altri resti fossili sempre di un esemplare di Cotylorhynchus, così come accadde quattro anni fa, “lungo circa 4 metri, faceva parte della famiglia dei caseidi, rettili erbivori, considerati i progenitori dei mammiferi – così come spiegò nel 2011 il National Geographic – molto simili agli ippopotami”.
Sino alla scoperta di quattro anni fa a Porticciolo, si pensava che questi stessi esemplari fossero limitati a una ristretta zona geografica degli Stati Uniti.
La stessa scoperta, dunque, allarga la nota distribuzione della famiglia dei cotylorhynchus e conferma l’ipotesi di una continuità terrestre tra il Nord America e l’Europa per tutto il Permiano e per la maggior parte del Permiano Medio: una continuità necessaria per la migrazione degli animali.
Fonte: nationalgeographic.it