Con il termine “uveite” si intende un’infiammazione del tratto uveale dell’occhio, che rappresenta la porzione media del globo oculare ed è costituito dall’iride, dal corpo ciliare e dalla coroide.
Nel coniglio l’uveite può manifestarsi con un arrossamento dell’occhio associato o meno a dolore, insieme ad alcuni segni tipici intraoculari quali la presenza di una piccola lesione biancastra. Sono solitamente colpiti animali giovani e normalmente è coinvolto soltanto un occhio. Dal punto di vista sistemico il coniglio appare di solito in buone condizioni, ma occasionalmente potrebbero essere presenti altri segni sistemici, come perdita di peso, testa inclinata, patologie dentarie,ecc.. Possono essere presenti altre lesioni oftalmologiche, come dacriocistite o ascesso retro bulbare, ma non sono comunque tipiche.
Di solito un occhio appare completamento normale. L’occhio colpito può risultare cieco, in base alla presenza o meno della risposta alla reazione di minaccia, e nel caso si evidenziasse cecità in un occhio è probabile che l’animale si mostri nervoso, soprattutto quando lo si avvicina dal lato cieco. La lesione più evidente è rappresentata di solito da una massa bianca all’interno della camera anteriore, attaccata all’iride e al cristallino, a livello del margine pupillare. Di conseguenza la pupilla risulta deformata. Negli animali con iride di colore chiaro si osserva infiammazione uveale locale con rubeosi dell’iride. Il cristallino è più spesso opaco, con la formazione di una cataratta totale o parziale. Si possono rilevare congestione episclerale e iperemia congiuntivale, tuttavia l’occhio spesso non è dolente. L’ulcera corneale non rappresenta una caratteristica tipica.
Un esame oftalmologico approfondito dovrebbe essere in grado di dirigere l’elenco delle diagnosi differenziali verso l’uveite facoclastica da Encephalitozoon cuniculi , o verso un ascesso dovuto a un infezione batterica da Pasteurella multocida o Escherichia coli. L’esame clinico generale deve indagare la presenza di un coinvolgimento sistemico della patologia. Un’indagine diagnostica minima dovrebbe comprendere l’esame sierologico per Encephalitozoon cuniculi, i cui risultati dovrebbero essere valutati insieme ai segni clinici, poiché titoli positivi dimostrano l’esposizione dell’animale al microrganismo, ma non necessariamente un’infezione attiva. Il microrganismo viene secreto in modo intermittente attraverso le urine, ma nel coniglio il prelievo non è facile e da un campione prelevato in una fase in cui non vi è eliminazione del microrganismo possono risultare dei falsi negativi.
Encephalitozoon cuniculi è un parassita obbligato che colpisce soprattutto il coniglio, ma può essere evidenziato in altre specie, compresi, in alcune occasioni, esseri umani immunocomplessi. L’infezione avviene per ingestione di cibo contaminato con urine infette. Le reazioni infiammatorie croniche, soprattutto le lesioni granulomatose, si sviluppano in seguito alla rottura delle cellule dell’ospite e al rilascio delle spore. L’infezione può originare verticalmente nell’utero, e si pensa che questa sia la via di trasmissione maggiormente responsabile del coinvolgimento oculare. E. cuniculi è responsabile di molti sintomi clinici, oltre all’uveite facoclastica. Questi comprendono più frequentemente patologie vestibolari e infezioni del tratto urinario. Anche Pasteurella multocida ed Escherichia coli possono causare un quadro clinico simile, con un basso grado di uveite e la formazione di un granuloma / ascesso nell’iride o nella camera anteriore, per cui diventa complessa la differenziazione dall’uveite indotta da E. cuniculi in base al solo esame clinico.
Il trattamento medico per i casi da E. cuniculi implica terapia topica e sistemica. I corticosteroidi topici riducono in parte l’infiammazione, ma non agiscono sulle lesioni granulomatose né evitano la progressione della cataratta. Nel caso in cui il coniglio sia in buone condizioni sistemiche, la patologia sia unilaterale, l’uso combinato di antinfiammatori topici e antielmintici sistemici rappresenta un buon approccio.
Da un punto di vista chirurgico sono possibili due trattamenti: l’enucleazione o la facoemulsificaizone del cristallino con l’asportazione del granuloma. Se l’occhio è dolente e non risponde alla terapia antinfiammatoria topica , l’enucleazione rappresenta un’opzione consigliabile.
Supponendo che il coniglio sia in buone condizioni cliniche generali, nei casi di uveite facoclastica la prognosi è generalmente accettabile. La prognosi è riservata nei pazienti che presentano anche sintomi neurologici o gravi patologie del tratto urinario.
A cura della Dott.ssa Valentina Declame
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