L’AQUILA. Contro la piaga del randagismo ci vogliono controlli, sterilizzazione, microchippatura e adozione responsabile. La sezione dell’Aquila della Lega del cane, dopo le vicende che hanno coinvolto due cani randagi nella frazione di Rocca di Mezzo, Rovere, spiega come va tenuto sotto controllo il fenomeno del randagismo. «In questi anni sono stati controllati a campione i microchip dei cani padronali nella zona, compresi quelli presenti nelle stalle e, in collaborazione con il servizio veterinario della Asl, gli animali da sterilizzare». «In particolare», commenta Caterina Bonati Fagioli, vicepresidente della sezione aquilana della Lega, «in seguito a numerose segnalazioni ricevute, riguardanti le condizioni di detenzione dei cani nelle stalle della zona abbiamo richiesto l’intervento della Forestale e della Asl, sia per migliorare il benessere degli animali sia per microchippare a tappeto tutti i soggetti».Bonati Fagioli sollecita poi l’informazione ai cittadini, affinché conoscano il fenomeno e agiscano di conseguenza, seguendo le prescrizioni di legge. «La storia del randagio che avrebbe salvato una donna da altri cani, crea ovviamente empatia», dice, «quel che è profondamente errato è utilizzare la cattura dei randagi dal territorio come spauracchio». «I cittadini affezionati al cane “eroe”», sottolinea la vicepresidente, «potrebbero adottarlo e quindi custodirlo, come prevede la normativa o,in alternativa, chiederne il riconoscimento come “cane di quartiere”. Ovviamente dopo la sterilizzazione, la microchippatura e i dovuti controlli. Tutto questo anche e soprattutto per tutelare il cane stesso. Per questo auspichiamo la fattiva e proficua collaborazione con gli enti e cittadini».

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