Alzi la mano chi di voi è affascinato dal misterioso mondo dei dinosauri. In tanti, vero? Ma quanti di voi sanno che una delle fondatrici della moderna paleontologia è stata una donna inglese di umili origini? Di lei, di Mary Anning, ha parlato in un famoso romanzo anche Tracy Chevalier. Una vita inusuale per i suoi tempi, che vale davvero la pena ricordare.
Mary nasce il 21 maggio 1799 a Lyme Regis, città costiera nel Dorset, a Sud-ovest dell’Inghilterra. Non una città di mare come tante nell’isola, ma un piccolo angolo di paradiso che sorge sulla Jurassic Coast, 153 chilometri di litorale ricco di insenature, le cui rocce, antichissime, risalgono al Giurassico, al Triassico e al Cretaceo.
Dipinto di Mary Anning di B. J. Donne del 1847:
Impostasi come elegante località di villeggiatura in epoca georgiana e vittoriana, Lyme Regis diviene popolare soprattutto per i ritrovamenti di fossili – in particolare di ammoniti e belemniti – e per gli esemplari perfettamente conservati di rettili marini e dinosauri, venduti come curiosità o come rimedi per alcune malattie ai turisti.
Le colline Blue Lias della Jurassic Coast:
Sembrerebbe quasi un privilegio nascere in un luogo così suggestivo, ma Mary non ha tante ragioni per rallegrarsene, proviene infatti da una famiglia povera e riceve un’ istruzione elementare presso la locale scuola cristiana congregazionalista.
Il padre Richard, un falegname che arrotonda il bilancio vendendo fossili, le insegna a riconoscere ed estrarre i reperti. Mary impara presto e si appassiona al suo lavoro e così, quando il genitore muore lasciando i suoi cari nell’indigenza, ne prosegue, giovanissima, l’attività con la madre e Joseph, l’unico fratello sopravvissuto alle tanti morti premature in famiglia.
Certo, non è facile andare a caccia di fossili: bisogna farlo in inverno, quando la stagione piovosa provoca piccole frane e smottamenti che, con l’alternarsi delle maree, riportano continuamente alla luce i resti preistorici celati per millenni dentro le rocce. I reperti disseppelliti vanno raccolti il prima possibile, rischiando di essere travolti dal fango. Il che è esattamente quanto accade in un’occasione a Mary che, vittima di un incidente nel 1833, si salva a stento, perdendo l’amato cane Tray.
Nel 1811 Joseph fa la prima scoperta scientificamente interessante, il cranio di un ittiosauro, un rettile marino vissuto in gran parte dell’era mesozoica. Qualche tempo dopo Mary individuerà il resto dello scheletro.
Disegno del 1814 del cranio di ittiosauro trovato da Joseph Anning nel 1811 da parte di Everard Home:
Inizialmente l’esemplare, che suscita subito molta curiosità, viene identificato come una sorta di antico coccodrillo e viene acquistato da Lord Henry Hoste Henley, un aristocratico locale. Lo scheletro viene poi acquisito dal British Museum, su segnalazione di Charles Konig, un celebre naturalista, che lo identifica subito come una specie a sé e lo colloca nel museo. Nel 1820 Mary rinviene il primo, incompleto, scheletro di plesiosauro. Due anni dopo ne porta alla luce uno completo, che presenta un numero di vertebre, trentacinque, mai osservato fino ad allora in organismo vivente.
Il Plesiosauro trovato dalla Anning conservato al museo di storia naturale di Parigi:
Ciò suscita scalpore nella comunità scientifica, ma alimenta i sospetti del naturalista ed anatomista francese Georges Cuvier, a quel tempo considerato un’autorità assoluta nel settore, che la Anning sia una mistificatrice. Tuttavia, grazie al ritrovamento di un secondo esemplare completo e all’appoggio della Geological Society, i dubbi si dissipano e Cuvier si convince dell’originalità della scoperta.
Nel 1828 la giovane scopre un nuovo “drago”, il primo fossile di rettile volante rinvenuto in Inghilterra, anche se incompleto, uno pterosauro, identificato come Dimorphodon macronyx; classifica poi, di volta in volta, nuove specie di fossili di pesci, tra cui la prima Squaloraja polyspondyla nel 1829.
La sua attività non si limita alla catalogazione e alla vendita di fossili, la Anning matura infatti, grazie ad un rigoroso studio individuale, una profonda cultura da autodidatta: impara a conoscere l’anatomia di alcuni animali marini e seziona pesci e seppie allo scopo di ricostruire, per similitudine, le specie estinte. Le sue competenze le consentono, partendo da pochi frammenti ossei, di ricreare la sagoma di un animale primordiale in modo ben più realistico di quanto siano in grado di fare i paleontologi della sua epoca. Non basta.
Trascorre il tempo annotando riflessioni a margine degli articoli scientifici che si fa inviare dai visitatori ed a 27 anni, con i suoi risparmi, acquista una piccola casa, l’Anning’s Fossil Depot dove, assistita dall’amica e collaboratrice Elizabeth Philpot, si dedica ai suoi studi ed attira celebrità quali il re Federico Augusto II di Sassonia o studiosi del museo di storia naturale di Londra e di New York. Perviene a scoperte originali, come l’individuazione di sacche di inchiostro nei belemniti, o alla comprensione che quelli che fino ad allora venivano chiamati bezoari, altro non erano se non feci fossili (coproliti).
I riconoscimenti ufficiali del mondo accademico o scientifico, tuttavia, le sono negati
Disegno di fantasia della bancarella di Mary Anning:
Durante il lungo regno della regina Vittoria, infatti, alle donne non è consentito votare o essere ammesse ad alcun circolo o associazione scientifica in Gran Bretagna. Basti pensare che le prime iscrizioni femminili all’università risalgono al 1877, a seguito della legge scaturita da un acceso dibattito parlamentare che vede schierarsi, a favore dell’istruzione accademica per le donne, personalità del calibro di Charles Darwin.
In un’epoca così ostile, in cui la ricerca scientifica è appannaggio esclusivo degli uomini delle classi più abbienti, alla Anning – non solo donna, ma anche di umili origini sociali – non viene mai consentito di diventare membro della Geological Society di Londra, l’autorità più prestigiosa del tempo nel settore della geologia e della paleontologia. Tuttavia la celebre istituzione londinese, pur ufficialmente ignorandola, le conferisce di fatto credito scientifico pubblicando i suoi studi, benché ometta di citarla come autrice o attribuisca le sue intuizioni a più eminenti colleghi uomini.
Non mancano comunque attestati di sincera ammirazione da parte di molti naturalisti, e l’essere definita “la principessa della paleontologia” dall’esploratore tedesco Ludwig Leichhardt è sicuramente tra i più lusinghieri.
Disegno e lettera che descrivono un plesiosauro, scritta da Mary Anning il 26 Dicembre 1823:
Mary comincia persino a ottenere qualche riconoscimento concreto: riceve una modesta pensione dall’Associazione Britannica per l’Avanzamento della Scienza grazie all’intercessione del famoso geologo e paleontologo William Buckland e la Geological Society of London promuove per lei, nel 1846, una raccolta di fondi conoscendo le sue precarie condizioni economiche. Il museo della sua contea di nascita, il Dorset, inoltre, la accoglie tra i propri membri onorari.
Eppure, è solo dal momento della morte, che se la porta via a 48 anni per un tumore al seno, che il mondo della scienza paludata e accademica pare accorgersi veramente di Mary. Henry De la Beche, all’epoca presidente della Geological Society, le dedica un elogio funebre, onore mai concesso prima a una donna.Vent’anni dopo il celebre scrittore Charles Dickens scriverà un articolo sulla vita della Anning sul periodico settimanale All the Year Round da lui diretto, sottolineando le difficoltà che la donna aveva dovuto affrontare nel suo lavoro.
Ma la vera consacrazione come paleontologa ha luogo nel 2010, in occasione del 350esimo anniversario della propria fondazione, quando la Royal Society annovera finalmente il nome di Mary Anning nella lista delle dieci donne inglesi che più hanno contribuito alla storia della scienza.
La prima placca dedicata a Mary Anning conservata oggi al Lyme Regis Museum:
Eh sì! Come aveva scritto Dickens con lungimiranza:
La figlia del carpentiere si è conquistata un proprio nome, e lo ha meritato
Oggi Lyme Regis prosegue la sua vita sonnacchiosa sulla costa meridionale dell’Inghilterra.
Le piccole frane e l’alternarsi dell’alta e della bassa marea continuano a far affiorare fossili e resti preistorici, nascosti da tempo immemorabile dentro la roccia e sulle spiagge. Ora, come nell’Ottocento, i turisti si confondono ancora con i paleontologi in lunghe passeggiate, durante le quali pochi passi equivalgono a ripercorrere milioni di anni di storia geologica.
La Jurassic Coast inglese:
Per la sua rilevanza scientifica, grazie anche al contributo per molto tempo oscuro della Anning, nel 2001 la Jurassic Coast è stata dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO, primo sito al mondo ad aver ricevuto questo riconoscimento per motivi naturalistici.