“L’avviso incentivato per le adozioni dei cani non va modificato di una virgola”. A dirlo è il dirigente comunale del canile municipale Gabriele Marchese.
“Dalla vicenda del canile municipale è fin troppo evidente che ”l’Avviso incentivato” – aggiunge Marchese – ha rotto un sistema collaudato che prevedeva costante overbooking al canile alimentato dalle segnalazioni quotidiane della centrale della Polizia Municipale sollecitata dagli “animalisti” sempre pronti e a caccia di animali pericolosi aggressivi e soprattutto e meglio se feriti o legati al palo.
Il meccanismo veniva alimentato quotidianamente e, nel tempo il canile è stato costretto a convenzionarsi con strutture private e rifugi per la custodia a caro prezzo oltre 2000 euro a cane a vita per la pensione al netto di spese veterinarie. L’avviso incentivato che invece prevede 480 € una tantum che prevede l’adozione del cane come unico obiettivo rompe il sistema impedendo ogni potenziale business sul cane”.
L’animale passa al nuovo proprietario che viene costretto ad occuparsene piuttosto che tener il cane in strutture più o meno in regola. “Oggi le Associazioni animaliste si stanno dando da fare per adottare e far adottare i cani del canile (dopo che per cinque anni hanno fatto adozioni con il contagocce e comunque sicuramente inferiore al numero degli ingressi – continua Marchese – Stranamente in questi due giorni le segnalazioni degli “animalisti” per cani feriti incidentati o aggressivi si sono praticamente azzerate.
E’ evidente che il tentativo è quello di dare disponibilità alle adozioni, far passare la buriana e chiedere immediata modifica dell’avviso per le adozioni incentivate eliminando la possibilità che si facciano vere adozioni e non posteggi in stalli di sosta con pagamento di oltre 2000 euro l’anno. L’obiettivo vero non è la volontaria Chiara Notaristefano e/o il benessere degli animali ma quello di fare saltare il meccanismo dell’adozione incentivata per ritornare al vecchio sistema che ha impedito di svuotare il canile e tanto bene ha fatto e fa nel resto d’Italia alle tasche di pochi gestori del sistema degli stalli”.