Tavarnelle val di Pesa (Firenze), 15 aprile 2016 – Poco prima di raggiungere il delizioso borgo di Tignano, in una casa immersa nel verde vive, ormai dal 1998, Sherley Jane Moore, meglio nota come la psicologa dei cani. Ad accogliere gli ospiti insieme a lei, ci sono Kelly, Frida e Guenda, tre splendide canine che, neanche a dirlo, sono le regine della casa.
Di origini inglesi, giunse a Firenze nel 1968 a soli 17 anni per studiare pittura e, trovando anche l’amore, si stabilì nel capoluogo toscano. Si sposò ed ebbe una figlia e, seppur continuando a mantenere il suo interesse per l’arte, complice il trasferimento in Chianti alla fine degli anni ’70, iniziò a sviluppare la sua innata capacità: quella di comprendere il comportamento del miglior amico dell’uomo. Oggi sono quasi 25 anni che svolge questo ruolo. E dopo tanta pratica e la pubblicazione di un libro, si sente a tutti gli effetti la “psicologa dei cani”.
“E’ stato Giubilo, un rottweiler meticcio, – racconta – ad aprire definitivamente i miei orizzonti sul mondo dei cani. Doveva essere soppresso perché ritenuto pericoloso e aggressivo. Ho capito subito che il suo problema era la paura e, da quel momento, siamo stati inseparabili fino alla sua morte. Addirittura una volta mi ha salvata da un male intenzionato, riuscendo a metterlo in fuga. Oggi posso dire che è stato lui il mio primo “maestro””.
Successivamente ha effettuato degli studi per divenire “psicologa dei cani”?
“Mi sono documentata e ho fatto dei corsi on line. In particolare sono state due le persone che mi hanno aiutata: Marc Bekoff, rettore della facoltà di biologia della Colorado University, che ha pubblicato diversi libri sulla cognizione animale e con il quale ho avuto una fitta corrispondenza per anni; Larry Young della Emory University un neurologo per animali, che ha messo in rete tanti video interessanti”.
Se dovesse riassumerlo in pochi consigli, qual è il comportamento giusto da tenere con un cane?
“Innanzitutto bisogna capire che ha gli stessi stati d’animo dell’uomo: ha paura, si annoia, teme la solitudine. Ad ogni azione da parte del padrone corrisponde una sua reazione. Questo perché il cane imita l’uomo e deve potersi fidare di quello che ritiene il suo “capogregge”. L’atteggiamento giusto da tenere deve essere autorevole ma non violento, comprensivo ma fermo; un po’ come con i bambini”.
Nel 2004 lei ha scritto un libro che si intitola“Prendere o non prendere un cane”. Ovvero?
“Si tratta di un manuale, pubblicato dall’Assessorato all’Ambiente del Comune di Firenze, nel quale cerco di mettere le persone davanti alle responsabilità e agli impegni che si devono assumere quando decidono di avere un cane. Se non si è in grado di sostenerli…meglio lasciar perdere. Infatti nel libro spiego innanzitutto che un cane richiede molto tempo: chi lavora per molte ore fuori da casa, è meglio che non lo prenda. Stessa cosa per le persone troppo ansiose, finirebbero per trasmettere poca serenità al loro amico. La presenza costante del padrone è un imperativo assoluto. Fondamentali sono poi le passeggiate: due al giorno per chi ha una casa con un giardino; il doppio per chi non ce l’ha. D’altro canto il cane ha bisogno di socializzare: l’olfatto è il suo Facebook. E più è intelligente e più è facile alla noia”.
Se dopo tutte queste indicazioni una persona è ancora decisa a prendere un cane?
“Allora l’accompagno al canile, indirizzandola verso la scelta migliore, che non sempre è quella basata sull’estetica del cane. Così ogni anno riesco a trovare una famiglia ad almeno 15 amici a quattro zampe”.
E’ vero che fa anche consulenze a domicilio?
“Soprattutto! Quando una persona si presenta da me, lamentando che il suo cane morde, abbaia, è irruento, chiedo di recarmi a casa sua, assicurandomi che siano presenti tutti i membri della famiglia. Quindi resto un po’ lì con loro e osservo come si comporta nella quotidianità e nel suo ambiente. In questo modo capisco se c’è qualcosa che non va e suggerisco i cambiamenti da mettere in atto per una migliore convivenza”.
E come riesce a capirlo?
“Osservando il movimento delle orecchie, della coda e degli occhi. E’ così che il cane comunica: sia con l’uomo, sia con gli altri cani”.
Riguardo invece all’alimentazione?
“Il cane deve mangiare almeno due volte al giorno, meglio se tre. Così lo stomaco non si riempie troppo tutto insieme e si spezza la sua monotonia. I migliori alimenti sono la carne magra, preferibilmente bianca, i croccantini, il formaggio e, per due giorni alla settimana, un pastone fatto con riso, insieme a pesce o tacchino e verdure di stagione. Le scatolette? Meglio che non siano un’abitudine”.
Esistono differenze marcate fra le varie razze?
“C’è da dire che le razze sono opera della selezione dall’uomo iniziata fin dalle epoche più antiche. Più in generale invece i cani possono essere suddivisi in due gruppi principali: territoriali e non territoriali. E’ importante capire le differenze perché cambia l’impostazione del rapporto. I primi hanno bisogno di partecipare alla vita della famiglia, in quanto sentono l’appartenenza al “branco”. I secondi, sono più “immaturi”, restano sempre degli spiriti liberi e facilmente tendono a scappare; a questo gruppo appartengono i beagle, i breton e gli husky”.
La giornata tipo del cane?
“L’ideale sarebbe alzarsi alle 8 e fare una passeggiata di almeno mezz’ora. Tornare a casa e mangiare: mai l’inverso. A pancia piena il cane deve stare a riposo. Il cane dorme in genere 12 ore al giorno, ma nei momenti in cui è sveglio il padrone deve trovare una mezz’oretta per giocare con lui. A pranzo un altro pasto e un altro riposo; e, dopo tre ore, un’altra ora o mezz’ora di passeggiata a seconda dell’età e della stazza. Al ritorno, intorno alle 18, terza pappa e ancora un po’ di gioco e interazione con il padrone. Importantissimo sarebbe che ogni Comune fosse dotato di una zona per cani recintata, per permettere di socializzare con i suoi simili e imparare il loro linguaggio”.
Le è capitato di segnalare qualcuno che trattava male il proprio cane?
“Ho denunciato una decina di persone. Ricordo in particolare il caso di un uomo che teneva i suoi cani in una gabbia di tre metri per due. E’ comunque molto difficile chiedere l’intervento delle forze dell’ordine in queste situazioni”.
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di ILARIA BIANCALANI
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