In Italia ci sono 2.000 lupi e 700.000 cani randagi. Bastano queste cifre a far capire il rischio che corre il lupo nel nostro paese.
Quello di perdere la sua identita’ genetica, di estinguersi come specie autonoma, diluendosi nella massa dei cani vaganti. Ma il rischio non e’ solo la perdita della biodiversita’. Ibridandosi con il cane, il lupo perde il suo carattere schivo, che lo rende sostanzialmente innocuo per l’uomo. Acquista invece una confidenza con gli umani che puo’ portare ad aggressioni e, per reazione, al bracconaggio. L’ibridazione cane-lupo e’ un fenomeno di cui si parla poco, ma che costituisce un grave pericolo per la convivenza di questi predatori con l’uomo.
Specialmente oggi che i lupi si stanno moltiplicando (dopo aver toccato il minimo di 100 esemplari negli anni ’70), grazie a 40 anni di politiche di tutela.
Il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, in Abruzzo, con i fondi europei ha varato un progetto innovativo per la lotta all’ibridazione.
Un progetto chiamato Mircolupo, che puo’ servire di esempio per altri territori. Il Parco conta dai 70 ai 100 lupi, a seconda delle annate. I suoi zoologi per mesi hanno battuto 76 itinerari percorsi abitualmente da questi predatori nei 150.000 ettari dell’area protetta. Raccogliendo gli escrementi ed estraendo il Dna, hanno stimato che almeno una ventina di lupi del parco sono ibridati con i cani. Le telecamere-trappola nascoste sugli itinerari hanno mostrato esemplari dal pelo nero (i lupi sono grigi), oppure con lo sperone sulle zampe posteriori, tipico dei cani.
I ricercatori hanno quindi disposto una serie di trappole per catturare gli ibridi. Si tratta di lacci di Aldrich, che non fanno male all’animale e lanciano un segnale radio immediato. Nel giro di venti minuti, a qualsiasi ora del giorno e della notte, gli zoologi accorrono sul posto. Subito viene fatto un prelievo di sangue, e il campione viene mandato all’Ispra di Bologna per l’esame del Dna.
Nei tre giorni che servono per il responso, l’animale viene tenuto in un recinto. Se risulta che e’ un lupo, viene liberato subito. Se e’ un ibrido, viene sterilizzato, dotato di radiocollare per monitorare gli spostamenti e rimesso in liberta’. In questo modo non si abbattono o tengono in prigionia animali che sono comunque lupi, e si preserva l’identita’ genetica della specie.
Ma per gli zoologi del Parco, catture e sterilizzazioni non bastano. Occorre anche informare ed educare gli abitanti dei territori, perche’ riducano le occasioni di incontro fra cani e lupi.
Nell’ambito del progetto Mircolupo, il Parco ha concordato con enti locali ed allevatori una serie di misure di prevenzione di randagismo e ibridazione. Spesso, i danni al bestiame attributi ai lupi, sono opera invece di cani randagi. “I pastori lasciano liberi i loro cani anche di notte, quando le pecore sono nel recinto e non sarebbe necessario lasciarli fuori – afferma il responsabile scientifico del parco, Federico Striglioni -.Cosi’ possono accoppiarsi con le lupe. Poi molti allevatori smaltiscono irregolarmente animali morti e scarti di macellazione, gettandoli nei pressi dell’azienda. Queste discariche attirano lupi e cani randagi, favorendo gli incontri e gli accoppiamenti”.