Lungo poco meno di 2 metri, la testa che ricorda quello di un serpente, con narici avanzate e mandibole flessibili che permettono di ingoiare grossi pesci: quello che colpisce di più, però, sono i denti, oltre 300, affilatissimi e disposti su 25 righe, un armamentario che rende impossibile la fuga a qualunque preda.
È insomma un animale che deve aver contribuito ad alimentare chissà quante leggende su mostri e serpenti di mare. Recentemente un esemplare è stato catturato da un gruppo di ricercatori dell’Unione Europea che, al largo delle coste del Portogallo, stavano conducendo uno studio sulle varie tecniche di pesca.
Un antico predatore. Nonostante a bordo del battello oceanografico vi fossero dei biologi, gli scienziati hanno avuto qualche difficoltà a classificare con precisione l’animale, che è stato infine identificato come squalo dal collare (Chlamydoselachus anguineus), che si ritiene abitare le piattaforme e sulle scarpate oceaniche del Pacifico e dell’Atlantico.
In rarissimi casi è stato osservato da rover robotizzati a 1.300 metri di profondità, ma non è chiaro quale sia il suo habitat ideale. Secondo i ricercatori appartiene a una linea evolutiva che lo fa risalire ad almeno 95 milioni di anni fa, forse addirittura prima.
Quello che sorprende è il fatto che sia sopravvissuto all’estinzione del Cretaceo, quando la maggior parte dei suoi “parenti” più stretti sono scomparsi dal pianeta.
Come i serpenti. Le poche volte che è stato visto cacciare ha mostrato comportamenti differenti dagli squali, perché si avventa sulla preda ondeggiando come un serpente e, come i serpenti, il C. anguineus può lasciare passare molto tempo tra un pasto e l’altro, fatto principalmente di cefalopodi (in particolare calamari) e piccoli squali.