Introdurre un gatto o un gattino in casa in presenza di altri animali,soprattutto felini, può diventare una vera sfida!. Non sempre tutti vanno d’accordo immediatamente e/o gradiscono il nuovo arrivo. Frequentemente si scegli di adottare un altro gatto per far compagnia a quello già residente, ma non è detto che quest’ultimo lo accolga “a zampe aperte”.
Il gatto è per natura un predatore solitario, fortemente territoriale, abitudinario, diffidente nei confronti delle novità. I felini tendono a “consociarsi” soltanto in particolari condizioni, quando le risorse sono abbondanti e preferibilmente con parenti. In presenza di estranei nel proprio territorio, i gatti istintivamente si mettono sulla difensiva e reagiscono ringhiando, soffiando o addirittura attaccando, se vengono messi alle strette. Al contrario dei cani, abituati per natura a vivere in società con precise gerarchie, i felini hanno bisogno di tempo per adattarsi e “digerire” nuovi inquilini. Gatti con caratteri particolarmente aperti ed “elastici” possono accettare senza grandi problemi la condivisione del proprio territorio e addirittura creare un rapporto stretto con il nuovo arrivato; nella maggior parte dei casi, però, il processo risulta più difficoltoso e talora si arriva semplicemente ad una mutua accettazione con divisione degli spazi e assenza di contatti.
Da quanto detto è comprensibile come l’introduzione del nuovo felino in casa debba avvenire con particolare accortezza e controllo da parte del proprietario, affinchè lo stare sotto lo stesso tetto non diventi uno stress emotivo eccessivo per uno dei gatti, in particolare il residente, tale da creare poi problemi seri non soltanto di convivenza, ma anche di salute per il felino. Il primo e fondamentale passo per ottenere un accettazione reciproca è aiutare i gatti a costruire un’idea positiva l’uno dell’altro, sin dal loro primissimo contatto. Il nuovo arrivato non deve essere visto come una minaccia dal punto di vista fisico e non deve pregiudicare la disponibilità delle risorse (il cibo non diminuirà e lo spazio sarà a disposizione di entrambi): questa è una vera e propria fase di apprendimento e può richiedere alcuni giorni. L’incontro in un ambiente chiuso come un’abitazione non può essere lasciato a discrezione dei gatti perchè, in assenza di gradualità d’approccio, si possono creare situazioni di paura, stress, ansia e aggressività che segneranno a vita il rapporto tra i felini.
Talvolta può risultare più facile affiancare al gatto residente un micio già adulto: la sconfinata energia dei gattini potrebbe irritare un felino più anziano. In alcuni casi, però, è vero il contrario: un micino potrebbe spingere un gatto sedentario a giocare e “riattivarsi”, vincendo la pigrizia. L’inserimento di un gattino, in ogni caso, deve sempre avvenire con gradualità e accortezza. Non sembra fare differenza se il nuovo arrivato è maschio o femmina, o di sesso opposto al gatto già residente. L’importante è ricordare che se il risultato sarà positivo ne beneficeranno entrambi: i gatti che vivono in appartamento tendono ad annoiarsi ed impigrirsi se non hanno un compagno di giochi o comunque una presenza che faccia loro compagnia, soprattutto quando si sta fuori casa tutto il giorno.
Bisogna scegliere un momento idoneo per introdurre un nuovo gatto in famiglia, fondamentale è la tranquillità, pertanto evitare feste, parenti o amici in visita e trovare il tempo per concentrarsi su entrambi i gatti. Per mettere a proprio agio il nuovo arrivato innanzitutto individuare una stanza dove sistemarlo: deve essere un luogo protetto dove si possa sentire al sicuro ma allo stesso tempo una stanza “neutra”ovvero non preferenziale per il gatto già residente. Può anche rivelarsi utile, qualche giorno prima dell’ arrivo, posizionare nella stanza un diffusore di feromoni felini, in grado di trasmettere una sensazione di “tranquillità ambientale” (non su tutti funziona, ma può esser un valido supporto). Allestire la stanza dedicata al nuovo gatto con una cuccia, una lettiera, una ciotola per il cibo e una per l’acqua; se possibile, fornirla di un oggetto (coperta, indumenti, asciugamani) che provengano dal luogo in cui si è stato adottato il gatto, in maniera tale che ritrovi odori familiari. Potrebbe servire come “tana” ovvero un luogo in cui possa nascondersi all’occorrenza: a tal fine è sufficiente una scatola di cartone da sistemare capovolta e con ritagliata una porticina. Dopo qualche giorno potrete fargli visitare la casa avendo però l’accortezza di chiudere prima il gatto già residente in un’altra stanza.
Nel frattempo, però, bisogna evitare di sconvolgere le abitudini del nostro vecchio amico: gli orari della pappa, delle coccole, la posizione della lettiera: tutto dovrà essere uguale a prima per non creare inutili stress. Bisogna inoltre dargli la possibilità di utilizzare spazi alti, come mensole e armadi, in modo che possa controllare indisturbato tutto quello che succede nella sua casa.
Si dovrebbe evitare di far incontrare subito i due gatti faccia a faccia: l’ideale è lasciargli il tempo di imparare a riconoscere l’odore l’uno dell’altro, facendoli transitare in momenti differenti negli stessi spazi, scambiando le coperte su cui dormono, le ciotole, i giochi o strofinando un panno sul muso prima dell’uno poi dell’altro. L’olfatto è infatti il più importante tra sensi del gatto in termoni di comunicazione, su di esso e sulla produzione di feromoni (segnali di marcatura percepibili appunto tramite olfatto) si fonda la capacità dei felini di marcare e mappare il territorio in cui vivono. Successivamente si può provare a nutrire i due gatti in zone contigue, sistemando ad esempio le ciotole dai due lati di una porta chiusa. Queste operazioni, naturalmente, vanno eseguite con gradualità, nell’arco di qualche giorno.La cosa importante è che il felino già residente associ la presenza del nuovo arrivato ad azioni piacevoli come mangiare, giocare e farsi coccolare. Anche il primo incontro va organizzato in un momento piacevole per entrambi gatti, per esempio mentre mangiano, tenendoli però a debita distanza: un esempio può essere quello di socchiudere la porta divisoria, lasciata chiusa in precedenza, durante il pasto in modo tale che possano iniziare a “sbirciarsi” oppure chiudere il nuovo arrivato all’interno del trasportino, purchè sia oggetto gradito dal gatto, e permettere al residente di iniziare ad osservarlo a distanza ravvicinata, meglio se ad altezze diverse.
Solo dopo un po’ di tempo, dipendente dal grado di tolleranza di entrambi, si può provare a farli incontrare fisicamente in “campo neutro”: il gatto che possiede un proprio territorio (la casa) riconosce alcune zone come più intime, solitamente dove riposa, e lì non tollera intrusi. Durante questi primi incontri è molto importante rimanere neutrali, senza sgridarli, non accarezzare nessuno dei due gatti e lasciarli liberi di allontanarsi o di agire come credono. Non bisogna farsi prendere dal panico se i due felini si soffiano, ringhiano o gonfiano il pelo mettendosi di traverso: è importante rimanere calmi e risoluti qualora si debba separarli o riprenderli ovvero in caso di episodi di aggressività reciproca. In realtà, generalmente, le azzuffate avvengono ad unghie retratte e i morsi non sono pericolosi e può bastare un rumore forte per placare gli animi; mai mettersi in mezzo né cercare di prendere uno dei due gatti perchè si finirebbe solo per avere la peggio!. Dopo un confronto negativo, bisogna dar tempo di calmarsi, assicurandosi che entrambi i gatti abbiano un posto dove rifugiarsi. Non bisogna scoraggiarsi se dopo i primi tentativi i due coinquilini non sembrano tollerarsi, ma ricominciare da capo, con una graduale introduzione, chiudendo il residente per qualche minuto nella stanza del nuovo arrivato, con giochi e cibo prelibato in modo che l’odore dell’ipotetico nemico possa essere sempre associato a uno stimolo positivo. Per i primi tempi, quando non si è in casa, i gatti dovrebbero essere tenuti separati.
Nel momento in cui i due felini imparano a convivere nello stesso spazio, nostro è il compito di creare un ambiente sereno per tutti, evitando possibili fonti di competizione. Ognuno dovrà avere le proprie ciotole per il cibo e l’acqua, lettiere separate (tante quanti i gatti +1 o almeno pari al numero dei gatti) e dislocate in zone diverse della casa. E’ necessario allestire delle aree destinate al gioco (palline, topini di pezza, scatole di cartone in cui rifugiarsi o nascondere delle finte prede, graffiatoi) e delle zone per il riposo con cuccette. Le porte dell’abitazione dovranno essere lasciate aperte, in modo da non creare rigide suddivisioni dello spazio e da lasciare la possibilità ai gatti di allontanarsi in caso di tensioni.
Ci può volere solo un giorno o diverse settimane perché i gatti imparino a conoscersi, amarsi o semplicemente tollerarsi reciprocamente, l’importante è non demolarizzarsi. Potrebbero essere necessari anche mesi prima che siano realmente a loro agio l’uno con l’altro e, anche non diventassero “migliori amici”, impareranno comunque a rispettarsi reciprocamente, convivendo in modo pacifico e spartendosi il territorio di casa. Solo in casi infrequenti può capitare che il gatto residente non riesca proprio ad accettare il nuovo arrivato: si tratta in genere di animali particolarmente territoriali, assolutamente intransigenti verso una possibile condivisione degli spazi oppure gatti con gravi carenze di socializzazione o traumatizzati da un inserimento troppo accelerato e brutale. In questi casi è consigliabile rivolgersi ad un veterinario esperto in medicina comportamentale.
Un nuovo gatto può anche essere introdotto in una casa dove è già presente un cane: nonostante i cani e gatti siano stati spesso descritti come nemici, di solito è molto più facile farli convivere rispetto a quanto avvenga tra due felini. Il cane, soprattutto se cucciolo, mostra generalmente un atteggiamento estroverso e giocoso alla vista di un nuovo arrivato e tende ad interagire con immediatezza e serenità.
Il gatto, dal canto suo, spesso è disorientato da tanta invadenza e, inizialmente, tende a rimanere sulle sue o mettere in atto attegiamenti dissuasori (gonfiarsi, ringhiare, soffiare). Anche la convivenza cane e gatto presuppone un processo graduale di abituazione analogo a quello sopra descritto, sebbene le questioni tendano ad andare meno per le lunghe. È necessario che il cane sia disciplinato e ubbidisca al padrone. Valgono le regole di educazione di base: motivarlo premiandolo immediatamente per la sua obbedienza con tono di voce dolce ed un bocconcino prelibato. Quando gli animali, mantenuti separati, si sentiranno a proprio agio nel mangiare vicini da entrambi i lati di una porta chiusa e avranno avuto modo di familiarizzare con il rispettivo odore, si potrà tentare il primo contatto diretto, in ambiente controllato.
Il cane andrebbe inizialmente tenuto al guinzaglio, in modo tale da averne pieno controllo, e invitato al seduto o al “terra” con le classiche tecniche di rinforzo positivo: solo quando questi raggiunge uno stato di tranquillità si può iniziare a mostrargli il felino a distanza, debitamente chiuso nel trasportino, offrendo cibo ad entrambi affinchè l’incontro sia un’esperienza positiva e gratificante. All’inizio può essere opportuno mantenere gli animali ai lati opposti della camera: questo passo va ripetuto varie volte, finché non si abbia la ragionevole certezza che non si verificheranno episodi di aggressività invalidanti la buona riuscita del processo di socializzazione. Man mano che si abituano alla reciproca presenza, si può provare ad avvicinarli:qualora il cane accennasse a muoversi dalla posizione seduta o accovacciata bisogna ripetergli fermamente il comando, premiandolo immediatamente per la sua obbedienza con tono di voce dolce ed un bocconcino. Se il gatto mostra segni di paura o di nervosismo, si deve aumentare la distanza fra i due e procedere più lentamente. Si arriva ad un punto in cui è possibile permettere di annusarsi ai due animali, senza che questo crei disagio. In questa fase è’ importante non sgridare o punire il cane in presenza del gatto, anche se non si comporta bene, perchè potrebbe associare una sensazione negativa al felino stesso con la creazione di risentimento e rischio di problemi di aggressività, anche pericolosi. Assicurarsi, inoltre, che il gatto abbia sempre libero accesso ad un posto elevato dove rifugiarsi o un posto tranquillo per nascondersi quando non ha più voglia di interagire con il cane. Quando non si è in casa e nessuno può sorvegliare la situazione, mantenere i due animali separati finchè no si crea un rapporto di reale convivenza cane-gatto.
Infine è necessario sapere che ai cani piace molto mangiare il cibo per gatti, perché più gustoso e ricco di proteine e grassi: conviene pertanto sistemare la ciotola e le provviste del felino in un luogo non raggiungibile dal cane, ad esempio su di un mobile alto: il gatto non avrà problemi ad arrivare fin lì per cibarsi.
Inoltre, purtroppo, alcuni cani amano razzolare nella lettiera dei gatti e ingerirne le feci. Sfortunatamente non c’è modo di scoraggiarli da questa abitudine: la soluzione più praticabile è quella di sistemare anche la cassetta in una posizione difficilmente accessibile al cane.
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