Questa è una storia di uomini e di cani: di uomini soli e di cani speciali, capaci di accorciare con la loro intelligenza, con la loro preparazione e con il loro affetto qualsiasi distanza, compresa quella che sovente condanna all’isolamento i malati psichiatrici.
Il risultato più eclatante è stato il rovesciamento dei ruoli: da beneficiari a protagonisti di un progetto sperimentale finalizzato a rompere le barriere della malattia, in questo caso quella mentale, con un approccio terapeutico basato sull’aiuto di cani certificati. Vale per i quattro pazienti che al termine del primo corso sono stati promossi e nel prossimo ciclo, previsto entro un paio di mesi, affiancheranno gli operatori della «Pet Therapy» nello svolgimento del loro lavoro, con un riconoscimento economico finale.
All’Asl Torino 1 le «attività assistite con gli animali» – sperimentate da tempo in Italia e nel mondo a sollievo delle categorie più deboli (dagli anziani nelle case di riposo ai bambini malati) – sono state estese all’utenza psichiatrica: un universo per molti versi inaccessibile, dove la solitudine è parte integrante della malattia. Dieci i pazienti selezionati in base all’età (dai 18 ai 30 anni) e all’appartenenza ai Centri di salute mentale dell’Asl, dopo il benestare dei medici curanti, nell’ambito del progetto voluto dall’Associazione Insieme Onlus con la Onlus Carolina. L’iniziativa è stata realizzata grazie a Il Bandolo, di cui fa parte la prima associazione, con il sostegno della Compagnia di San Paolo.
Aumento delle capacità relazionali, autostima, consapevolezza dei propri limiti e delle proprie risorse: è il «miracolo» compiuto da una piccola squadra composta da tre operatori e quattro cani – tre «Golden Retriever» (Tinto, Cleo, Flora) e uno «Shetland» (Sedrick) – tra ottobre e febbraio: venti incontri della durata di un’ora. Quanto è bastato per giustificare un nuovo corso, con il coinvolgimento di quattro pazienti.
Attenzione: questa volta non si tratta solo di riabilitazione motoria ma psichica. E quando parliamo di cani non intendiamo cani qualsiasi ma animali certificati, capaci di entrare in sintonia con chi sta dall’altra parte, in tutti i sensi, favorendo un processo di avvicinamento basato sulla fiducia e sulla spontaneità. «Per monitorare le attività – spiega Franca Piatti, presidente dell’Associazione Insieme – al fianco degli utenti erano sempre presenti diverse figure professionali: psicologi, operatori dell’Asl e della Cooperativa Il Margine, educatori cinofili Pet Therapy partners con i loro cani e un veterinario comportamentalista». Non solo: il veterinario, tramite esami clinici testati dall’Istituto Zooprofilattico di Torino, ha controllato costantemente il livello di stress dei cani a tutela del loro benessere.
Gli incontri hanno puntato su percorsi di mobility e sull’insegnamento di comandi di base. A fare la differenza, il modo con cui sono stati interpretati da entrambe le parti: i cani, speciali perché preparati e quindi compresi nel ruolo, pienamente consapevoli della responsabilità loro affidata, hanno coinvolto, sollecitato e per certi versi guidato i padroni di risulta; questi ultimi si sono messi alla prova e hanno interagito con i nuovi compagni a quattro zampe, privi dei pregiudizi, delle diffidenze e delle sovrastrutture mentali che anche nelle migliori condizioni rappresentano una prerogativa della dimensione umana. Un rapporto di intesa e di fiducia reciproca, di reciproche aspettative anche, capace di far scattare molle insospettate in chi combatte ogni giorno contro la fatica di vivere.