Quattro associazioni venatorie si sono presentate il 14 novembre sotto il Pirellone di Milano, sede della Giunta Regionale, unite dietro lo striscione: “i cacciatori votano gli animali no”.
Motivo della mobilitazione: le loro richieste non sarebbero state prese in considerazione dall’assessore alla caccia, Fava. Un assessore che non si è certo distinto per una linea politica anticaccia, pur avendone l’opportunità, ma che ha invece sempre preso le difese del mondo venatorio, fortemente criticato da animalisti e ambientalisti.
Basta leggere le richieste dei cacciatori per rendersi conto che l’assessore Fava non potrebbe in alcun caso accoglierle, a meno di violare la Legge nazionale sulla caccia e la Direttiva comunitaria sulla conservazione degli uccelli migratori:
- riapertura degli impianti di cattura degli uccelli migratori da usare come richiami;
- concessione della caccia in deroga alle specie protette in tutta Europa (tra cui fringuello, peppola e storno);
- rimozione dell’obbligo di segnatura immediata sul tesserino venatorio dell’uccisione di uccelli migratori.
“Dare seguito anche ad una sola di queste richieste – precisa Massimo Vitturi, responsabile Animali Selvatici della LAV – comporterebbe l’apertura di una procedura d’infrazione comunitaria nei confronti dell’Italia, un procedimento molto grave che, se portato a compimento, impone il pagamento di sanzioni milionarie.”
Proprio per evitare queste sanzioni, negli scorsi anni il nostro Paese si è dovuto uniformare alla normativa comunitaria, vietando la cattura degli uccelli migratori con le reti, la caccia in deroga agli uccelli protetti e imponendo la segnatura immediata delle uccisioni sul tesserino venatorio. Esattamente ciò che i cacciatori lombardi chiedono di sovvertire.
E’ chiaro quindi che alle associazioni venatorie lombarde poco importa se tutti gli altri cittadini italiani dovessero accollarsi le sanzioni comminate dalla Commissione Europea, il loro interesse primario è uccidere gli animali. Un interesse talmente forte da esporre senza vergogna uno striscione che allude al voto in cambio della soddisfazione delle richieste pro-caccia, cosa gravissima ed in contrasto con i nostri principi costituzionali, oltre che con il codice penale che punisce il voto di scambio.
La caccia in Italia può arrivare ogni anno a quasi mezzo miliardo di vittime tra gli animali, oltre a decine tra morti e feriti umani. E’ una pratica aberrante e sanguinaria che non ha ragione di esistere. Per questo la LAV ha lanciato la campagna #BASTASPARARE, una raccolta di firme che andrà a sostenere un progetto di legge per l’abolizione di qualsiasi tipologia di caccia e la tutela effettiva degli animali selvatici.
Per dare un segnale forte alla politica nazionale, per fermare la strage:
FIRMA LA PETIZIONE